Opera Omnia Luigi Einaudi

Le gravi sofferenze delle donne e dei fanciulli boeri nell’Africa del Sud

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 24/06/1901

Le gravi sofferenze delle donne e dei fanciulli boeri nell’Africa del Sud

«La Stampa», 24 giugno 1901

 

 

 

Durante la rivoluzione cubana e la lotta che ne seguì tra i rivoltosi e gli spagnuoli, si lessero sui giornali orribili quadri della miseria e dello squallore dei campi trincerati dove gli spagnuoli rinchiudevano vecchi, donne e fanciulli, feriti, impedendo ogni comunicazione coll’esterno. Oggi si leggono le medesime cose intorno all’Africa del Sud, e gli anglo-sassoni, che erano stati i primi ad insorgere contro le crudeltà commesse dagli spagnuoli a danno dei reconcentrados cubani, devono riconoscere che gli inglesi si rendono colpevoli delle medesime crudeltà nell’Africa del Sud.

 

 

Il Daily News ha intrapreso una generosa campagna a favore dei reconcentrados boeri, pubblicando il rapporto obbiettivo di miss Hobhouse sulla situazione delle donne e dei fanciulli boeri concentrati nei campi di rifugio. I boeri concentrati sono 37,739 nel Transvaal; 2524 nel Natal; 20,374 nell’Orange e 2490 al Capo.

 

 

La morte entro due anni

 

La sorte che aspetta questi disgraziati è quanto mai lugubre. Il sottosegretario Brodrick è stato costretto a confessare alla Camera dei Comuni che nel solo mese di maggio erano morte nei campi del Transvaal 336 persone; il che equivale ad una mortalità del 10%. Da noi la mortalità normale è del 2,50%. Ma in alcuni campi le cose vanno ben peggio. Nel campo del Velodromo di Johannesburg la mortalità era giunta al tasso del 45% all’anno. Due anni sarebbero bastevoli a far scomparire tutta la popolazione se si andasse avanti di questo passo.

 

 

Come si vive nei campi di rifugio

 

Più che rifugi, sono prigioni all’aria aperta, circondati da palizzate, dove i prigionieri vivono sotto miserabili tende. Nel campo di Bloemfontein vi sono 1000 tra donne e vecchi e 900 fanciulli. Fuori delle tende non un filo d’ombra. Il calore è terribile. Entro alle tende, composte di una tela sottile che lascia passare il sole e la pioggia, si soffoca. In una sola tenda di pochi metri quadrati stava una donna coi cinque suoi figli ed una ragazza negra. Altre tende hanno ancora più occupanti. Le mosche sono numerosissime, per modo da rendere ogni oggetto di color nero. Ed in terra scorrazzano rettili, di cui alcuni sono velenosi. Nelle tende non vi sono mobili, cosicché si deve stare per terra, seduti o a dormire su pochi stracci. Quando piove, il campo si converte in un pantano, ed anche nelle tende si nuota nell’acqua.

 

 

Non è meraviglia che la gente si ammali e muoia. L’acqua è cattiva e diffonde la febbre tifoide; la vicinanza forzata favorisce i contagi. La signorina Hobhouse vide nel campo di Bloemfontein una donna con sei figli, di cui due in una baracca-ospedale, e gli altri quattro, tutti ammalati, nelle tende; ed essa era vicina al parto.

 

 

Le razioni distribuite dal Governo inglese sono insufficienti a mantenerli in vita. Ogni sette persone si distribuiscono al giorno 230 grammi di carne, 360 grammi di farina e qualche po’ di caffè e di zucchero. Ogni tanto al pasto si aggiungono sette patate, una per individuo.

 

 

I bimbi morenti

 

Con questo regime malsano, in mezzo alla terribile arsura ed alla continua umidità, i poveri bimbi muoiono a frotte. Le madri non hanno più latte; e non si può ricorrere al latte delle pecore e delle mucche perché manca il fieno, ed anche le bestie sono spaventevolmente dimagrite. Un giorno miss Hobhouse fu chiamata al letto di un fanciullo di quattro anni, ammalato da tre mesi.

 

 

Di lui non si vedevano più che i grandi occhi neri ed i bei denti bianchi, lasciati scoperti dalle labbra, troppo emaciate e deboli per potersi chiudere. Aveva sete di un po’ di latte fresco, il povero piccino, che da molti giorni non beveva se non acqua cattiva. E quando l’ebbe, per cura di miss Hobhouse, parve tutto riconfortato. Ma la morte lo colse pochi giorni dopo, così come ogni giorno miete a decine le vite degli altri fanciulli.

 

 

Felici quelli a cui le madri possono chiudere gli occhi! Ma ve ne sono molti che sono separati dalle madri, a cui è severamente proibito di raggiungerli, e che muoiono in baracche, dove una sola donna deve attendere a trenta o quaranta bambini.

 

 

Anche i vecchi!

 

L’età non protegge contro i rigori del sistema del concentramento. In una farm vivevano due vecchi, il marito di 75 anni e la moglie di 65. L’uomo aveva una gamba irrigidita dai dolori reumatici, e da 10 anni non aveva comminato. Non poteva nemmeno vestirsi da sé. Ciò nonostante, all’arrivo della colonna di lord Methuen i due vecchi furono cacciati dalla loro casa, posti su un carro e condotti in un campo a vivere sotto il regime comune. Due altri vecchi, marito e moglie, di 97 e di 91 anni, ebbero la casa bruciata e furono condotti al campo di Kroonstadt. Senza la carità di una signora boera di Kroonstadt non avrebbero avuto né materasso né cuscino ed avrebbero dovuto dormire sopra la nuda terra. Dopo una settimana erano morti di dolore e di maltrattamenti.

 

 

L’energia della disperazione

 

I patimenti orribili non sembrano spezzare il coraggio dei boeri. Una donna, il cui marito faceva parte di un commando combattente, fu cacciata dalla sua casa dopo Magersfontein. Gli inglesi non vollero credere che non vi fossero boeri nascosti nella fattoria e la bruciarono. Non trovarono nessuno. Alcuni giorni dopo una banda di boeri passò vicino alla fattoria. Fra essi vi era il marito, che poté vedere la sua casa in rovina. Stette in silenzio per un po’, quindi disse queste parole: Il Signore provvederà; ma io non mi arrenderò mai.

 

 

La moglie non lo vide più dopo quel giorno. Imprigionata dagli inglesi, lasciata per qualche tempo senza cibo e bevanda fu invitata a portare un proclama di lord Kitchener al marito. Rifiutò dicendo che se anche le fossero state regalate 100 lire sterline (enorme somma per una ridotta alla più estrema povertà) non avrebbe mai portato un messaggio di pace al marito.

 

 

Né si arrese alla minaccia di essere inviata in un campo di concentrati. Adesso è al campo; ma in mezzo alle sofferenze; essa non vuole sentir parlare di resa. Come questa, parlano ed agiscono le altre donne. La triste loro sorte non le spinge a chiedere mercé. Piuttosto morire lentamente al campo, dicono le donne, che incoraggiare gli uomini alla resa. Piuttosto vedere le case bruciate e le donne ed i bambini imprigionati, dicono gli uomini, che non arrenderci.

 

 

E la lotta terribile prosegue, e con essa si moltiplicano le morti delle donne, dei bambini e dei vecchi nei campi dove circa 40 mila persone stanno rinchiuse.

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