Opera Omnia Luigi Einaudi

Capitolo XVIII – L’Organismo amministrativo e commerciale

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/01/1900

Capitolo XVIII

L’Organismo amministrativo e commerciale

Un principe mercante. Studio sull’espansione coloniale italiana, Ed. F.lli Bocca, Torino, 1900, pp. 148-159

 

 

 

L’Organismo amministrativo è monarchico. La Società si trova ancora nello stato in cui tutto l’impulso all’azione deriva dall’Individuo. Perciò non esistono Consigli d’amministrazione con larghi poteri. Anche attraverso alle disposizioni dello Statuto si scorge che Enrico Dell’Acqua è un capo ai cui voleri tutti si inchinano, e che il Consiglio di Vigilanza adempie a funzioni di second’ordine ed ha poteri poco significanti. Ecco le parole dello Statuto: «La Gerenza della Società con tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione è affidata al signor Enrico Dell’Acqua. Egli provvede a tutte le operazioni di commercio che formano l’oggetto della Società. Esso è nominato per tutta la durata della Società, e la rappresenta verso i terzi, avanti qualsiasi autorità giudiziaria od amministrativa ed ha la firma sociale. Egli ha la facoltà di nominare procuratori ad lites e ad negotia, come pure quella di nominare, sospendere e revocare gli impiegati ed addetti all’Azienda. Può assentire iscrizioni, cancellazioni, surroghe e postergazioni ipotecarie. L’Amministratore deve consacrare esclusivamente la sua opera personale al buon andamento della Società e deve astenersi da qualsiasi partecipazione in affari che possano far concorrenza alle operazioni della Società o che possano in qualsiasi modo impegnare la sua responsabilità a pregiudizio della medesima.

 

 

Sciogliendosi la Società, per motivi diversi dalla morte dell’Amministratore, questi ha facoltà di rilevare l’Azienda per il corrispettivo che verrà fissato da apposito inventario redatto da periti scelti dalle parti».

 

 

Esiste bensì una «Commissione di Vigilanza, composta di sette membri, scelti fra gli azionisti che possiedano almeno 50 azioni, la quale dura in carica per tre anni», ma oltrecché i membri della Commissione non assumono obbligazioni personali per il loro operato a favore della Società, i loro poteri sono limitati al diritto di essere informati dell’andamento degli affari, di ispezionare tutti i registri, di accertarsi delle condizioni sociali delle varie sedi e filiali, e di riferire su di ciò all’Assemblea generale. L’Amministratore inoltre deve ottenere il consenso della Commissione di Vigilanza per usare del credito per somme eccedenti i cinque milioni, per aumentare il capitale sociale fino a cinque milioni e per investire somme in nuove costruzioni ed in impianti di macchinario che implichino allargamenti delle industrie esistenti o nuove industrie.

 

 

Esiste l’Assemblea generale, la quale è sovrana ed in ispecial modo discute, approva e modifica il bilancio, e nomina i sindaci ed i membri della Commissione di Vigilanza; ma in caso di contestazione fra i soci e l’Amministratore decide non l’Assemblea generale, ma un Collegio di arbitri nominati per accordo delle parti o dall’Autorità giudiziaria.

 

 

La Società dunque è retta a tipo di monarchia assoluta, appena temperata da un Consiglio e da un Parlamento con facoltà limitatissime e privi di iniziative proprie in qualsiasi argomento. La forma monarchica si imponeva.

 

 

Nei commerci fra paesi lontani non era possibile creare un potente organismo di conquista, se le volontà e le forze di tutti non fossero state mosse ed indirizzate da un’unica volontà, conscia del proprio scopo e sciolta da fastidiosi impacci di controlli amministrativi. Ed è a credere che in fatto l’assolutismo autocratico sia ancora maggiore di quanto non appaia dalla lettera dello statuto.

 

 

Del resto i soci devono essere lieti di aver trovato un monarca capace ed energico. Nella vita economica, a differenza della vita politica, ognuno preferisce abdicare ai proprii diritti, quando l’abdicazione significhi rapidità e prontezza nel compiere le operazioni che dovranno apportare profitti alla cassa sociale.

