Opera Omnia Luigi Einaudi

Cronaca dei libri

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 10/02/1925

Cronaca dei libri

«Corriere della Sera», 10 febbraio 1925

Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), vol. VIII, Einaudi, Torino, 1965, pp. 65-68

 

 

 

I. La costituzione nella vita nazionale

 

Gaetano Mosca ripubblica dopo più di quarant’anni la seconda edizione di una sua opera giovanile (Teorica dei governi e governo parlamentare, seconda ed., Istituto editoriale scientifico, Milano, primo vol. di pp. V-301 L. 25), opera scritta negli ultimi mesi del 1882 e nei primi del 1883. A tanta distanza di tempo egli è tratto a dare maggior importanza alla prima parte della sua opera, la quale contiene un quadro storico dell’idea della classe politica, in confronto alla seconda che è un’analisi della forma di governo parlamentare in Italia.

 

 

Sia consentito al suo lettore ed amico di dichiarare un’opinione diversa. La prima parte, in cui dallo studio delle costituzioni politiche degli ebrei, degli egizi, dei greci, dei romani, del medio evo e degli stati moderni vien tratta la dimostrazione della teoria della classe politica, ha un valore sovratutto di documentazione storica della priorità del Mosca nella enunciazione e nello svolgimento della dottrina della classe politica. È un gran vanto del Mosca, che oramai gli viene riconosciuto sempre più largamente, di aver per il primo formulato e dimostrato ampiamente le due dottrine – perché esse sono due e non una sola – della classe politica, che da altri fu detta élite e della formula politica, che in seguito il Pareto chiamò delle derivazioni, con cui la classe politica giustifica la esistenza del suo potere. Ma le due dottrine hanno poi avuto dallo stesso Mosca così ampio svolgimento negli Elementi di scienza politica, di cui poco dinanzi fu pubblicata la seconda edizione (Bocca, Torino), che la prima parte del presente volume può reputarsi scientificamente assorbita nell’altra sua più sistematica e definitiva trattazione.

 

 

Quando lessi, tanti anni fa, la prima edizione della Teorica dei governi e governo parlamentare, avevo già letto gli Elementi di scienza politica. E così fu che la parte storica di questo suo lavoro, già conosciuta attraverso la maggiore sua opera, non lasciò in me quella grande e potente impressione che ebbi dalla lettura della seconda parte. Ancora oggi mi pare di risentire l’impressione di gioia scientifica che i capitoli quarto, quinto e sesto di questo volume mi avevano dato. In questi capitoli, che costituiscono ben più della metà dell’opera intera, le teorie della classe e della formula politica sono illuminate vivamente dall’applicazione della storia contemporanea italiana intorno al 1880. Essi sono un documento definitivo, che rimarrà nella letteratura politica nostra. Mosca nello scrivere queste pagine non si è ispirato a libri, ma ha tratto dal suo spirito finissimo di osservazione la materia prima di un’opera la quale, a parer mio, sta a paro con i più celebri scritti di scienza politica del secolo XIX. Nel libro non si parla del re, del gabinetto, del parlamento, della pubblica amministrazione e dei consigli consultivi sulla base della legge vigente. Il suo non è un trattato di diritto costituzionale. I fattori della costituzione vivono invece nella loro reale efficienza, sono descritti come essi di fatto funzionano e non come la legge scritta vorrebbe farli funzionare. In questo istante a me viene in mente il titolo di un solo libro The English Constitution di Walter Bagehot, tale da potere star a pari di quello del Mosca per vivacità di descrizione e per forza di penetrazione.

 

 

Nella prefazione alla seconda edizione egli riconosce di aver attribuito alla formula parlamentare la responsabilità di un certo numero di inconvenienti, che una maggiore esperienza della vita politica gli ha insegnato avverrebbero sotto qualunque altra forma di governo. Ma questa che egli fa non è una critica al suo libro. Sta di fatto che fino a quel giorno non era stato scritto e dopo di allora non fu pubblicato nessun volume che, meglio di questo suo, studiasse nella sua realtà effettiva quella che è la costituzione politica nostra; per costituzione politica non intendendo soltanto il funzionamento del gabinetto e del parlamento, ma quello altresì dei ministeri, della polizia, dell’insegnamento della magistratura, dell’esercito, ecc. Chiunque voglia farsi una solida coltura politica non potrà, per lunghi anni, non ricorrere, oltre agli Elementi di scienza politica, a questa Teorica dei governi e governo parlamentare del Mosca. E quando anche, per il trascorrere del tempo, e per la mutazione dei sistemi di governo, il libro del Mosca non potrà più pretendere di raffigurare la realtà politica esistente, esso rimarrà sempre la migliore rappresentazione, comparsa dal 1880 fino a oggi, dell’effettivo funzionamento della costituzione politica italiana nel tempo che corse tra il periodo della formazione del regno e l’avvento del suffragio universale.

 

 

II. Gli strumenti logici di V. Pareto

 

Forse è già cominciato il periodo, nel quale si può procedere ad una revisione dell’importanza del contributo fornito da Vilfredo Pareto al progredire della scienza. Non tutte le sue concezioni appaiono ora così certe come l’autore aveva creduto e la insistenza del Pareto sul carattere che devono avere le ricerche scientifiche probabilmente incontra oggi minori consensi che non nell’epoca nella quale egli incominciò a scrivere questa somma del suo insegnamento.

 

 

Resta fermo, in ogni modo, che il Trattato di sociologia generale del Pareto costituisce una pietra miliare nella storia della scienza sociologica e che gli editori, i quali hanno coraggiosamente ripubblicata un’opera di tanta mole (Trattato di sociologia generale, seconda ed. in 3 voll. di pp. CXVII – 431, 540, 673, Barbera, Firenze), meritano di essere incoraggiati dal più largo consenso degli studiosi.

 

 

Questa seconda edizione della celebrata opera costituisce in massima una ristampa della prima edizione, la quale si era rapidamente esaurita. La morte del Pareto impedì che il testo fosse rimaneggiato, ma sulle sue indicazioni Giulio Farina ha curato l’aggiunta di una addenda in cui il Pareto aveva tenuto conto di considerazioni e di studi fatti durante la prima stampa del volume e nell’intervallo fra questa e la seconda.

 

 

La massa dei fatti che il Pareto esamina, classifica e critica è davvero grandissima. è noto come nella utilizzazione di tutti questi fatti il Pareto si servisse di certi strumenti logici, a cui egli dava il nome di residui e derivazioni e come egli cercasse di far vedere al disotto del significato apparente, che gli uomini danno alle loro azioni, il significato reale. Questa che è l’idea direttiva della sua opera spiega la interpretazione inconsueta data a molti fatti della storia passata e contemporanea. Negli ultimi anni della sua vita l’autore attendeva ad un lavoro di verifica delle leggi esposte nel trattato alla luce degli avvenimenti europei dopo il 1914. Chi legge gli ultimi capitoli del trattato non sa sottrarsi all’impressione che il giudizio del Pareto fosse più favorevole all’ideologia dominante nei paesi tedeschi che non a quella dei paesi alleati. Sarebbe perciò oltremodo interessante che gli editori riuscissero, fra le carte lasciate dall’autore a scegliere quelle nelle quali egli certamente avrà espresso il suo giudizio sugli avvenimenti contemporanei. Sarebbe un degno complemento al grande trattato, che essi hanno voluto ridare con questa seconda edizione al pubblico italiano.

 

 

Torna su