Opera Omnia Luigi Einaudi

Ancora il rialzo del tasso dello sconto della Banca d’Inghilterra

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 22/10/1906

Ancora il rialzo del tasso dello sconto della Banca d’Inghilterra

«Corriere della sera», 22 ottobre 1906

 

 

 

L’ultima situazione della Banca d’Inghilterra che abbiamo ricevuta, non dà ragione dell’aumento del tasso dello sconto dal 5 al 6 per cento, che abbiamo ieri già commentato. La cosa essendo interessante e l’aumento del tasso dello sconto della Banca d’Inghilterra avendo avuto un notevole contraccolpo sulle Borse mondiali, crediamo opportuno tornarci sopra.

 

 

Non ostante l’esportazione di quasi mezzo milione di lire sterline, durante la settimana, giovedì la situazione della Banca rivelò un aumento di lire sterline 56.000 nel contante in cassa; e siccome 518.000 sterline di biglietti erano ritornati in circolazione, la riserva era aumentata di lire sterline 574.000. La proporzione della riserva agli impegni della Banca era cresciuta di più di due punti per cento, giungendo a 37,70 per cento. Di fronte a questa situazione migliore, come va che venerdì, giorno insolito – perché le variazioni dello sconto si decidono immancabilmente il giovedì – una riunione straordinaria dei direttori della banca ha deciso l’aumento dal 5 al 6 per cento?

 

 

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Un comunicato ufficioso, proveniente da Londra, ha già detti i motivi prossimi di questo aumento: ritiro di 900.000 lire sterline d’oro per conto dell’Egitto; ribasso del cambio di New York su Londra da 4,8505 a 4,8485 e minacce conseguenti di domande d’oro, ecc. A queste circostanze, che provocarono un’azione immediata, bisogna aggiungere le notizie di un buon raccolto di grano nell’Argentina, il quale darà luogo certamente all’invio di oro dall’Europa, per il saldo delle compere di cereali; l’intenzione manifestata dal Giappone di disporre dei suoi crediti aurei presso le Banche inglesi; le richieste d’oro da parte del Governo russo; la necessità delle compagnie di assicurazione europee di fare breve scadenza delle rimesse d’oro per liquidazioni avvenute in seguito al disastro di San Francisco; l’annunzio del Times, che nella liquidazione prossima molti valori ferroviari, tenuti a riporto in Europa, sarebbero tornati in America, con la conseguenza che le Banche americane avrebbero dovuto fare ogni sforzo per trovare l’oro necessario per prendere esse a riporto i valori rifiutati dall’Europa.

 

 

Se si ricorda infine che da qualche giorno il tasso dello sconto a tre mesi in Londra si aggirava sul 4 e setteottavi per cento, ed era così vicinissimo al tasso ufficiale, e che tasso elevato vuol dire speculazione sfrenata, come già ieri dimostrammo largamente, abbiamo abbastanza motivi per spiegare l’azione della Banca, intesa nel tempo stesso a difendere la sua riserva e a porre un freno salutare alle esagerazioni della Borsa. La notizia, che fu sentita con qualche panico da una certa categoria di speculatori, sarà invece considerata nel suo giusto valore e approvata da quanti ritengono che l’alta banca debba a tempo intervenire contro le speculazioni troppo audaci e pericolose.

 

 

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Certo però la dichiarazione della Banca è tale, che per avere un esempio di rialzo così repentino bisogna risalire parecchi anni addietro, all’1 dicembre 1899, quando, in circostanze simili alle presenti, il tasso dello sconto fu portato al 6 per cento e mantenuto a tale saggio fino all’11 gennaio 1900, giorno in cui fu ribassato al 5 per cento per essere ridotto otto giorni più tardi al 4,5 e dopo altri otto giorni al 4 per cento. In quel tempo la Banca Imperiale tedesca aveva aumentato da parte sua lo sconto al 7 per cento. Quanto possa durare l’aumento odierno non è prevedibile.

 

 

Certo è che la riserva metallica della Banca, per quanto cresciuta di due punti nell’ultima situazione, si trova appena a 37,70 per cento degli impegni, mentre un anno fa, a questa data, era al 43 e un quarto e due anni fa a 56,5. È noto che la consuetudine e l’interesse della Banca – unica depositaria, ricordiamolo bene – delle riserve metalliche del paese, vorrebbero una riserva non mai minore al 40 per cento, e in media uguale al 50 per cento degli impegni. I limiti odierni del 37,70 per cento risentono il pericoloso, e sono segno di fermento eccessivo nel mondo borsistico. Bene ha fatto la Banca a cercare di porre rimedio; ciò serve d’ammaestramento a quelli che in Italia ogni tanto vanno facendo un clamore artificioso per invocare allargamento nella circolazione e ribassi nel tasso dello sconto. A questi clamori finora la nostra alta banca non si è piegata, ed ha fatto benissimo.

 

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