Opera Omnia Luigi Einaudi

Come si deve leggere. Un catalogo ideale

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/02/1901

Come si deve leggere. Un catalogo ideale

«La Stampa», 1 febbraio 1901

 

 

 

Sfogliare cataloghi di libri nuovi e vecchi è l’occupazione poco geniale di coloro che per ragione dei loro studi, debbono tenersi al corrente sia di ciò che si viene pubblicando di giorno in giorno, sia dei libri esauriti, i quali si trovano per caso in vendita presso i librai di antiquariato; o vogliono compiere delle ricerche su un dato argomento, ed hanno bisogno a tale uopo di formarsi prima la così detta bibliografia.

 

Leggere cataloghi è dunque una delle maggiori noie della vita degli studiosi, ma è una noia che qualche volta viene interrotta da momentanei sprazzi di luce e rallegrata da scoperte deliziose. Frammezzo ai nomi ed ai titoli che si inseguono monotoni e grigi, nelle ampie pagine manoscritte dei cataloghi di biblioteca e sui fitti fogli stampati degli editori moderni e dei librai antiquari, talvolta sì ha la fortuna di trovare il titolo che si era dimenticato o si cercava con desiderio intenso; o di leggere il nome di un autore che illumina improvvisamente l’intelletto del ricercatore e lo indirizza sulla buona via che quasi si disperava scoprire.

 

Ma sono fortune rare e riservate a un ceto ristretto di persone che delle ricerche scientifiche hanno fatto il solo scopo, od almeno uno degli scopi principali della vita. Il pubblico grande non legge e non adopera cataloghi di libri perché non crede di poterne ritrarne un qualsiasi vitale nutrimento. Ed in massima il pubblico ha ragione. I cataloghi sono libri noiosi che non risvegliano alcuna idea nella mente di chi vorrebbe leggere, non a scopo di ricerca, ma per accrescere il patrimonio delle sue cognizioni intellettuali. I cataloghi sono libri caotici, disposti in ordine alfabetico, o secondo certe grandi divisioni di materie che per la loro ampiezza hanno una significazione poco precisa. Il lettore che non possegga un criterio proprio per giudicare della eccellenza dei libri registrati non ha alcuna guida per orientarsi in mezzo al pelago sconfinato dei nomi e dei titoli che gli indici delle biblioteche e dei librai gli presentano. Questi indici sono indifferenti. Con la più profonda imparzialità registrano nomi illustri e nomi ignoti, libri che non sarebbero convenientemente pagati a peso d’oro, e libri adatti solo ad involgere salumi e pregevoli unicamente come carta straccia.

 

È difficile farsi un’idea adeguata degli effetti dannosi che codesta indifferenza dei cataloghi esercita sulla cultura intellettuale delle classi per cui lo studio non è una professione. Nella maggior parte dei casi la scelta fra i libri belli ed i libri brutti, fra i libri meritevoli di essere letti con raccoglimento meditante e con gioia della fantasia e della intelligenza, ed i libri degni di essere buttati sul fuoco, fra i libri che deturpano la mentalità di una persona e la fanno vittima di pregiudizi e di fanatismi ed i libri che raffinano l’ingegno o lo indirizzano a nobile meta, fra i libri noiosi e quelli divertenti, fra i libri educativi e quelli immorali; questa scelta, la quale può esercitare un’influenza decisiva e duratura sulla vita di un individuo, viene fatta spessissimo a casaccio, e nove volte su dieci viene fatta perciò male. Talvolta è la singolarità del titolo che attrae; o l’essere il libro pertinente ad un argomento di moda; o la fama – non sempre letteraria o scientifica, ma generica, dovuta magari al favor popolare, ad avvenimenti del giorno, ecc. ecc. – dell’autore; od ancora il semplice caso.

 

Ci sono in verità le scuole le quali dovrebbero dare la chiave per separare la scoria dal minerale nobile e prezioso. Ma chi abbia qualche pratica di istituti scolastici conosce purtroppo quanto scarsa sia la conoscenza della letteratura bibliografica generale fra i giovani. Dai licei e dagli istituti tecnici è rarissimo che escano giovani per cui nomi ed opere di grandi scienziati e scrittori non riescano una novità. Conoscono – forse – in guisa dommatica i principii di alcune scienze; ma non credo d’andare errato affermando che nella loro grande maggioranza i giovani usciti dalle scuole secondarie non si sono chiesti mai come e da chi ed in quali scritti quei principii furono scoperti e meglio esposti.

Nelle Università le cose vanno ancor peggio. L’alta cultura è purtroppo una cultura speciale; ed uno studente in giurisprudenza rimane più all’oscuro degli argomenti trattati nelle altre facoltà che se si trattasse di sanscrito o di cinese.

 

Si aggiunga che moltissimi non hanno occasione di frequentare le scuole medie di cultura generale o gli Istituti di alta cultura. Non li frequentano le donne, in genere; e fra le donne delle classi agiate molte ve ne sono che desiderano leggere non per sfoggio di dottrina, ma per desiderio onesto e ragionevole di dilettare la fantasia con dei libri ameni, o di arricchire la mente dì utili cognizioni. Così accade che, per mancanza di una guida, in Italia si legga non solo poco, ma anche male.

