Opera Omnia Luigi Einaudi

Recensione – Griziotti, La Politica Finanziaria Italiana

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/11/1925

Recensione – Griziotti, La Politica Finanziaria Italiana

«La Riforma Sociale», novembre-dicembre 1925, pp. 574-576

 

 

 

Benvenuto Griziotti, La Politica Finanziaria Italiana. Studi sui problemi monetari e tributari italiani, in collaborazione con E. Fossati, T. Gola, ,L. Lillia e M. Pugliese (Milano, Istituto Editoriale Scientifico 1925, pag. 230. Prezzo L. 30).

 

 

Questa pubblicazione esce dall’Università di Pavia e riguarda ad un tempo tutto l’indirizzo della Finanza Italiana e la soluzione dei maggiori problemi d’attualità, i debiti interalleati, i prestiti all’estero, la rivalutazione della lira, la riforma tributaria.

 

 

Il prof. Griziotti, Ordinario di Scienza delle Finanze all’Università di Pavia, apre il volume con uno schizzo storico e critico sui lineamenti della finanza italiana dal 1860 ad oggi, la quale è sempre stata ispirata dalla preoccupazione del pareggio, raggiunto e conservato anche coi più antipatici balzelli, ma non venne mai guidata con larghezze d’idee e di sentimenti come lo fu la finanza inglese. È esaminato in particolare il periodo della finanza fascista e il dott. Mario Pugliese critica con seri argomenti l’abolizione dell’imposta di successione e studia il complesso problema come tale tributo debba essere ripristinato, mentre Teresio Gola con pazienti indagini statistiche illustra l’andamento delle spese e delle entrate dello Stato nell’ultimo dodicennio e dimostra come la pressione tributaria sia ormai al quinto del reddito nazionale e la distribuzione dei carichi durante il Governo fascista coll’aumento delle imposte indirette abbia ripreso l’aspetto di anteguerra.

 

 

In un altro studio il prof. Griziotti espone le linee razionali di una riforma tributaria, intesa a semplificare l’ordinamento dei tributi e ad alleviarne il carico. La soluzione consiste nel perfezionamento di un disegno presentato nel 1867 dal Ministro Scialoja e cioè nell’abolizione mediante il riscatto delle imposte dirette reali (fondiaria, fabbricati, R. M.) secondo le aliquote e il gettito in lire oro d’anteguerra e nel rimborso col provento ottenuto di tutto il debito interno calcolato nell’attuali lire svalutate. Quest’operazione, che riesce vantaggiosa per l’Erario, lascia come sola imposta diretta, l’imposta personale sul reddito e naturalmente implica che si addivenga una buona volta alla riforma delle finanze locali, di cui l’A. traccia le direttive.

 

 

Lo stesso prof. Griziotti poi, in un saggio sulla politica della lira presentato e discusso nel maggio scorso al Congresso delle Scienze affronta il nostro problema monetario, che egli coordina colla riforma tributaria e colla questione dei debiti all’estero. Giudicati illusori e dannosi i tentativi di non pagare i debiti di guerra, egli fissa l’attenzione sull’opportunità di approfittare dei negoziati con l’America e l’Inghilterra per ottenere il collocamento di larghi prestiti pubblici a miti condizioni per la messa in valore delle nostre ricchezze, il finanziamento delle nostre industrie e commerci, le opere pubbliche, il collocamento in Patria della esuberante mano d’opera italiana, colmando con l’importazione di capitali lo squilibrio fra ricchezza e popolazione, fra i risparmi e i bisogni degli investimenti. I prestiti all’estero sono sostenuti pure come istrumento efficace di una politica di rivalutazione della lira, di cui si sostiene la necessità nell’interesse dell’economia nazionale e dei ceti medi e operai, dopo aver studiato le cause e gli effetti dell’attuale deprezzamento della nostra valuta, nonché i provvedimenti attuati e gli indirizzi suggeriti in Italia in materia bancaria e monetaria.

 

 

Luigi Lillia illustra i danni prodotti dalla svalutazione della lira, che decurtò, secondo i calcoli riferiti al 30 giugno 1925, gli averi dei risparmiatori italiani del 72 per cento e accrebbe del 300 per cento il peso dei prestiti esteri. Infine Eraldo Fossati si occupa dei dibattiti fatti in Italia e all’estero sui debiti interalleati e sostiene con copia d’argomenti persuasivi che il rimborso dei prestiti di guerra deve essere decurtato dell’importo delle imposte e tasse riscosse dall’America e Inghilterra sui prezzi delle forniture a noi addebitate; che il capitale risultante dovrebbe essere conteggiato in lire carta, uguagliando nella sorte i creditori esteri ai creditori nazionali dello Stato; che gli interessi dovrebbero essere mitissimi, tenuto conto della natura politica del debito di guerra.

 

 

Questo il riassunto del contributo dato dalla scuola del prof. Griziotti nella discussione dei problemi monetari e tributari attuali.

 

 

In un breve cenno bibliografico è impossibile discutere a lungo la sostanza delle soluzioni presentate dal prof. Griziotti e dai suoi collaboratori.

 

 

Soprattutto le proposte del riscatto dell’imposta diretta reale e del collocamento di larghi prestiti esteri possono suscitare fondate obbiezioni.

 

 

Ma queste riserve che qui si vogliono fare, per ragioni di principio, non tolgono nulla alla importanza del volume, il quale è testimonianza dei buoni frutti che si possono avere dall’insegnamento universitario quando, come nel caso presente, l’insegnante sappia suscitare ai suoi allievi l’amore per la trattazione scientifica dei problemi discussi.

 

 

Certo anche nel volume presente si vedono le traccie di principi filosofici e teorici che non sono le premesse da cui altri indagatori potrebbero partire, ma, entro i limiti naturalmente posti dalle premesse medesime, i collaboratori del Griziotti danno dimostrazione di saper ragionare con rigore e di ispirarsi unicamente a criteri di natura scientifica. Questo sembra il più bello elogio che possa esser fatto al volume.

 

 

Si può aggiungere, come del resto il riassunto fatto sopra dimostra, che dalla conoscenza del volume non possono fare astrazione coloro i quali, nel momento presente, si occupano dei problemi che in esso sono trattati.

 

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