 

 

Descriviamo ora l’organismo commerciale innestato su questo ente assoluto e monarchico, la cui costituzione forse oggi trova un parallelo soltanto nella costituzione dei corpi d’esercito.

 

 

L’organismo commerciale è semplice.

 

 

La Casa madre è in Italia con sedi in Busto Arsizio (sede vera commerciale) e in Milano (domicilio legale) per gli acquisti e la direzione centrale delle operazioni. La sede di Busto Arsizio ha due sezioni principali: commercio ed amministrazione.

 

 

La sezione commercio è quella che riceve le commissioni dall’America e fa le compre in Italia. Essa deve sapere comperare bene ed opportunamente, e sapere risparmiare sulle spese tutte di imballaggio, noleggi, ecc., affinché le merci giungano alle filiali al minor costo possibile. Le compre sono fatte contro rilascio di cambiali a 5 o 6 mesi. Questo è uno degli inconvenienti principali della relativa scarsità di capitali. Se il capitale sociale colle riserve, invece che a 5 milioni, ammontasse a 10 o 12 milioni di lire, potrebbe scomparire od almeno ridursi di molto nei bilanci annui la partita dei debiti diversi. Si guadagnerebbe almeno il 5% di interesse; potendo comprare a 15 giorni o ad un mese si otterrebbero migliori patti dai fornitori con un vantaggio del 3% circa sulle compre; si eviterebbe la necessità di tenere dei «remate» a Buenos Ayres per fare rimesse in Italia, i quali, per quanto possano concedere un profitto, pure non sono mai tanto rimuneratori come la vendita per mezzo di viaggiatori.

 

 

Quando i capitalisti italiani, i quali nel quarto d’ora attuale si lasciano attirare da imprese non infrequentemente prive di ogni solida base, si decideranno a fornire capitali a questa principale fra le Società esportatrici, mettendola così in grado di svolgere tutto il suo grandioso programma?

 

 

La sezione commercio dà ordine ai fornitori di spedire le merci a Genova in casse numerate e fornite di tutte le indicazioni necessarie.

 

 

A Genova uno spedizioniere si incarica dello scarico e del carico. Al principio d’ogni anno la Casa stringe un contratto colla Compagnia di navigazione La Veloce, stipulando un nolo unico per tutto l’anno. Essa si sottrae così ai pericoli delle oscillazioni nei noli, rimettendoci quando i noli ribassano e guadagnando quando i noli rincariscono.

 

 

Le merci per l’Argentina sono assicurate presso l’Assicurazione Generale Venezia, quelle pel Brasile presso l’Universo e quelle pel Sud Pacifico presso la Venezia e la Savoia. Le merci sono fornite alle filiali al costo, franche al porto di arrivo in conto corrente al 6%, caricate, oltre le spese, di una provvigione del 3%, la cui somma rappresenta all’incirca annualmente il particolare beneficio portato al bilancio dalla sede centrale.

 

 

Come sempre, questo guadagno del 3% rappresenta una media; la compensazione dei benefici, applicata, come è già stato osservato dianzi, da moltissime imprese e di cui si dovrebbe tenere conto in ogni teoria economica sul costo, fa sì che i maggiori guadagni fatti su alcune merci fine, specialità dell’Italia o della Casa, o sulle merci vendute sulle piazze lontane quasi monopolizzate dai suoi viaggiatori, compensino il lavoro compiuto al costo e qualche rara volta anche a perdita su merci o piazze molto battute dalla concorrenza. Le merci vendute a prezzo di costo servono di richiamo alle merci vendute con guadagno. Piucché di costi e di profitti individuali, si dovrebbe parlare di costi e di profitti composti.