 

A me, ad esempio, raramente è capitato il caso di incontrare una persona che, non facendo professione di studiare in guisa speciale le scienze economiche e sociali, o volendo pure averne una certa nozione, quale si addice a uomini colti, avesse scelto bene i libri da leggere. Quasi sempre avevano letto quei libri che non occorre leggere perché raccontano sciocchezze ed errori, od avevano cominciato a leggere libri eccellenti, ma atti, per i non iniziati a confondere le idee ed a far loro pigliare un falso indirizzo.

 

Tutte le cose raccontate sopra mi venivano spontaneamente in mente un giorno che, per caso, mi erano capitati fra le mani dei cataloghi, stampati su carta a mano con caratteri elzeviri e con eleganza squisita della «Biblioteca storica Andrea Ponti, fondata in Ravenna nel 1897».

 

Mentre mi accingevo, come al solito, a scoprire eventualmente qualche titolo di libro o qualche nome d’autore ignoto e cercato, mi accorsi che i cataloghi venutimi a caso fra mano erano una cosa molto diversa dai soliti indici sconclusionati di libri.

 

Erano scritti da una signora – nata a Roma per la illustre famiglia a cui appartiene e per la sua rarissima cultura – ed erano scritti per le signorine di Ravenna amanti dello studio.

Basta leggere l’introduzione a questi cataloghi per persuadersi che essi sono una delle cose veramente più belle che una mente colta e benefica abbia saputo immaginare.

«La Biblioteca Ponti – scrive la contessa Maria Pasolini – ha per intento di porgere alle giovani che amano lo studio un mezzo facile di lettura dilettevole, utile ed ordinata; perciò non soltanto offre libri che valgono ad arricchire di nuove e variate cognizioni la intelligenza dello lettrici, ma vuole – e principalmente – essere per queste come una guida che loro additi il cammino migliore da percorrere verso campi ove possono trovare più ricca messe, e aiutarle a raccoglierla e a disporla ordinatamente ed utilmente. La Biblioteca Ponti non porgerà alle sue lettrici solamente volumi tra loro slegati, ma anche opere disposte in serie, secondo un piano prestabilito con criteri che vengono di mano in mano esposti nei cataloghi che la Biblioteca va pubblicando…».

 

Anche da noi, malgrado che l’Italia sia un paese povero, «la quantità dei libri mediocri allaga; bisogna andare cauti nell’acquistarli. I paesi più colti e più ricchi del nostro deplorano l’inondazione dei libri mediocri o cattivi, e tentano di liberarsene. Noi, arrivando più tardi, potremo forse guadagnare tempo evitando, almeno in parte, questo male».

 

Perciò occorre leggere bene ed ordinatamente. «Uno dei mezzi che possono correggere i difetti della mezza cultura è l’ordine, il metodo imposto al proprio pensiero. Le persone di genio questo metodo l’hanno istintivamente; gli altri devono acquistarselo con uno sforzo di volontà. I tedeschi, meno vivaci d’intelligenza di noi, prendono via via, in ogni cosa, il sopravvento e ci vincono in ogni ramo di attività pratica. E intellettuale per il metodo che hanno imposto alla loro cultura».

 

Metodo ed ordine sono le qualità le quali rifulgono nei cataloghi di cui parlo.

 

Sono diretti alle signorine, ma possono riuscire utilissimi anche agli uomini.

 

Sono divisi in due serie: una di libri di storia civile e letteraria, di scienze economiche e sociali; l’altra di libri modernamente usciti, di romanzi, epistolari, memorie biografiche, viaggi, novelle, storia, igiene ecc.; tutti però illustrati e coordinati secondo un pensiero generale.

 

L’idea geniale, sorta in Ravenna nel 1897, ha fatto fortuna. Biblioteche consimili con i relativi cataloghi sono sorte in Roma, ad Imola ed a Ravenna.

 

La cultura del Paese nostro non potrebbe che trarre un grande giovamento dalla diffusione di simili istituzioni. A molti basterebbe l’uso dei soli cataloghi che si possono avere dalla Biblioteca storica Ponti di Ravenna.

 

Io non ho potuto scorrere senza un compiacimento gradissimo il catalogo delle Scienze economiche e sociali.

 

Chi legge i libri che sono segnati in quel catalogo, e pressappoco nell’ordine in cui ivi segnati è certo di acquistare una cultura seria e solida su quegli argomenti; e non correrà il pericolo di infarcirsi la mente di idee stravaganti, pigliate a prestito dai libri correnti intorno alla cosidetta sociologia ed ai problemi sociali che vanno per la maggiore e che tutti citano, mentre è raro si conoscano e si studino i libri veramente belli che la contessa Pasolini ha iscritto nel suo catalogo.

 

Per la storia, la letteratura ed i romanzi è la stessa cosa. Sono cataloghi che insegnano a pensare ed a leggere bene. In un’epoca così tumultuosa come la nostra, è questo un risultato altissimo, e meritava che se ne desse notizia al pubblico italiano, il quale di sapere la verità e di conoscere le cose belle ha vivo desiderio.

 

 

 

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