Il rincaro della vita. Un’iniziativa americana per un’indagine internazionale sui rimedi e sul rincaro della vita ed una inchiesta tedesca sul prezzi.
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/04/1912
Il rincaro della vita. Un’iniziativa americana per un’indagine internazionale sui rimedi e sul rincaro della vita ed una inchiesta tedesca sul prezzi.
«La Riforma Sociale», aprile 1912, pp. 289-293
Ai lettori della nostra rivista il nome del prof. Irving Fisher della Università di Yale è oramai famigliare. Autore dei classici volumi su Capital and Income, The Rate of Interest, The Purchasing Power of Money, che lo hanno messo in primissima fila tra gli economisti contemporanei, egli ha rivolto l’alacre ingegno alla soluzione di problemi attraenti dal punto di vista teorico, ma pur pressanti nella vita d’ogni giorno. Specialmente il suo ultimo volume sulla potenza d’acquisto della moneta è inspirato alla preoccupazione di trovare una risposta alla domanda: Perché la vita diventa ognora più cara? Una soluzione dottrinale del problema egli la espone; e noi ci ritorneremo sopra perché già ne parlammo (vedi Rassegna bibliografica di Gino Borgatta, fascicolo di ott.-nov. 1911, pag. 698) e perché oggi non si vuol discorrere di una soluzione teorica delle cause del rincaro dei prezzi piuttosto che di un’altra; si vuole invece parlare di una iniziativa pratica a cui le indagini dottrinali hanno dato la spinta. Il Fisher è della razza degli economisti a cui le speculazioni dottrinali non bastano. Simile in ciò a molti altri americani ed ai migliori economisti europei del periodo classico, egli dopo avere concepito la verità astratta, la vuole tradurre in realtà viva ed operosa a vantaggio degli uomini. A che prò aver concepito l’idea di un mezzo con cui arrestare la fatale e perniciosa crescita dei prezzi, quando poi l’idea sia destinata a rimanere scritta sui libri? Invece di lasciar prendere l’iniziativa dell’azione agli uomini politici, spesso indotti e ancor più spesso traviati dalle passioni di parte, l’ha voluta prendere lui.
Da circa un anno egli scrive, parla, si muove, perché un primo passo si compia per combattere il male. Egli non vuole che gli altri accettino la sua idea e aderiscano al rimedio pratico la lui messo innanzi. No. Si limita ad additare un fatto, che tutti debbono riconoscere come vero: il rincaro della vita non è un fenomeno nazionale, locale; è un fenomeno internazionale. Dappertutto la vita rincara: in Europa, in America, nell’India, nel Giappone, in Cina. Dunque internazionale deve essere lo studio delle cause, internazionale il rimedio. Ciò non esclude che ogni paese studi le cause particolari per cui il rincaro s’è, ad esempio, accentuato sul suo territorio. Anzi lo studio internazionale gioverà a fare risaltare le differenze locali. Gioverebbe, a parer mio, sapere di preciso se nelle protezioniste Italia e Germania i prezzi siano più cari e si siano elevati di più che nella liberista Inghilterra. Ne troverebbe stimolo potentissimo la lotta contro la mala pianta del protezionismo che acuisce in Italia e in Germania un male mondiale e lo rende insopportabile. Ma poiché nelle sue linee fondamentali il problema del caro viveri è problema mondiale, è utile che la ricerca delle cause sia estesa al maggior numero di paesi possibili.
Che la ricerca internazionale sia utile pochi contestano. Il Fisher ha riunito un carteggio copioso di economisti, di statisti, di uomini di Stato americani, inglesi, francesi, tedeschi, austriaci, canadesi, giapponesi, svizzeri, italiani, belgi, olandesi, danesi che hanno risposto al suo interrogatorio e che tutti plaudono all’inchiesta.
La auspicata commissione internazionale dovrebbe:
- 1) constatare i fatti;
- 2) riunire le prove delle più importanti cause di essi delle differenze internazionali;
- 3) discutere possibili rimedi.
1. I fatti. – Le statistiche dei prezzi e salari, gli indici numerici di essi fin qui pubblicati hanno avuto uno scopo assai limitato, e non solo non sono destinate ne` atte ad indicare il movimento di tutto il mondo civile, ma in genere sono limitate ai prezzi all’ingrosso, e sempre abbracciano una limitata porzione dei prezzi e salari d’ogni paese.