 

 

Fonti sussidiarie di guadagno per la sezione commercio sono anche le variazioni dell’aggio. Il rialzo del cambio italiano è utile alla Casa, inquantoché l’oro ricavato dalle vendite d’America corrisponde ad una somma in carta italiana maggiore di quella calcolata. Il vantaggio viene in parte neutralizzato dal fatto che i clienti d’America, conoscendo anch’essi, almeno i più importanti, queste oscillazioni dell’aggio italiano, vogliono partecipare ai profitti che ne derivano per la Casa. Quando il cambio è alto, la Casa vende inoltre ai banchieri suoi corrispondenti rimesse in oro a futura consegna. Essa si assicura così il guadagno derivante da un alto corso dell’aggio, che può essere anche solo temporaneo, e consegna le rimesse dell’America a mano a mano che queste arrivano.

 

 

Le rimesse dall’America all’Italia si fanno pure ogni mese. Oramai è scomparsa ogni difficoltà per ottenere la copertura dalle oscillazioni dell’aggio. Questo fenomeno, che avea inspirato ad Enrico Dell’Acqua tante inquietudini e tanti ingegnosi progetti nei momenti difficili, ora che la sua Casa riposa su fondamenti granitici, non ha più se non una importanza secondaria. Veggasi come egli ne parla in una relazione agli azionisti:

 

 

«Una circostanza che può rappresentare pericolo sta nel fatto che le mercanzie si comperano in oro per venderle in carta. Ma anche qui c’è il suo rimedio. Il gerente di una succursale, il cui svolgimento di lavoro succede in un paese soggetto a forti fluttuazioni d’aggio, deve anzitutto regolarsi a caricare sui prezzi una percentuale di previsione per il pericolo di immediato rialzo e poi deve comperare a scadenza una quantità di oro corrispondente alle merci vendute, ossia alla somma dei crediti scoperti sul mastro e degli effetti in portafoglio. Tutte le Banche dell’America del Sud, parlo dei centri principali, fanno operazioni di compera e vendita di cambi a scadenza per il servizio degli importatori di merci e degli esportatori di prodotti indigeni, i cui bisogni si bilanciano. La difficoltà di copertura la trovano le Case che non godono credito, le Case buone no».

 

 

Il lettore che ha seguito la narrazione delle vicende della Casa non si meraviglierà del cambiamento di tono di Enrico Dell’Acqua verso il fenomeno, prima inquietante ed ora innocuo, delle oscillazioni del valore della moneta. Prima erano le ansie dei deboli, ora è la calma dei forti.

 

 

La sezione commercio è divisa in due sottosezioni corrispondenti al duplice aspetto delle sue funzioni; l’una che si occupa della compra e della corrispondenza coi fornitori, l’altra che attende alla esportazione. La spesa complessiva delle due sottosezioni è di circa 24 mila lire tra stipendi e provvigioni a cinque impiegati di concetto e d’ordine e di 10 mila lire per 3 magazzinieri e 10 facchini. Aggiunta alla sezione commercio è la sezione campionario, la quale attende alla confezione del campionario sulle pezze fornite o gratuitamente o dietro parziale o totale pagamento dai fabbricanti. Il costo del campionario è di circa 18 mila lire, oltre gli stipendi a cinque impiegati che ammontano a 6 mila lire. I campionari vengono preparati per ogni filiale d’America e per ogni viaggiatore.

 

 

Conoscendo la località in cui ciascuno di essi opera si confeziona diversamente il campionario, secondoché si devono soddisfare le domande di un quartiere piuttosto che di un altro di Buenos Ayres oppure delle varie colonie. Ci sono campionari per i Piemontesi, i Veneti, i Meridionali, gli Argentini, ecc.

 

 

La sezione Amministrazione e Contabilità è incaricata di tenere i conti generali di tutta la Società ed inoltre di operare un esatto e rigoroso controllo contabile di tutte le operazioni delle filiali. Le filiali due volte al mese mandano alla Casa madre una copia, in un quinternetto uniforme, di tutte le operazioni compiute, in modo da avere in Italia un perfetto riscontro di tutto il movimento dei loro affari, e da poter rinnovare i libri anche in caso di incendio in qualsiasi delle filiali. A questa sezione sono addetti otto impiegati tra grossi e minuti ed un fattorino, i quali costano tra stipendi e provvigioni circa 24 mila lire all’anno. Il numero totale degli impiegati ed addetti della Casa madre di Busto Arsizio è di 32 e la spesa complessiva è di 82 mila lire.

