Opera Omnia Luigi Einaudi

Gli italiani nell’Argentina

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 27/06/1898

Gli italiani nell’Argentina

«La Stampa», 27 giugno 1898

 

 

 

Una delle mostre più importanti e più interessanti per tutte le classi delle popolazioni dagli uomini di Stato e dagli studiosi agli operai ed ai contadini è raccolta nella Esposizione torinese in un libro. Può sembrare strano che in un libro si raccolga una mostra intiera: ma chi si indugi alquanto nelle gallerie degli italiani all’estero, dove su un lungo tavolo sormontato dalla scritta Italiani nell’Argentina, si trova squadernato in fascicoli il libro, si persuaderà di leggieri che la nostra affermazione non esprime forse abbastanza esattamente tutta la importanza del contributo fornito dagli italiani dimoranti nella Repubblica Argentina all’Esposizione torinese.

 

 

La galleria degli italiani all’estero aveva per iscopo di raccogliere le prove di tutta la multiforme opera scientifica, economica, colonizzatrice e commerciale dei milioni di italiani sparsi nelle varie parti del mondo al di fuori della patria. Data la novità dell’idea, la lontananza degli espositori, le difficoltà doganali, le spese dei trasporti, si può dire che si sia pienamente riusciti ad offrire ai visitatori dell’Esposizione un quadro fedele della espansione italiana all’estero.

 

 

Nell’Argentina dove questa espansione è giunta al suo più alto grado, dove gli immigrati italiani superano certamente il milione ed i figli di italiani formano un contingente notevolissimo dei 4 milioni di abitanti della Repubblica, dove in intiere province la maggioranza numerica degli abitanti è composta di immigrati nostri, l’appello lanciato da Torino non poteva non essere accolto con entusiasmo.

 

 

La colonia italiana nell’Argentina, la quale in ogni occasione aveva saputo dimostrare con forti sacrifici pecuniari il suo attaccamento devoto e filiale alla patria lontana, che aveva sbalordito i suoi connazionali colla entità delle somme sottoscritte ogni qualvolta una pubblica calamità aveva duramente colpito l’Italia, comprese subito l’importanza di una rassegna delle forze italiane all’estero e con iniziativa veramente americana concepì e rapidamente tradusse in atto il pensiero di un libro che l’opera degli italiani nell’Argentina rispecchiasse con fedeltà e chiarezza.

 

 

Iniziatrice della pubblicazione fu la Camera di commercio italiana all’estero, del cui Comitato sarebbe necessario, se non ci stringesse l’angustia dello spazio, riprodurre tutti i nomi a titolo d’onore. Basti ricordare che presidente del Comitato fu il comm. Francesco Ambrosetti, vice-presidente Edoardo Bergamo, e segretario il cavaliere dott. Antonio Franzoni. La Commissione ordinatrice fu composta dal benemerito ed infaticabile cav. Franzoni, già ricordato, del sig. Giacomo Grippa, dell’ing. Francesco Pasquali e del signor Pietro Vaccari. Dell’opera attiva, direi quasi febbrile di tutte queste persone, è frutto il volume, di cui ci occupiamo, intitolato: Gli italiani nella Repubblica argentina, di quasi mille pagine in-folio con illustrazioni numerose e finissime, di una esecuzione tipografica superba.

 

 

Quando si pensa che la edizione in mille copie del volume costò ai promotori la egregia somma di circa centomila lire in moneta nostra, si è tratti ad ammirare la potenza di iniziativa e di sacrificio dei nostri connazionali domiciliati nell’Argentina, i quali hanno compiuto, senza nessuna speranza di lucro personale, un’opera che nessun Governo ha mai osato neppure di tentare.

 

 

Ed è un’opera questa, in cui allo splendore dell’esecuzione tipografica e delle incisioni, corrisponde pienamente l’importanza del contenuto, sobrio, conciso, pieno di cose ed aborrente dalle parole vuote, atto in guisa mirabile a darci un’idea di ciò che abbiano compiuto i nostri connazionali nell’Argentina. Il testo è diviso in due parti.

 

 

Nella prima numerose monografie danno un’idea generale del modo con cui l’azione degli italiani è andata svolgendosi; nella seconda, intitolata: Esposizione grafica del lavoro italiano si dà le prove di quanto nella prima parte si è solamente affermato, illustrando uno per uno i vari stabilimenti italiani col testo e colle incisioni fotografiche.

 

 

Esporre anche in guisa sommaria, il contenuto di questo volume è cosa impossibile nel breve spazio di qualche colonna; riserbandomi di ritornare in seguito su alcune fra le parti che possono interessare di più, mi limiterò a descriverne a rapidi tratti la composizione. Nella parte generale Ausonio Franzoni studia le origini e lo sviluppo della collettività italiana nell’Argentina, indaga il contributo che le varie classi sociali, marinai, contadini, operai, professionisti, insegnanti, letterati, impiegati, giornalisti, artisti, commercianti e banchieri hanno dato alla emigrazione italiana.

