Opera Omnia Luigi Einaudi

Ammonimenti

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 04/11/1919

Ammonimenti

«Corriere della Sera», 4 novembre 1919

 

 

 

I socialisti vanno tacciando di «reazionari», di «sfruttatori», di «borghesi», di «capitalisti» tutti coloro i quali non aderiscono al loro credo e non votano per loro. Noi non vogliamo ricercare quanti capitalisti si trovino nelle loro file; e se siano più capitalisti i borghesi che fanno professione di socialismo e nel frattempo tengono i loro capitali impiegati in titoli al portatore ovvero gli industriali che arrischiano i loro risparmi in imprese che creano ricchezza e danno lavoro a migliaia di operai. Ma diciamo che certamente l’accusa di «reazionari» rivolta contro coloro i quali vogliono mantenuti fermi i principi della società presente, pure facendoli progredire e sforzandosi di fare partecipare il numero maggiore possibile di uomini ai benefici della ricchezza, è calunniosa. E va ritorta invece contro il socialismo ed i suoi fautori. A che cosa si riduce invero il socialismo in teoria e nella pratica che si vede oggi applicato in Russia? Ad estendere a tutti i rami della vita umana, a tutte le branche dell’operosità umana il sistema vigente nei ministeri e nelle amministrazioni di Stato. Il socialismo in fondo non è che una burocrazia estesa a tutti gli abitanti di un paese. Tutti impiegati dello Stato, o dei Comuni o dei Consigli (Soviet) del lavoro. Non è che non ci siano più padroni, ma i padroni si chiamano «direttori generali», si chiamano «consiglieri di fabbrica», ecc. ecc. Non è che non ci siano più i profitti dei capitalisti. Hanno solo cambiato nome: si chiamano «stipendi» di tutti gli innumerevoli sovrastanti ed ispettori e direttori che si moltiplicano come i funghi, a dismisura, in proporzione inversa al loro rendimento. Con questo di peggio in confronto al sistema attuale, che oggi gli industriali inetti vanno in rovina, che oggi alla lunga guadagnano solo gli industriali i quali sanno produrre qualcosa di utile alla collettività; che oggi gli operai e gli impiegati possono liberamente muoversi da un’azienda all’altra. Mentre nella repubblica socialista dei Soviets i direttori ed i sovrastanti incapaci non sono mandati via se esse sanno supplire alla loro incapacità tecnica colla loro abilità di politicanti: ed operai ed impiegati non possono muoversi dalla loro sede e dal loro posto senza il beneplacido dei loro superiori. Sono forse liberi oggi gli impiegati dello Stato di scegliersi l’ufficio dove vogliono lavorare? No: e la cosa è sopportabile, perché nessuno è costretto a diventare impiegato di Stato. Ma quando tutti fossero tali, dove andrebbe la libertà di lavoro, di parola, di movimento, perfino di pensiero? E non sarebbe questa la reazione più scura, la tirannide più feroce che si possa immaginare?

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