Opera Omnia Luigi Einaudi

La predica della domenica (V)

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 19/02/1961

La predica della domenica (V)

«Corriere della Sera», 19 febbraio 1961

Le prediche della domenica, Einaudi, Torino 1987, pp. 15-18[1]

 

 

 

«Lungaggini burocratiche» – «carte e documenti a non finire» – «silenzio e ritardo nel rispondere» – ecco qualcuna delle critiche rivolte alla burocrazia! Il silenzio dell’amministrazione ha talvolta motivazioni inaspettate: come quando, tant’anni fa, essendomi lagnato con Nitti, ministro d’agricoltura in un gabinetto Giolitti (1911-14) di non avere ricevuto risposta ad una mia petizione, seppi che non era consuetudine rispondere alle richieste redatte «su semplice cartolina postale».

 

 

Per lo più tuttavia le cosidette «lungaggini burocratiche» hanno soltanto un rapporto indiretto con la buona volontà dei funzionari ministeriali. Credo di essere colui che, scrivendo articoli in questo giornale innanzi alla prima guerra mondiale, aveva tentato di divulgare la parola scissiparità per definire la tendenza, non tanto nei ministeri, recati da Cairoli nel 1878 da nove a dieci, da Crispi nel 1889 da dieci a undici e da Giolitti nel 1912 a dodici, quanto nelle direzioni generali a gonfiare sia per numero sia per ordinamento gerarchico. Si crea o si intende creare un ministero nuovo, ad esempio quello della sanità. Non sarebbe decoroso che il nuovo ministro comandasse ad un solo direttore generale; ché la sua utilità sarebbe evidentemente troppo dubbia. Dall’antica direzione generale della pubblica igiene o sanità, la quale pure consules Pagliani e Santoliquido, era bastata ad organizzare ottimi servizi, devono prima figliare almeno due direzioni generali, che io, parlando all’ingrosso, direi degli uomini e degli animali. Oggi, al ministero della sanità, oltre a quattro tra commissioni e consigli, esistono, compresi il servizio ispettivo e la ragioneria generale, sette direzioni generali. Alla Marina mercantile, un tempo direzione generale del ministero, militare e civile, della marina, figurano oltre a due Consigli, nove servizi indipendenti, crisalidi destinate a trasformarsi in avvenire in direzioni generali. Il giovanissimo ministero delle partecipazioni statali, al quale, per i suoi compiti di guida, potrebbe bastare il ministro, fornito di una mezza dozzina di consiglieri consulenti, è già dotato di due comitati o consigli, una direzione generale, una ragioneria centrale e due servizi che, a giudicare dai corpi tipografici usati per l’annuario parlamentare, sono autonomi, in attesa di trasformarsi in direzioni generali. Ogni direzione generale, a sua volta, si scinde a poco a poco in divisioni, uffici, ispezioni e queste in sezioni e sottosezioni.

 

 

Tutto il mondo è paese: e recentemente il prof. Parkinson ha scritto, e fatto illustrare con vignette, un libro divertentissimo, uno dei best sellers del mondo anglosassone, che credo sia anche stato tradotto in italiano, per dimostrare essere legge fatale – divenuta universalmente famosa sotto il nome di legge di Parkinson, adorna, come è la moda odierna nelle scienze sociali, di appropriate formulazioni (equazioni di vario grado) matematiche – della burocrazia di ingrossare spontaneamente e progressivamente, sia che i servizi crescano davvero, sia che scemino di importanza. Qualunque fosse il numero delle navi grandi e piccole facenti parte dell’ammiragliato britannico, crescesse a dismisura in tempi di guerra o di padronanza assoluta dei mari o scemasse assai, coll’avvento dell’aviazione e coll’incremento della bandiera americana, il Parkinson dimostrò che il numero dei funzionari civili e militari dell’ammiragliato cresceva continuamente. La progressione è data, all’inizio del moto di incremento, dai numeri 1, 3 e 7 e non da altri; ché, se un funzionario maturo negli anni e nel servizio, aspira ad un aiuto e persuade all’uopo il ministro competente, egli non chiede un collaboratore solo.

 

 

Siffatta soluzione è antico privilegio dell’amministrazione ecclesiastica cattolica, dove ai vescovi oberati di lavoro od indeboliti dall’età si accorda un coadiutore semplice ovvero un coadiutore con diritto di successione. Ohibò! La soluzione, che implica l’aumento, spesso solo temporaneo, di una unità sola, è incompatibile con le esigenze dell’amministrazione civile. Il funzionario affaticato non tollera un collaboratore unico, che teme si addestri troppo velocemente alla bisogna e presto lo sostituisca. Due devono essere i collaboratori di cui egli sia il capo e perciò meritevole di promozione nel grado e nello stipendio. Quando poi ognuno dei due collaboratori, a sua volta stanco, richiede aiuto, due devono essere i collaboratori di ognuno ed in tutto quattro, di cui essi diventano i sotto capi. Così, dalla sezione nascono le divisioni e da queste le direzioni generali; ed il lavoro non che scemare per l’unico funzionario originario, cresce per lui a dismisura; che le carte cominciano a girare affannosamente, vorticosamente fra gran capi, sottocapi ed aspiranti capi ed il lavoro gonfia per la moltiplicazione delle firme e dei visti, gli andirivieni delle pratiche, gli smarrimenti, le fermate negli archivi per la registrazione dei passi compiuti, sino alla definizione ultima con la firma del ministro.

 

 

Tutto ciò, il pubblico riassume nella formula di lungaggini burocratiche; che è formula troppo semplice e sbagliata. La lungaggine burocratica non è colpa dei cosidetti burocrati, e cioè dei funzionari viventi e operanti. Essi fanno il loro dovere di esaminare, studiare, proporre, decidere; ma la macchina è siffattamente congegnata da creare tale e tale numero di adempimenti, di pareri di corpi consultivi, che una velocità più grande nel tempo per una pratica è impensabile. La velocità è in funzione delle leggi, dei regolamenti, delle circolari le quali regolano la procedura della soluzione degli innumerevoli problemi propri della vita amministrativa dei grandi stati moderni. Non è escluso che i funzionari venuti su nel clima della legge parkinsoniana abbiano una qualche responsabilità nella compilazione delle leggi, e regolamenti e circolari; ma le complicazioni nascono anche dalla volontà di perfezione propria dei corpi legislativi, i quali immaginano di potere con le leggi risolvere gli innumerevoli casi complessi che si offrono al loro esame.

 

 

Possiamo noi immaginare, pur bene augurando, governi e parlamenti i quali intendano ed attuino il proposito di semplificare leggi e codici complicati e voluminosi ritornando alla lapidaria semplicità di alcune leggi memorande tra il 1859 ed il 1865; e, sovratutto, possiamo supporre che governi e parlamenti non ubbidiscano alla tendenza, ritenuta fatale, della moltiplicazione, per scissiparità, dei pani e dei pesci amministrativi?



[1] Col titolo La moltiplicazione dei burocrati [ndr]

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