Questi numeri indici quindi costrutti con metodi, estensione ed in luoghi diversi non sono tra loro paragonabili; e uno studio completo dei fatti dovrebbe abbracciare le differenze tra i vari paesi e tempi, per ciò che riguarda: a) il potere d’acquisto dell’unità monetaria, b) il potere d’acquisto dei redditi, specialmente salari. Due specie di poteri d’acquisto che non sempre si muovon assieme. Se l’aumenta dei prezzi dei beni, che coi salari si acquistano, è maggiore dell’aumento dei salari, è chiaro che non vi sarà non solo una diminuzione del potere d’acquisto nella moneta, che vi sarebbe anche nel caso in cui prezzi e salari aumentassero ugualmente, ma una diminuzione nei “salari reali”.
Basta la possibilità di accertare fatti così essenziali a giustificare la proposta commissione, che potrebbe portarvi luce non poca, spesso anche solo utilizzando intelligentemente tutto il materiale statistico che già esiste disperso in molti paesi.
2. Le cause. – La Commissione avrà pure dinanzi questi due problemi: a) spiegare la diminuzione del potere d’acquisto dell’unità monetaria, b) spiegare i mutamenti nel potere d’acquisto totale dei redditi, specialmente salari. Il primo è il problema dell’aumento dei prezzi e comprenderà essenzialmente: 1) uno studio della moneta; 2) uno studio dei beni, includenti il primo lo studio della produzione dell’oro, sviluppo del credito (checks, biglietti di banca allo scoperto, girate di cambiali, ecc.) e velocità di circolazione della moneta; e l’altro uno studio delle condizioni della produzione generale, trasporto, quantità del traffico dei prodotti agricoli minerari ed industriali. Il problema b) riguarda invece i fattori che influenzano l’offerta mondiale di cibi e altre merci di consumo della gran maggioranza dei consumatori, come pure i cambiamenti nel tenor di spesa, la concentrazione della popolazione nelle città, ecc.
3. I rimedi. – Si presentano questi due altri principali problemi: a) quello di prevenire le oscillazioni nel potere d’acquisto dell’unità monetaria (per es., per mezzo di una legislazione monetaria o bancaria), b) e di aumentare o impedire quant’è possibile ogni diminuzione del potere d’acquisto dei salari, combattendo la denutrizione e l’indebolimento della produttività industriale degli operai.
Naturalmente le ricerche della commissione non vincoleranno le nazioni ad adottare certi rimedi che possano emergere opportuni: esse intenderanno solo ad esprimere le conclusioni scientificamente più attendibili in base ad uno studio complessivo e rigoroso del fenomeno. Se le conclusioni porteranno a qualche piano che appaia attuabile con accordi internazionali, non si sa perché l’appoggio dei poteri politici non debba, almeno in parte, concorrervi.
È opportuno che la Commissione sia internazionale, perché internazionali sono i problemi da studiarsi: non si possono attendere le investigazioni individuali di alcune nazioni per farne un confronto internazionale: è inconcludente e assurdo per una singola regione o anche Stato, sulle basi della sola esperienza propria, discutere l’aumento mondiale del costo della vita come lo sarebbe per un villaggio marino discutere del salire della marea dinanzi a lui.
Inoltre, la commissione dev’essere ufficiale, essenzialmente per aver assicurati i fondi che sono indispensabili ad un sì ampio studio e che certo non sarebbero posti a disposizione da una persona o istituzione privata: inoltre una commissione ufficiale può aver mezzi e materiali e influenza che privati difficilmente avrebbero.
Il lavoro della commissione dev’essere accentuato in pochi attivi competenti che operino in corrispondenza e colla cooperazione delle locali agenzie statistiche dei vari governi secondo un piano approvato dalla commissione. Ed una conseguenza desiderabile del lavoro della commissione potrebbe essere che si stabilissero uno o più uffici permanenti per continuare questi studi e la raccolta di questi dati statistici.
E particolarmente opportuno appare il momento di creare una tale commissione, per l’interesse internazionale volto al problema del rincaro e nelle sfere scientifiche e nella quotidiana vita delle classi popolari, degli uomini politici e degli uomini d’affari, come lo indicano l’abbondante letteratura privata ed ufficiale, che negli ultimi anni vi è stata dedicata, per non parlare delle inchieste, movimenti di protesta, ecc. che dal rincaro stesso furono determinate.
Tra le numerosissime lettere d’adesione che, come dirò più sotto, furono dagli economisti di tutta il mondo inviate al Fisher, qualcuna ha aggiunto osservazioni e suggerimenti che non sembra inutile brevemente ricordare. Il prof. Marshall crede assai difficile un’inchiesta sui salari e bilanci famigliari che assuma la desiderata ampiezza, e non gli sembrano molto omogenei gli elementi onde si compongono i correnti indici generali dei prezzi. Perciò egli limiterebbe l’inchiesta internazionale scegliendo le più rappresentative merci del consumo generale del mondo: la lista di esse deve esser piuttosto corta e comprendere le merci di largo consumo e mercato. Tale indice non potrà essere che approssimativo (crude), più forse dei migliori noti index–numbers nazionali; ma esso sarà semplice e preciso e intelligibile alle classi operaie delle Nazioni più avanzate, alle dirigenti nelle altre. Solo su tale semplice e precisa base il Marshall crede possibile sperare, se caso è, di addivenire alla determinazione di un tipo (standard) monetario artificiale inconvertibile che eviti almeno in parte le oscillazioni (e le loro conseguenze) del valore delle attuali monete metalliche.
