Opera Omnia Luigi Einaudi

Decreti-legge agrari

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 30/08/1922

Decreti-legge agrari

«Corriere della Sera», 30 agosto 1922

Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), vol. VI, Einaudi, Torino, 1963, pp. 800-801

 

 

 

Il ministero Facta, il quale pareva risoluto a non emanare decreti legge, sta facendo una eccezione. Naturalmente, la eccezione è fatta a pro degli elettori del più forte partito di governo e di quello che si dà l’aria di difensore delle basi attuali costituzionali del governo parlamentare: il partito popolare. Dice l’on. Bertini che col 31 agosto scadono i decreti i quali autorizzano i contadini ad occupare i terreni altrui; che se quei decreti non fossero rinnovati, i proprietari pretenderebbero di rientrare nel possesso della roba loro. E siccome ciò sarebbe uno scandalo agli occhi di don Sturzo e c’è un disegno di legge, cosidetto del latifondo, approvato dalla camera, il quale, mutato nomine, autorizza le occupazioni temporanee, così, in attesa che il senato si rassegni a ratificarlo, si deve fare un bel decreto legge che proroghi le facoltà dell’occupazione per l’anno agrario 1922-23. Se ciò non si facesse, nascerebbero agitazioni. Il motivo addotto per far cosa contraria alla costituzione e per ridare l’aire al sistema dei decreti legge, dimostra quanto in basso sia discesa l’arte di governo. Non solo si tenta di abdicare dinanzi a scioperanti veri e proprii; non solo ci si decide ad applicare la legge contro ferrovieri e postelegrafonici colpevoli di abbandono di ufficio solo quando si ricevono spintoni da tutte le parti e non si può fare a meno di dimostrarsi energici; ma si creano, quando non ci sono, agitazioni nelle masse agricole per trarne argomento a perpetuare uno stato di sommovimento e di malcontento, da cui si sperava di essere finalmente usciti. Si sa come sorgono le agitazioni gradite a don Sturzo. Al ministro d’agricoltura, suo accolito, si fanno pervenire a fasci telegrammi da tutte le cooperative siciliane e romane aderenti al partito popolare ed occupatrici di beni altrui. Se le cooperative stanno zitte, perché si sono bonariamente messe d’accordo col proprietario o con l’affittuario, si mandano organizzatori e si mobilizzano parroci, perché i telegrammi non siano dimenticati. Così nasce l’agitazione; così si rende manifesta la necessità della proroga.

 

 

Meno male che sinora sembra che il consiglio dei ministri non abbia approvato altresì la proroga dei contratti agrari per tutta Italia. Questa sarebbe, per l’agricoltura, un malanno peggiore ancora di quello dell’occupazione delle terre altrui, che è una malattia ristretta a talune plaghe d’Italia. Invece la proroga dei contratti agrari, come fu tante volte dimostrato su queste colonne, è un fierissimo colpo portato alla produzione agraria ed alla pace sociale di tutta Italia. Al postutto, popolari ed agrari, nel passato ministero Facta, si erano messi d’accordo su un disegno transattivo. Questo disegno, se non erriamo, si trova dinanzi alla camera. Perché si vuole anticipare il giudizio del parlamento? Perché il potere esecutivo deve arrogarsi la facoltà di tornare a scatenare, come molti sostengono, la guerra sociale in province in cui i rapporti tra proprietari e contadini erano diventati nuovamente normali?

 

 

La verità è che si vuole rifare il piedestallo agli agitatori professionali popolari, la cui base veniva meno. Costoro non possono vivere se non attizzando il fuoco tra le parti interessate nel patto colonico. Dovere del governo sarebbe appunto quello di non intervenire con atti di imperio a favore di una delle parti, o meglio dei suoi sedicenti difensori. Se, qua e là, inconvenienti ci saranno, se qualche caso pietoso sarà posto in luce, se qualche contrasto veramente serio scoppierà, bastano i metodi soliti di pacificazione e di intermediazione sociale. Perché non dovrebbe essere sufficiente l’opera mediatrice di sindaci, prefetti, cattedratici ambulanti a dirimere controversie, le quali, in sostanza, hanno carattere tecnico e sono già state risolute pacificamente le mille volte in questi ultimi tempi?

 

 

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