Opera Omnia Luigi Einaudi

Cronaca economico-finanziaria

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 15/11/1899

Cronaca economico-finanziaria

«La Riforma Sociale», 15 novembre 1899, pp. 1124-1128

 

 

 

La incertezza politica — Le variazioni di miglioramento e di peggioramento nella situazione monetaria — la tendenza al rialzo delle Borse ed i freni che le sono imposti.

Le Borse in questo mese ebbero un andamento incerto e oscillante in causa della guerra che si combatte nell’Africa australe.

Alla incertezza la guerra attuale contribuisce in misura tutta sua speciale sopratutto per la impossibilità di ottenere subito notizie intorno all’andamento delle operazioni militari. Si tratta qui infatti di una guerra combattuta in territori lontani, dove le comunicazioni sono lente e difficili e donde le notizie giungono con grandissimo ritardo di parecchi giorni. E giungono inoltre attraverso ad un’unica fonte, quella inglese, che possiede tutti i siti telegrafici delle regioni che circondano, come in una morsa di guerra, l’Orange ed il Transvaal.

D’altra parte si deve notare che la guerra ha esercitato sui mercati finanziari un’influenza la quale si estrinseca più nella tendenza generale di depressione e di aspettativa impressa a tutti i corsi, che non nelle oscillazioni momentanee della quotazione all’annuncio della disfatta inglese a Ladysmith e dell’avanzarsi dell’esercito boero.

Egli è che l’influenza della guerra boera fu scontata tutta al principio dalla guerra. La Borsa ha calcolato i sacrifici che la guerra avrebbe imposto alI’Inghilterra, ed in corrispondenza a questi ha depresso i corsi del consolidato. Ma in seguito nessun nuovo ribasso avvenne a causa della disfatta di Ladysmith, perché le Borse inglesi sono illimitatamente fiduciose nel valore delle loro truppe e non dubitano punto della vittoria finale delle armi britanniche.

Tutt’al più la disfatta di Ladysmith ha reso più tese le situazioni del mercato monetario, in quanto ha accresciuto, come vedremo, le probabilità di nuove richieste di denaro da parie del Governo inglese.

Insomma non si può affermare che la guerra anglo-boera sia. stato uno di quegli avvenimenti politici che noi di rado sono il fattore più importante delle variazioni dei corsi di Borsa. Qualche volta accade che la vita di una nazione sia quasi sospesa all’avvenimento politico; che dall’aiuto di una guerra, dalla vittoria di un partito, dalla mutazione nella forma di governo dipenda la prosperità o l’abiezione di un paese. Allora è evidente che l’avvenimento politico acquista l’importanza di fattore determinante dalle vicende di Borsa, e queste sono sempre intente a scrutare l’avvenire ed a trarre argomento dei minimi fatti della cronaca civile o militare per operare delle variazioni nei corsi dei valori.

Così non fu della guerra sudafricana per i varii motivi che abbiamo già esposto, ed anche perché nella prima quindicina di novembre altri avvenimenti pacifici vennero a controbilanciare l’influenza, di solito deprimerne, della campagna militare contro i Boeri. Essi sono: il convegno di Potsdam fra lo Czar e l’imperatore di Germania preludiale ad un’intesa nelle questioni d’Oriente; la convenzione di Samoa, che toglie una causa di attriti incessanti fra l’Inghilterra e la Germania; le accoglienze festose che si preparano all’imperatore Guglielmo quando questi andrà in Inghilterra a visitare la regina Vittoria; la convenzione anglo-cino-americana, la quale garantisce la politica della porta aperta e l’espansione sempre maggiore delle industrie e dei commerci anglo-americani; la neutralità del. Portogallo che garantisca dalle complicazioni internazionali a proposito della baia di Delagoa.

Tutti questi avvenimenti hanno contribuito a dissipare l’influenza deprimente che la critica situazione delle truppe inglesi nel Natal ed il prolungarsi della guerra non avrebbero mancato di esercitare sui mercati finanziari.

Ma se la guerra anglo-boera non ha esercitato una grande influenza sul mercato finanziario, la sua influenza è stata notevole sul mercato monetario.

Nella realtà in questo mese non sono avvenute variazioni nel saggio ufficiale dello sconto, eccetto in Italia dove la Banca ha elevato l’interesse sulle anticipazioni sopra titoli, valori e sete al 5% oltre la tassa governativa di un centesimo per mille al giorno.

