Opera Omnia Luigi Einaudi

La diffusione della peste

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 29/08/1899

La diffusione della peste

«La Stampa», 29 agosto 1899

 

 

 

La presenza della peste in Oporto, quantunque i casi finora non siano numerosi, ha eccitato un grande allarme, non solo nel Portogallo, ma anche in molte altre nazioni che hanno rapporti commerciali col Portogallo. Se ne è commossa sopratutto l’Inghilterra; e la stampa inglese va vomitando fuoco e fiamme contro il Governo spagnuolo, che è ricorso all’antiquato metodo della quarantena per premunirsi contro la introduzione della peste sul suo territorio.

 

 

Secondo i giornali inglesi, tale provvedimento sarebbe parso giustificato nel medioevo, ed avrebbe potuto essere adottato ancora venti anni fa. Ma la credenza nell’efficacia della quarantena è oramai stata sfatata dalle ricerche dei moderni epidemiologisti, e nessun paese civile dovrebbe ora tentare in pratica di applicare quelli che sir John Simon ha efficacemente detto essere i suoi vantaggi astratti.

 

 

Una protezione completa contro le epidemie, introdotte di oltremare, può essere ottenuta soltanto con una rigida vigilanza esercitata dalle Autorità marittime, le quali dovrebbero visitare qualunque nave in arrivo dai paesi infetti.

 

 

Se un caso di peste viene trovato su una nave, il paziente deve essere mandato al lazzaretto del porto di arrivo e la nave deve essere disinfettata.

 

 

I passeggeri sani possono andare alle loro destinazioni, dopo di avere dichiarato dove si recano. Gli ufficiali medici delle città di destinazione devono venire avvisati telegraficamente del loro arrivo e devono tenerli in osservazione fino a che ogni rischio sia scomparso. In Inghilterra, nelle due ultime epidemie coleriche, moltissimi furono i casi di importazione della terribile malattia, ma neppure uno si diffuse perché si adottarono i provvedimenti ora descritti. Con le convenienti precauzioni ogni caso di peste deve estinguersi da sé come un fiammifero si estingue quando cade su un lucido pavimento di mattonelle.

 

 

La quarantena, invece, produce un falso sentimento di sicurezza, laddove invece la sicurezza non esiste. Essa può evadersi, e si evade continuamente, col contrabbando, spesso per i fastidi che essa impone ai viaggiatori.

 

 

Non vi è probabilmente nessun caso in cui la malattia non sia comparsa appunto in quei luoghi da cui la si voleva mantenere lontana. Le perdite inoltre che la quarantena infligge ai viaggiatori ed ai commercianti sono gravissime.

 

 

Oramai può ritenersi come accertato che la peste è prodotta dall’introduzione nel corpo di un bacillo per la prima volta identificato dal professore Kitasato del Giappone. Questo bacillo è saprofitico; ossia è capace di vivere e moltiplicarsi in mezzo a varie forme di immondizie, oltreché nel corpo animale. Esso è rigettato dal corpo del malato in vari modi, e può per un tempo incerto vivere nelle immondizie, aspettando l’occasione di entrare in un altro corpo.

 

 

In questo solo modo la sudiceria produce la peste, perché, cioè, essa offre modo al bacillo di vivere e di moltiplicarsi. Non vi è dubbio che questo terribile bacillo può vivere in mezzo ai vestiti. Da Londra nel XVII secolo, il bacillo si sparse nei villaggi vicini per mezzo di un campionario da sarto.

 

 

Il bacillo della peste, come ogni altro, si sviluppa più facilmente nelle persone deboli che nelle forti. Siccome la presenza della sporcizia è indice di un basso tenore di vita, è probabile, e anzi certo, che gli abitanti di case sudicie siano i primi ad essere attaccati dalla peste. È probabile anche che il bacillo della peste abbia trovato modo di svilupparsi nel Portogallo perché le sue condizioni sanitarie sono poco buone. Anche nella Spagna le condizioni sanitarie non devono essere ottime, se si pensa che alcuni anni fa il colera vi si poté sviluppare rapidamente e menarvi terribile strage. Ciò può favorire lo sviluppo della peste nella penisola iberica ed in quegli altri paesi dove domina la sporcizia. I paesi puliti hanno meno da temere qualora si adottino i necessari metodi di isolamento e di disinfezione di tutti i casi sospetti.

 

 

Un medico inglese, il signor Herbert Birdwood, che, avendo dimorato parecchio tempo a Bombay, ha una grande famigliarità colla peste, ha notato che essa si diffonde seguendo la linea delle grandi strade commerciali. Fu questo anzi uno dei principali motivi che indusse ad adottare il sistema della quarantena. Ma è chiaro che il movimento delle persone e delle cose, impedito in un punto, si manifesterà clandestinamente in un altro. Quando scoppia la peste, il rimedio migliore è l’isolamento della persona infetta, non la detenzione della sana.

 

 

Negli ultimi anni un nuovo potente rimedio contro la peste è stato ritrovato: la inoculazione preventiva del siero contro la peste. Questo rimedio dovrebbe essere adottato in ogni località infetta allo scopo di rendere refrattari alla malattia tutti coloro che ne potrebbero essere colpiti.

 

 

Il rimedio non è ancora stato sperimentato in modo da dichiararne assoluto il valore e non si sa quanto tempo possa durare la sua efficacia per l’uomo comune. Finora nell’India i medici sono stati troppo occupati a curare la malattia nei numerosi casi in cui si manifesta per potere adottare su larga scala dei provvedimenti profilattici preventivi. Sarebbe da augurarsi che nel Portogallo, paese civile dove i medici abbondano, rispetto alla popolazione, più che nell’India, si facessero degli esperimenti su questa efficacia del siero. Un medico russo sembra sia già partito per Oporto con 2000 fiale del siero provveduto dalla Società russa contro la diffusione della peste. Se i suoi lavori gioveranno alla scienza, si potrà dire che la peste nel Portogallo, in mezzo ai molti mali, avrà anche prodotto qualche beneficio.

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