 

 

Le Sedi per la rendita sono a Buenos Ayres, a Cordoba, a Tucuman ed a Rosario nell’Argentina; a San Paolo, a Bahia ed a Curityba nel Brasile ed a Lima nel Perù. Nell’Argentina la piazza principale è Buenos Ayres ed ivi si vendono grandi quantità di mercanzie al «remate». Il remate o vendita ai pubblici incanti è entrata nelle abitudini del paese e forma quasi una necessità del commercio di Buenos Ayres. Vi sono case rematatrici le quali si incaricano, col compenso di una tenue provvigione, di eseguire il remate di depositi giganteschi di merci. In dieci giorni si può spazzare via un magazzino di cinque milioni di lire, senza il rischio di produrre un tracollo nei prezzi, perché le merci si rematano a piccoli lotti, e si mette in vendita il secondo lotto solo quando il primo sia venduto a prezzi più che rimuneratori, arrestandosi invece quando non è stato possibile vendere il primo lotto al disopra del prezzo minimo fissato dal venditore alla casa rematatrice. «Sono centinaia di mille scudi, così il Dell’Acqua in una sua relazione agli azionisti, che si realizzano in un sol giorno, in poche ore ed il compratore dell’oggi diventa venditore l’indomani, e si rematano tessuti e mobili e piante e cavalli e case e terreni – tutto si vende e per tutto si trovano compratori – e gli scontrini si negoziano e le mercanzie passano da un remate all’altro, da una mano all’altra; è qualche cosa di incredibile il movimento di Buenos Ayres nei momenti buoni, specialmente al cambiamento di stagione. Le più forti case importatrici di Buenos Ayres danno remate speciali in casa propria od in casa del Commissionario due volte l’anno, al principio d’inverno ed al principio d’estate. Una casa seria e conosciuta, come la Società Dell’Acqua, sa trarne vantaggi: vantaggi diretti perché in pochi giorni vende molte merci a prezzi che nella media le lasciano un qualche guadagno; vantaggi indiretti perché vede a colpo d’occhio i bisogni e la tendenza del mercato e richiama l’attenzione del commercio sulle novità della sua importazione».

 

 

La Società Dell’Acqua preferisce però non abusare del remate per non guastarsi l’avviamento per prezzi e per clientela. La massima parte delle vendite è effettuata colla clientela dell’interno a mezzo di commessi viaggiatori spediti da ciascuna delle filiali, le quali fissano il prezzo minimo di vendita dopo avere aggiunto al costo delle merci le spese di dazio ed una provvigione. Le filiali più importanti sono Buenos Ayres e San Paolo: le altre sono punti avanzati, in cui si è fissato un direttore di sede per tenersi affezionata la clientela, e per avere uno stock di merci da poter rispondere subito a tutte le domande. Date le distanze immense dell’America, si ha la tendenza a moltiplicare sempre più queste filiali secondarie.

 

 

Nell’Argentina le filiali di Buenos Ayres, di Cordoba, di Tucuman e di Rosario vendono le merci importate e quelle prodotte nella fabbrica di Buenos Ayres.

 

 

Nel Brasile le filiali di San Paolo, di Bahia e di Curityba vendono in parte le merci importate ed in parte i prodotti della manifattura di San Rocco. Le due ultime più che sedi filiali sono succursali interessate e rappresentano un tipo nuovo che si intende di moltiplicare in altri luoghi.

 

 

La sede di San Paolo svolgeva tutto il suo lavoro negli Stati di San Paolo e di Minas per mezzo dei suoi commessi viaggiatori.

