Opera Omnia Luigi Einaudi

Il nuovo programma minimo del partito socialista

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 03/09/1900

Il nuovo programma minimo del partito socialista

«La Stampa», 3 settembre 1900

 

 

 

Nel prossimo Congresso socialista di Roma si discuterà lo schema di un nuovo programma minimo. Il nuovo programma rispecchia, secondo i relatori, le tendenze, i desiderati che il partito socialista italiano può formulare ed accogliere di fronte ai problemi concreti che premono il Paese. Eccone un riassunto:

 

 

Nel campo politico il programma vuole quelle trasformazioni che conducano ad uno Stato democratico, in cui il proletario si senta realmente uguale al capitalista.

 

 

Quindi:

 

 

1)    Suffragio universale, semplice, diretto e segreto per i maggiorenni di ambo i sessi; elettorato passivo illimitato; rappresentanza proporzionale; referendum;

 

2)    Tutte le cariche eleggibili revocabili, responsabili e retribuite, e perciò abolizione del Senato, giudice elettivo, indennità ai deputati, ecc.;

 

3)    Libertà di parola, stampa, riunione, associazione anche per gli impiegati; deferimento alla Giuria di tutti i reati d’indole politica e sociale;

 

4)    Neutralità assoluta dello Stato nei conflitti fra capitale e lavoro, e quindi divieto di sostituire la forza pubblica agli scioperanti, libertà effettiva di coalizione e di sciopero e riconoscimento del diritto delle maggioranze negli scioperi;

 

5)    Eguaglianza politica e giuridica dei due sessi;

 

6)    Nazione armata; diritto di pace, guerra e trattati devoluto al Parlamento; abbandono delle conquiste coloniali;

 

7)    Stato laico;

 

8)    Decentramento politico ed amministrativo; autonomia e referendum comunale; la Polizia affidata ai Municipii nei grandi Comuni; legislazione favorevole ai servizi pubblici municipali;

 

9)    Estensione del gratuito patrocinio; istruttoria penale pubblica; abolizione dell’ammonizione e del domicilio coatto; abolizione della segregazione e delle pene detentive per gli adolescenti; libertà condizionale e condanna di prove; lavoro carcerario regolato in modo da evitare lo sfruttamento dei reclusi e la concorrenza al lavoro libero.

 

 

Nel campo economico si vuole difendere il salariato ed eliminare con leggi la concorrenza nell’interno della classe proletaria.

 

 

Perciò:

 

 

10) Limitazione e tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli; giornata normale di lavoro e riposo settimanale di almeno 36 ore consecutive; proibizione del lavoro notturno, salvo casi di pubblica necessità: abolizione del truck-system: ispettori ed ispettrici per l’applicazione delle leggi operaie, eletti dalla classe lavoratrice e stipendiati dallo Stato:

 

11) Miglioramenti della legge sugli infortuni del lavoro; riforma della Cassa pei vecchi ed inabili al lavoro; assicurazione obbligatoria operaia per le malattie ed il puerperio;

 

12) Estensione del probivirato alle campagne; giurisdizione degli arbitri sui regolamenti di fabbrica;

 

13) Concessione dei lavori pubblici, a parità di condizioni, alle Associazioni cooperative di lavoratori;

 

14) Riforma dei patti colonici a vantaggio dei lavoratori;

 

15) Libertà e difesa dell’emigrazione proletaria;

 

16) Nazionalizzazione delle industrie, dei trasporti, delle cave e delle miniere;

 

17) Espropriazione delle terre incolte, affidate a cooperative di lavoratori;

 

18) Ufficio o Ministero del lavoro, assistiti da rappresentanze elettive dei lavoratori organizzati. Nel campo amministrativo e tributario il programma vuole tutte quelle riforme ed istituzioni che elevano il valore del proletario come uomo e come cittadino, ne migliorano le condizioni come consumatore, o provvedano ai mezzi finanziari indispensabili ad altre riforme già indicate, e quindi;

 

19) Istruzione obbligatoria, laica, gratuita fino alla quinta classe elementare; istruzione complementare, parimenti obbligatoria e gratuita, per almeno altri quattro anni, e con essa istruzione professionale tecnica ed agraria; sovvenzione agli scolari poveri di vitto, vesti, mezzi di studio; Università popolari; autonomia universitaria; miglioramento ed eguaglianza delle condizioni dei maestri e delle maestre;

 

20) Sviluppo dell’igiene pubblica; redenzione delle terre incolte; lotta contro le malattie Professionali;

 

21) Trasformazione delle Opere pie;

 

22) Riforma tributaria: abolizione dei dazi di frontiera sul grano e sugli altri generi di consumo popolare; abolizione del dazio consumo e di ogni imposta indiretta: imposta unica progressiva e globale sui redditi e sulle successioni; tassazione intesa ad elidere gli arricchimenti dovuti allo sviluppo della società ed indipendenti dall’industria del proprietario; soppressione o riduzione delle spese improduttive (esercito, pensioni, burocrazia, ecc.); massimo e minimo di stipendio per gli impiegati dello Stato; riduzione degli interessi del Debito pubblico.

 

 

Come i lettori si saranno accorti, leggendo il suesposto programma, questo non accenna se non in guisa affatto secondaria ai postulati fondamentali e finali del socialismo.

 

 

Questa assenza dei postulati finali del socialismo nel programma minimo del partito corrisponde alla sua intrinseca natura.

 

 

Come spiegano i relatori, il programma minimo del partito socialista sta al suo programma massimo nei rapporti di mezzo a fine; «in ciò consiste la sua distinzione qualitativa da tutti i programmi riformisti borghesi, per i quali le riforme sono fine a se stesse, ossia soddisfano, volta per volta, ai bisogni del sentimento, eccitato dalla visione singola di questa o di quella maggiore o più evidente ingiustizia o malattia sociale, senza assalire le ragioni del male consistenti nell’organizzazione economica e politica della società umana.» Perciò il programma minimo socialista, anziché essere una elencazione di riforme, necessariamente incompleta, perché essenzialmente mutabile col mutarsi delle condizioni esteriori dell’organismo sociale, economico e politico, ha creduto di dover disegnare quelle larghe correnti di trasformazione che sono da introdursi nel corpo della vita sociale italiana al fine di organizzare ed educare economicamente, politicamente ed amministrativamente il proletariato a preparare, assumere e mantenere la gestione della società collettivizzata.

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