Ma l’aumento dello sconto in Italia non è altro se non che la ripercussione dei rialzi che si sono operati in Europa nel mese scorso. L’Italia costituisce infatti come un mercato chiuso dalla barriera dell’aggio e dalla circolazione cartacea a corso forzoso; e su questo mercato chiuso si ripercuotono solo dopo un certo tempo le oscillazioni che avvengono in Europa sul mercato monetario.

Attualmente il saggio dello sconto nei seguenti paesi è rappresentato dalle cifre del seguente specchietto :

 

  Saggio ufficiale della Banca Mercato libero
Londra

5

Parigi

3

3

Berlino

6

5

Amburgo

                  —

5⅛

Francoforte

Amsterdam

5

4⅞

Bruxelles

5

Vienna

6

Madrid……………………….

4

3

Altre città spagnuole

3

Pietroburgo

Lisbona………………………

                 5½

5

Ginevra

6

Copenaghen

6

6

Stoccolma

6

6

Cristiania

                      6½

9

Bombay

7

Calcutta

7

 

L’andamento del mercato monetario nel presente mese si può distinguere in due periodi. Il primo di alleggerimento ed il secondo di nuova restrizione. Nella seconda quindicina di ottobre si fecero sentire gli effetti dei rialzi generali del saggio dello sconto in tutte le maggiori Banche europee, effetti consistenti nell’accrescersi delle riserve metalliche ed in maggiori disponibilità monetarie.

Prendendo ad esempio la Banca d’Inghilterra, noi avevamo lasciato l’incasso a 21.113.000 lire sterline, e la proporzione della riserva agli incassi, scemata da un massimo di 52⅛% ad un minimo di 40¼%.

II giovedì 19 ottobre la riserva metallica era già cresciuta a 21.520.000 lire sterline e la proporzione sua percentuale dal 40¼ al 41½%.

Giovedì 26 la riserva metallica era cresciuta ancora a lire sterline 22.527.000, e la proporzione agli impegni al 44⅜% con un miglioramento notevolissimo di 2⅞ puniti in pochi giorni.

A questo, punto comincia un nuovo movimento di regresso. Le correnti monetarie che avevano affluito alle casse della Banca, in seguito alla politica dello sconto alto, cominciano nuovamente ad affluire.

Il giovedì, 2 novembre, la riserva è scemata a lire sterline 21.598.000 e la proporzione agli impegni correnti è scemata pure al 44%.

Finalmente il giovedì, 9 novembre, la riserva è discesa ancora più a 20.750.052 lire sterline e la proporzione agli impegni è del 42 32%.

Il nuovo restringimento monetario è dovuto ad una serie di circostanze, fra. le quali meritano speciale menzione: l’inasprirsi ed il continuare della guerra anglo-boera, il che fa sì che il mercato monetario teme nuove domande dal Governo inglese, non pago delle somme richieste alle Casse di risparmio; il pagamento di una rata del prestito di lire sterline 1.000.000 del Governo giapponese; i bisogni ripetentisi della Russia la quale ora vuol negoziare un nuovo grosso prestito; le previsioni di ritiro d’oro da parte degli Stati Uniti; le previsioni di un prestito del Governo spagnuolo; i continui appelli ai capitali delle industrie in tutti i paesi del mondo, ma specialmente in Germania, ecc.

In corrispondenza a questo movimento è anche aumentato il prezzo del denaro sul mercato libero.

Noi lo avevamo lasciato il mese scorso a Londra per le cambiali a due mesi al 5%. Col miglioramento del mercato monetario, anche il saggio dello sconto era scemato al 3¾; per cento il giorno 27 ottobre; ma col ritornare della restrizione monetaria, di nuovo il saggio dello sconto era aumentato fino al 4% per cento II giorno 10 ottobre.

Malgrado le incertezze politiche e le difficili condizioni del mercato monetario, non si può affermare che i mercati finanziari abbiano continuato a dar segno di quella debolezza che li aveva caratterizzati nel mese precedente.

Anzi, si può dire the essi sono rimasti abbastanza fermi, ed in taluni casi con tendenza al rialzo, specie per i titoli di Stato.

Il che significa forse che i capitali, sfiduciati dai titoli bancari ed industriali, oramai giunti a corsi elevatissimi, preferiscono ritornare ai valori di Stato a reddito fisso, e che questi avrebbero una naturale tendenza al rialzo, la quale è ora raffrenata, come si disse, dall’incertezza politica e dalle difficoltà monetarie.

 

 

Lo specchietto seguente prova la relativa fermezza dei corsi dei titoli di Stato:

 

Borsa di Parigi.