 

 

Sopraggiunta la crisi monetaria, sviluppatesi le febbri, aumentata la concorrenza, quella casa non poté collocare tutta la produzione della fabbrica di San Rocco presso la sua clientela abituale. Era impossibile affidare la vendita ai grossisti di Rio Janeiro a condizioni favorevoli; il grossista di Bahia non voleva saperne di introdurre marche nuove. Allora il Dell’Acqua pensò di creare un grossista proprio, staccando un buon personale da San Paolo e mandandolo a Bahia con una buona scorta di tessuti e con tutte le istruzioni per mettersi in rapporto con la clientela dell’interno a mezzo di viaggiatori e di campionari circolanti. Il terreno era vergine, la clientela buona e così in oggi Bahia rappresenta un grossista che consuma mensilmente mille pezze della manifattura di S. Rocco a prezzi assai migliori di San Paolo. Coi tessuti della fabbrica di San Rocco si è trovato modo di smerciare molti altri tessuti d’assortimento importati direttamente dall’Italia.

 

 

Cogli stessi criteri si è aperta in minori proporzioni una succursale a Curityba capitale dello Stato del Paranà, la quale si trova ancora in corso di esperimento. Pure nello stesso modo si è aperta una succursale a Lima per tenere al corrente la casa madre del commercio del Venezuela, della Columbia, del Perù, della Bolivia e del Chili.

 

 

L’Amministrazione della filiale di Buenos Ayres comprende, oltre al Direttore, due proccuratori, un cassiere capo, e circa venti impiegati oltre i piazzisti. Gli stipendi complessivi furono nel 1898 di 134 mila scudi argentini (uguali a L. 1,70 italiane) oltre alle provvigioni dei procuratori. A Cordoba gli stipendi ammontarono a 12 mila scudi.

 

 

A San Paolo vi sono due gerenti, un contabile e tredici tra commessi e magazzinieri, i quali fruiscono di uno stipendio complessivo, compresa la interessenza, di 85 milioni di reis corrispondenti a circa 60 mila lire. A Bahia vi ha un gerente e sette commessi con una paga di 45 milioni di reis ossia di 32 mila lire circa. A Curityba vi ha un gerente ed un commesso che ricevono 6 milioni e mezzo di reis uguali a 4.500 lire.

 

 

Da ogni filiale si diparte poi uno sciame di commessi viaggiatori i quali sono circa una ventina, senza contare i piazzisti. I commessi viaggiatori sono pagati con uno stipendio mensile variabile a seconda della loro abilità e con una provvigione sulle vendite calcolata con una percentuale tanto più elevata quanto più il prezzo ricavato supera il minimo prefisso.

 

 

Questa provvigione talvolta supera e talvolta rimane inferiore allo stipendio mensile. In questo modo essi sono interessati all’espansione continua delle operazioni sociali.

 

 

Non i soli commessi viaggiatori sono interessati; ma tutti indistintamente gli impiegati che hanno una funzione direttiva.

 

 

Così i capi fabbrica ricevono oltre allo stipendio fisso una provvigione calcolata in parte sull’ammontare della produzione ed in parte sugli utili apportati dalla singola sezione, a cui sono preposti, all’intiero bilancio; oltracciò ricevono anche una interessenza sugli utili generali. Alcuni viaggiatori ricevono del pari una provvigione calcolata sugli utili generali della società; e questa è la norma per tutti i gerenti ed i procuratori, dopo che sono già stati interessati con una provvigione sugli utili della loro filiale. Gli impiegati d’ordine ricevono una gratificazione pari al doppio stipendio nel mese di dicembre. Nell’ultimo anno l’Amministratore ha voluto far partecipare agli utili anche il personale della Sede centrale di Busto Arsizio, concedendo una interessenza negli utili generali variabile secondo l’anzianità, lo stipendio ed il merito. La interessenza negli utili sociali dipende nei singoli casi quanto alla sua misura dalla volontà dell’Amministratore e non viene conosciuta se non dai singoli interessati.