 

 

Lo svolgimento storico delle Società italiane di beneficienza, di mutuo soccorso, di tiro a segno, le varie manifestazioni degli italiani per avvenimenti lieti o funesti della patria d’origine e di adozione, le Esposizioni locali hanno adeguato trattamento. Lo stesso Franzoni, in un capitolo che dovrebbe essere meditato dai nostri commercianti ed industriali, studia i rapporti commerciali dell’Italia coll’Argentina, sviscera le cagioni dei mutamenti avvenuti in ogni articolo, mette in luce i danni gravissimi, apportati alla nostra esportazione, dalla disonesta condotta di alcune case italiane che nello scorso anno di scarso raccolto fecero passare per barbere vini greci o turchi, e fa considerazioni assennate e pratiche sul problema non mai risolto della nostra emigrazione. L’Ambrosetti descrive brevemente e con efficacia di territorio e la storia della Repubblica Argentina, l’ing. Pompeo Moneta, il decano degli ingegneri italiani, enumera tutto ciò che gli italiani hanno compiuto nell’ingegneria e nell’edilizia e dimostra quanto maggiore sarebbe stata la loro opera se alla intelligenza, alla sobrietà, all’audacia dei nostri connazionali avessero porto provvido aiuto i capitali stagnanti inoperosi nell’Italia. Strano contrasto fra la timidezza e la ritrosia del capitale nostro e lo spirito d’intrapresa degli italiani nell’Argentina, dei quali uno solo, il Medici, può menar vanto di ben mezzo miliardo di opere pubbliche da lui costrutte.

 

 

Giacomo Grippa dalla storia del progressivo svolgimento della nazione argentina fa zampillare, con raro acume, la necessità del sorgere continuo di sempre nuove industrie, e mette in luce come gli Italiani siano stati i primi ad approfittare di questo bisogno in misura sempre cospicua e spesso preponderante.

 

 

In una monografia, che meriterebbe attento esame dagli scienziati e dagli statisti nostri, l’avv. Giuseppe Martinoli espone in rapida sintesi il diritto argentino e la condizione giuridica, civile e politica degli Italiani nella grande repubblica americana, elevandosi infine a considerazioni interessantissime sull’avvenire della democrazia argentina, modificata dalla corrente inesausta della immigrazione italiana. Ricordo ancora le relazioni del dott. A. Boraschi sulle scuole primarie italiane del prof. Ignazio Martignotti sulle Società italiane di mutuo soccorso, di V. di Napoli Vita sui teatri ed artisti italiani, di F.C. sui Professori italiani all’Università, del Ferretti, del Paglieri, del Mogna, del Belelli, del Caminata, del Maschio, del Curzio sugli Italiani nei varii distretti dell’Argentina.

 

 

Nella parte seconda, più voluminosa, è raccolta una serie di monografie, in gran parte dovute al dott. Capello, sui singoli stabilimenti italiani nell’Argentina, sui lavori degli ingegneri, sulle imprese di navigazione, sulle case d’importazione e di esportazione, sui centri sociali dove gli italiani si raccolgono in fascio per mantenere vivo ed intatto il sentimento della loro nazionalità, come la Società italiana di Tiro a segno, il Circolo italiano e le Camere italiane di commercio ed arti, sulle Società di mutuo soccorso e di istruzione intese a riparare ai rovesci della fortuna, che troppo spesso colpiscono i nostri connazionali, anche in quei paesi nuovi, ed a conservare nei figli degli italiani, per legge considerati argentini, insieme colla conoscenza della nostra lingua, vivo e profondo il sentimento della loro origine italiana.

 

 

In tutta l’opera, vero monumento di competenza tecnica e di esposizione efficace da parte degli autori, spira un sentimento tenace e radicato di italianità e di patriottismo, di cui si sono perdute perfino le tracce nell’Italia.

 

 

Nello svolgere le pagine del volume e nel leggere gli scritti di questi nostri connazionali posti al di là dell’Atlantico, in un angolo remoto dell’America Meridionale, il lettore è assalito a poco a poco da una commozione intensa e pensosa.

 

 

Al sentimento di ammirazione e di gratitudine verso questa immensa coorte di italiani che col lavoro onesto, colla operosità continua, coll’intelligente ed audace intraprendenza hanno creato nelle pianure argentine una nuova patria, più ospitale dell’antica, ai nostri contadini dissanguati dalla miseria e dalle imposte si associa il pensiero triste della noncuranza deplorevole dei nostri governanti verso la fiumana ogni anno crescente di emigranti che salpano dall’Italia per essere condotti da sfruttatori indegni del nome di uomini in paesi dal clima micidiale e dalle abitudini schiaviste.

 

 

La compiacenza orgogliosa colla quale siamo indotti a guardare alla prosperità ed alla potenza economica ed intellettuale della nostra colonia nell’Argentina, formatasi liberamente in mezzo alla indifferenza e fors’anco all’ostilità del Governo italiano è amareggiata dal ricordo doloroso e sempre presente della follia colpevole con la quale questi stessi governanti sprecano tesori di vite e di denaro sulle sabbie infeconde e letali dell’Eritrea.

 

 

Ed un augurio ci esce spontaneo dal labbro: la Mostra degli italiani nell’Argentina ed in genere all’estero valga di salutare ammonimento alle nostre classi dirigenti e le persuada a rivolgere la loro attenzione non a sogni fantastici di conquista militare di terre inospitali, ma a tutelare, ammaestrare e sussidiare la emigrazione italiana verso quei paesi che hanno già dimostrato di saper offrire largo campo all’espandersi illimitato e libero dei nostri agricoltori, operai, commercianti, industriali e professionisti!

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