Il prof. E. Mahaim, di Liegi, dice con precisione e concisione: 1) il programma delle ricerche dev’essere formulato fin da principio colla massima precisione. Si dovrà ben definire il “costo di vita” ed i “salari”, senza di che vi si farà rientrare ogni cosa e l’inchiesta s’eternizzerà; 2) valore e buon successo della Commissione dipendono dalla sua composizione.
Si vuole un’opera scientifica. I governi non fanno della scienza, ma della politica, spesso nel peggior senso della parola; badate che questa non faccia male a quella.
Infine, tra gli altri, il compatriota del Fisher, E. W. Kemmerer, anch’egli aderendo ed osservando come molti fatti poco noti rendano più importante il problema e che è naturale ed opportuno che conferenze internazionali si occupino dell’attuale aumento dei prezzi, come numerose conferenze internazionali furono tenute in occasione della discesa generale dei prezzi tra il 1873 ed il 1896, riconferma l’opportunità della commissione internazionale rilevando che quanta più ampiamente la questione è studiata e conosciuta, anche se non si escogitano rimedi specifici, tanto più potranno esser previsti ed evitati i pericoli che nasconde, e che la probabilità dell’intensificazione della già enorme produzione mondiale di oro rende più grave ed urgente il problema.
L’iniziativa del Fisher non è rimasta allo stadio di proposta simpaticamente veduta da uomini di scienza. Negli Stati Uniti il senatore Crawford ha presentato al Senato un bill nel quale si propone di autorizzare il Presidente a nominare i rappresentanti della Confederazione nella commissione internazionale di studio. La commissione si intenderà costituita appena siano nominati i delegati di 5 Stati. Il bill stabilisce che siano bilanciati 100.000 dollari per il funzionamento della commissione. Gli Stati Uniti nominerebbero tre commissari scelti tra i principali economisti e statisti del luogo. Con praticità americana il bill vuole che l’assegno fatto ai commissari (5.000 dollari all’anno durante il tempo dell’effettuato lavoro) sia soppresso dopo due anni, abbiano o no i commissari dato termine al loro studio.
Il Presidente Taft è favorevole al progetto, e ne ha fatto argomento di invito nell’ultimo suo messaggio al Congresso. Parecchie camere di commercio americane si sono pronunciate in suo favore. In Italia la proposta del Fisher ha già trovato favorevole accoglienza in coloro che dirigono gli uffici di statistica. Nell’incartamento messo insieme dal Fisher si legge una lettera dell’on. Nitti al prof. Montemartini, direttore generale della statistica e del lavoro, in data ottobre 1911, in cui si accetta l’idea delle indagini internazionali ed a facilitarle dispone per la raccolta dei dati statistici relativi all’Italia, ed un’altra lettera del Montemartini al Fisher in cui annuncia l’inizio delle ricerche italiane e plaude alla proposta di indagini internazionali. Gli on. Nitti e Montemartini sono degni di lode per la prontezza con cui hanno accolto le idee fondamentali del Fisher. Gioverà che l’opinione pubblica li aiuti e li sproni al raggiungimento della meta. In Italia parecchie indagini furono fatte, a Milano, a Torino, a Napoli ed altrove, sul rincaro della vita; e le indagini fatte condussero anche talvolta a proposte concrete. Gioverà assai che la indagine sia portata in un campo più vasto. Solo a questo patto si potrà vedere a fondo nel terribile problema. Non è probabile che stavolta si riesca ad un accordo sulle cause e tanto meno ad un’intesa internazionale sui rimedi. Non monta. Non c’è iniziativa grandiosa, come questa indubbiamente è, la quale possa colpir subito nel segno. Gioverà frattanto a qualcosa: a centralizzare le informazioni, a vagliarle, a confrontare le opinioni avverse ed a ridurle a poche essenziali. Quanto ai rimedi, si vedrà che molti, specialmente quelli proposti dai politicastri da strapazzo, cadranno in fondo senza speranza di trovar mercé. Rimarranno pochi provvedimenti a contrastarsi il campo. Un po’ per volta si formerà un comune compenso di opinioni; e forse dalla generazione ventura, tra qualche decina d’anni, il problema potrà essere risoluto.
Non piccolo vanto del Fisher sarà di aver segnato la via al raggiungimento della meta.