 

 

Come si vede, la Società Dell’Acqua ha scelto i mezzi più solidi e sicuri per giungere alla vittoria. S’è giovata della protezione doganale per impiantare fabbriche il cui benefizio i governanti volevano riservare ai nativi; e preferisce lavorare direttamente colla clientela che non coi grossisti perché quelli sono più facili a conquistarsi ad abitudini nuove ed una volta attratti dalla bontà dei prezzi e della merce e dalla larghezza dei fidi rimangono fedeli ed affezionati alla Casa fornitrice. Il lavoro colla clientela al minuto porta con sé la necessità di molti commessi viaggiatori ed inoltre fa nascere il bisogno di avere la mercanzia alla mano, già sdoganata in assortimento sufficiente per rispondere senza ritardi a tutte le richieste della clientela. Si potrebbe cambiare indirizzo: dedicarsi cioè a coltivare il grossista invece della clientela al minuto, nel qual caso si avrebbe bisogno di minor numero di commessi viaggiatori e, non avendosi bisogno di conservare in magazzino forti depositi di merci, la circolazione del capitale sarebbe più rapida.

 

 

Ma sarebbe pericoloso cambiare indirizzo in questo modo ed affidarsi esclusivamente ai grossisti, quando si pensi quale valore abbia l’avviamento di un commercio coi negozianti al minuto nell’America del Sud. Oramai la Società ha tutta la consumata esperienza di un grossista e questa esperienza fa sì che essa possa ottenere i rilevanti guadagni che altrimenti andrebbero al grossista. «La nostra Società, così il Dell’Acqua in una sua relazione agli azionisti, ha creato tutto di pianta, ha fatto tutto da sé, senza copiare nulla da nessuno, perché quando essa cominciò ad esportare, era pressoché nuova in Italia l’idea della Esportazione. Essa quindi possiede il preziosissimo capitale di un’esperienza pratica, esperienza fatta a tutte sue spese che le servirà di guida per l’avvenire.

 

 

La conoscenza dei prodotti e dei produttori; la conoscenza dei centri di consumo e delle zone a cui può servire un dato articolo, un dato disegno; le marche introdotte; il concetto di serietà commerciale acquistato presso fornitori, fra cui figurano le prime ditte dell’industria italiana e presso i consumatori; l’amicizia con gli uni e cogli altri; l’affiatamento del personale, la loro pratica negli affari, la loro affezione e provata onestà, il loro entusiasmo per l’impresa; l’organizzazione tecnica, amministrativa e di controllo; in una parola tutto il meccanismo di un così complicato lavoro riveduto e completato, i costosi esperimenti sbagliati, le enormi spese di viaggio e di campionari, già ammortizzate, a chi sa bene considerare, rappresentano da soli una riserva occulta di valore assai superiore alla riserva palese».

 

 

Tutto ciò consiglia a non mutare l’indirizzo così felicemente avviato di questa grande intrapresa di esportazione. L’esperienza ha insegnato però al capo della casa essere conveniente una modificazione nelle filiali d’America. Tenuto conto della imponente quantità di merci prodotte da ogni stabilimento, della importanza crescente dello smercio di ciascheduna filiale, delle crisi che sovente si manifestano in uno stato lasciando del tutto illeso l’altro, delle enormi distanze che separano ogni filiale dall’altra è sembrato negli ultimi tempi al Dell’Acqua utile di applicare il sistema del discentramento alle singole filiali. Eccettuate le sedi di Buenos Ajres e di San Paolo le quali rappresenterebbero la Casa madre ed avrebbero la firma sociale, tutte le filiali sarebbero altrettante ditte separate ed indipendenti, autonome nello svolgimento delle loro operazioni, pure essendo amministrativamente legate alla Casa Madre d’Italia mediante speciali convenzioni sulle interessenze. Da questo discentramento si otterrebbero molteplici vantaggi: le preoccupazioni dell’amministratore diminuirebbero perché ogni Casa avrebbe responsabilità propria, le preoccupazioni di ciascun gerente delle varie filiali sarebbero poche perché limitate alla sua zona; le vendite complessive sarebbero maggiori ed i rischi minori perché la clientela sarebbe meglio attesa e più sorvegliata da un interessato diretto; le spese sarebbero distribuite fra le filiali; e queste darebbero nuovo impulso ed assicurerebbero il lavoro alle industrie.