Ottobre 14

21

28

Novembre 4

11

5% perpetuo franc.

100.30

100.35

100.50

100.17

100.20

3½%

102.32

102.62

102.62

101.75

102.12

Italiano

91.40

92.55

93.15

92.92

93,22

Esteriore Spagnuola

60.75

61.90

62.32

64.70

65.70

Portoghese

24.80

24.65

24.50

25.00

24.80

Russo

87.00

87.75

87.30

87.00

87.00

Turco

21.95

22.05

22.05

22.07

22.02

Borsa di Londra.

Consolid. inglese 2 3/4 %

103 15/16

104 5/16

104 1/4

104 1/8

103 3/4

Borsa di Berlino

Cons. pruss. 3½%

97.90

97.80

97.80

98.00

98.20

Rend. italiana (fine mese)

91.70

92.50

93.00

92.75

92.80

Borsa di Vienna.

Rend. austriaca oro

116.20

117.20

117.75

117.40

117.00

Rend. austr. carta

98.10

99.55

99.52

99.65

99.80

 

Nella Borsa di Londra i Consolidati in rialzo, dapprima alla nuova delle vittorie di Glencoe, hanno piegato lentamente dopo la battaglia disastrosa di Ladysmith e l’allargarsi della convinzione che nuovi e gravi sacrifici saranno necessari per ricuperare il terreno perduto.

Ma alla Borsa di Parigi i valori hanno tenuto un miglior contegno, favoriti dalla circostanza che in quella Borsa, per le migliori condizioni monetarie, la naturale tendenza al sostegno poteva esplicarsi con maggiore vigoria.

Il 3 °/o perpetuo francese, il quale il 14 ottobre si trovava a 100,30, chiuse a 100,20 in leggera diminuzione, specie dopo il rialzo a 100,50 del 28 ottobre.

Ciò dipese da che la speculazione preferì occuparsi delle Rendite estere, di cui le favorite furono l’Italiana e l’Esteriore spagnuola.

L’Italiano, il quale il 14 ottobre era al corso di 91 40, aumentò lino a chiudere l’il’novembre a 93 22.

Ancora più decisivo il rialzo dell’Esteriore spagnuola, la quale progredì da 60.75 a 65.70.

L’aumento è dovuto alla notizia, prima dubbia e poi confermata, che il Governo intendeva pagare integralmente il cupone della Rendita e non procedere ad alcuna riduzione d’interessi.

Il Governo spagnuolo si è appigliato a questo partito, malgrado le critiche condizioni delle sue finanze, affine di propiziarsi il mercato francese e preparare così una nuova emissione di titoli. La nuova emissione non potrebbe non influire sinistramente sul corso dei titoli: ma intanto la Borsa di Parigi ha pigliato negli utili le promesse che non si ridurranno gli interessi, e l’ha salutata con un rialzo.

 

 

Anche in Italia si nota la tendenza, compressa bensì, ma balzante fuori in guisa quasi irresistibile al sostegno nei titoli di Stato. Ecco il solito specchietto:

 

Ottobre 14

21

28

Novembre 4

11

Rendita italiana

98.65

99.175

99.575

99.35

99. 375

Azioni. Banca Italia

929

930

935

912

901

Azioni Ferr. merid.

711

724

723

717

718

Azioni Ferr. mediterr.

543

544

544

539

5S7

Banca Commerciale

693-4

682

701

692

651

Credito Italiano

598

596

617

601

601

Banco Sconto e Sete

211

212

213.50

204

206

Cambio su Francia

107.40

107.225

107.025

106.80

106.60

Anche in Italia si osserva la tendenza opposta a quella prevalente mesi fa, ad abbandonare i titoli bancari ed industriali e ad accorrere verso i titoli di Stato.

Quelli hanno raggiunto quotazioni tali da scontare tutte le probabilità di futuri guadagni e da ridurre al saggio consueto i dividendi. Questi, oltre al presentare maggior sicurezza, offrono oggi un interesse non tanto inferiori; a quello dei titoli industriali.

Ciò che stupisce è come molti altri titoli di Stato, come ad es. le obbligazioni ferroviarie, non abbiano seguito la Rendita nel suo movimento ascensionale. Essi presentano altrettanta sicurezza, se non maggiore, e più forti probabilità di guadagno a causa delle estrazioni a cui vanno soggetti.

Ostacola l’incremento dei corsi dei titoli di Stato la diminuzione dell’aggio il quale si indebolisce ogni giorno più.

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