 

 

Quale progresso gigantesco dal giorno in cui il capo della intrapresa si imbarcava a Genova con un assortimento di tessuti per andare alla conquista del continente Sud Americano! Allora era un uomo con pochi volonterosi coadiutori il quale pretendeva di vendere merci italiane in un paese a lui sconosciuto, dove non aveva relazioni, di cui non conosceva, se non molto imperfettamente, attraverso alla lettura di libri incompleti, i costumi e le abitudini. Ora è un esercito di più di duemila persone che si muove compatto sotto la guida suprema di un generale il quale li ha condotti alla vittoria attraverso a battaglie numerose, ad ostacoli quasi insuperabili ed a terribili assalti della avversa fortuna. Questo esercito ha il suo quartiere generale in Italia, donde le merci sono spedite alle case filiali per essere trasformate nelle manifatture o direttamente vendute. Le due case principali di Buenos Ayres e di San Paolo dirigono la conquista dei rispettivi mercati dell’Argentina e del Brasile. Grazie alle succursali autonome esse mantengono relazioni con ogni provincia delle due vaste repubbliche e coi commessi viaggiatori esplorano ogni più remoto angolo cittadino od agricolo del continente. Dinanzi ai nostri occhi si presenta un organismo altamente evoluto e differenziato, in cui tutti gli organi obbediscono, come i delicati meccanismi di un orologio, all’impulso di un motore centrale, di una unica mente dirigente. A questa mente dirigente, a questo capitano sperimentato sono dovuti i trionfi della industria cotoniera italiana nel continente sud americano.

 

 

Nell’Argentina, da Buenos Ayres alla Patagonia, alle Cordigliere delle Ande, ai confini della Bolivia, non vi è paese dove non si conosca la marca Vedetta della Società Enrico Dell’Acqua e C. La si conosce in tutto il Brasile, negli Stati di S. Paolo, di Minas Geraes ed in minori proporzioni in quelli del Paranà e del Matto Grosso, ed al nord da Pernambuco al Parà nei principali porti di mare. La si conosce nell` Uruguay, nel Paraguay, nell’isola di Curacao, nel Venezuela, nella Columbia, nell’Equador, nel Perù, nella Bolivia e nel Cile. Sono 729 le principali piazze conquistate dalla Società Enrico Dell’Acqua e C., tutto un continente pieno del suo nome, al quale essa ha imposto, volente o nolente, i prodotti della madre patria. Sommano a 48.000.000 e più di lire le merci da essa esportate nell’America latina in un decennio. E questi milioni sono rappresentati nella maggior parte da tessuti di cotone distribuiti su centinaia e centinaia di località, lontanissime l’una dall’altra, e ripartitamente affidati a circa diecimila clienti.

 

 

Il lettore gitti uno sguardo sull’annessa carta geografica dell’America meridionale tempestata di bandiere nere e striate di bianco e di nero. Le bandiere nere segnano gli avamposti di un esercito di commessi viaggiatori che lottano ai cenni di un generale sperimentato ed audace il quale ha i suoi quartieri generali nelle città segnate dalle bandiere striate. Il generale di quest’esercito pacifico di commercianti che vanno alla conquista dell’America latina è il signor Enrico Dell’Acqua, che noi ora abbiamo il diritto, dopo la narrazione delle fortunose vicende della sua casa, di chiamare uno dei più abili, audaci ed intraprendenti principi mercanti di cui si possa vantare l’Italia contemporanea.

 

 

A quest’uomo, che in un decennio in mezzo a tante difficoltà, ha saputo diffondere, in un territorio più grande dell’Europa, la fama del nome e della produzione italiana, che nelle sue fabbriche e nei suoi fondaci ha saputo irreggimentare una massa di 2.000 uomini, non automi incoscienti, ma ruote intelligenti e consapevoli di un potente organismo economico, noi mandiamo un plauso sincero, augurando che in Italia si moltiplichino i capitani dell’industria ed i principi mercanti i quali a tanto fiore avevano saputo elevare Genova e Venezia.

 

 

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