Opera Omnia Luigi Einaudi

Le nuove tendenze della politica monetaria degli stati belligeranti. L’arresto nelle emissioni cartacee

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 09/11/1914

Le nuove tendenze della politica monetaria degli stati belligeranti. L’arresto nelle emissioni cartacee

«Corriere della sera», 9 novembre 1914

 

 

 

Si suol dire che le riserve metalliche degli istituti di emissione sono il tesoro di guerra degli Stati moderni. E si adopera la parola «tesoro di guerra», per far sorgere l’idea di una somma la quale sia tesoreggiata, accumulata in tempo di pace per spenderla in tempo di guerra, quando si tratta di tutelare l’esistenza nazionale e quando cessano o difettano i proventi ordinari dello Stato ed è difficile ricorrere al credito.

 

 

L’esperienza della guerra colossale che oggi si combatte suffraga questa concezione che comunemente si ha delle riserve metalliche degli istituti di emissione come di un tesoro destinato ad essere speso per far fronte alle esigenze della guerra?

 

 

Il dubbio nasce dal fatto interessante che in nessun paese le riserve metalliche sono sensibilmente diminuite ed in alcuni sono aumentate in misura non spregevole.

 

 

Ecco le cifre (in milioni di lire italiane) che si riferiscono alla fine di luglio, alla fine settembre ed alla fine ottobre, salvo per la Russia, per cui le date sono il 21 luglio, il 5 settembre ed il 14 ottobre, e per la Francia dove l’ultimo dato si riferisce al 15 ottobre.

 

Riserve metalliche

  Prima della guerra Dopo due mesi di guerra Dopo tre
Banca d’Inghilterra

953

1323

1545

Riserva speciale dei biglietti di Stato, rimborsabili dalla Banca

112

237

 

953

1435

1782

Banca imperiale russa

4338

4735

4984

Banca di Francia

4766

4410

4450

Banca imperiale germanica

1910

2171

2362

Banca d’Italia

1211

1228

 

 

Notisi che in Francia la diminuzione di 316 milioni è composta di soli 20 milioni d’oro e di 296 milioni d’argento e moneta divisionaria; e che in generale gli Stati cercano di aumentare le riserve metalliche od almeno fanno ogni sforzo per non lasciarle diminuire, rassegnandosi tutt’al più a sbarazzarsi di qualche modesta somma in argento e monete divisionarie. Nei comunicati ufficiosi dei Governi e delle direzioni delle banche si insiste nel rilevare l’aumento o la conservazione delle riserve metalliche, considerate come il palladio della riserva nazionale. Per conservarla, i Governi non hanno esitato in Francia ed in Germania a proclamare il corso forzoso, dichiarando, cioè che non avrebbero più cambiato i biglietti in oro: in Russia, Austria ed Italia o il corso forzoso già esistente fu conservato o si cessò dal dar oro o divisa estera a corso fisso in cambio dei biglietti, come si faceva prima.

 

 

Come dunque, se l’oro non si spende, anzi si conserva avaramente si fa fronte alle spese della guerra? La risposta, in parte, è data dalle cifre della circolazione, ossia dei biglietti di carta emessi dagli istituti (sempre in milioni di lire italiane ed alle date dette sopra):

 

 

Circolazione

 

Prima della guerra

Dopo due mesi di guerra

Dopo tre

Banca d’Inghilterra

743

874

877

Biglietti dello Stato

483

539

 

743

1357

1416

Banca imperiale russa

4246

6695

7174

Banca di Francia

5911

9299

9354

Banca imperiale germanica

3636

5613

4960

Banca d’Italia

1780

2156

 

 

Astrazione fatta dall’Italia, dove, la guerra non c’è e dove quindi sarebbe stato strano se si fossero verificati nella medesima misura gli stessi fenomeni che si ebbero nei paesi belligeranti, ecco dunque il mezzo con cui gli Stati riuscirono dapprima a conservare la propria riserva metallica: la stampa e l’emissione di quantità enormi di biglietti a corso forzoso. La guerra europea pare abbia avuto, nei due primi mesi, questo di caratteristico rispetto a molte guerre precedenti: che gli scambi internazionali si ridussero assai, che gli Stati non poterono, pur volendo, fare approvvigionamenti all’estero, dove avrebbero dovuto pagare in oro, e che dovettero comprare all’interno, dove credettero bene di pagare in carta. Sembra tuttavia, che la condotta finanziaria della guerra stia mutando. Ed invero, mentre nei primi due mesi della guerra la quantità dei biglietti emessi aumentava rapidamente, per cifre colossali, nel mese di ottobre l’aumento è assai più lento od addirittura si nota una diminuzione.

 

 

 

1 periodo

2 periodo

Banca d’Inghilterra e biglietti dello Stato

– 614

+ 59

Banca imperiale russa

+ 2448

+ 479

Banca di Francia

+ 3388

+ 55

Banca imperiale germanica

+ 1977

– 653

 

 

Buon segno, il quale fa sperare che ai popoli possano essere risparmiati i danni maggiori del corso forzoso. Poiché è noto che il corso forzoso dei biglietti di banca non è un danno per sé stesso; anzi potrebbe essere un vantaggio economico, quando gli uomini fossero talmente educati da comprendere che l’oro per sé stesso è un ingombro inutile; di cui si potrebbe fare a meno se si potessero abolire i panici irragionevoli e se si scoprisse un metodo praticamente conveniente per non eccedere nelle emissioni di biglietti. Il pericolo grande del corso forzoso è nella sovrabbondanza dei biglietti che esso incoraggia e facilita; poiché dalla sovrabbondanza nascono i rincari dei prezzi, i rialzi nel tasso dell’interesse, le diminuzioni dei salari reali e gli infiniti altri malanni che sono il seguito della moneta cattiva.

 

 

Fortunatamente, gli Stati belligeranti hanno tutti, a quando sembra, abili dirigenti; e lo stringimento di freni avvenuto recentemente nella circolazione ne è la prova. Degna di nota specialmente la condotta delle Germania, la quale, mercé il ricavo del grande prestito dei 4,1/2 miliardi di marchi, ha provveduto al ritiro di circa 650 milioni di lire di biglietti. Anche la Francia e la Russia provvedono, con prestiti interni, a procacciarsi i mezzi per condurre la guerra, senza assoggettare il torchio a stampa a nuovi violenti sforzi; ben riflettendo che conviene maggiormente pagare il 5 od il 6 per cento di interesse su un prestito vero e proprio – converrebbe persino pagare il 10% – piuttostoché stampar biglietti e procacciarsi così un prestito sedicente gratuito. Fra tutte, dal punto di vista monetario e finanziario, eccelle sinora la condotta dell’Inghilterra; essa aveva la minima riserva metallica e fu quella che la crebbe in proporzioni, assolute e relative, massime; aveva pochi biglietti in corso ed ancora adesso ne ha emesso appena 1416 milioni, contro una riserva metallica di 1782 milioni, ossia non ha emesso nemmeno tante somme di biglietti quanto oro ha in cassa. E questi risultati li ottiene facendo precisamente l’opposto di ciò che fecero gli altri Stati; ossia professandosi disposta a cambiare a vista in oro tutti i biglietti che si presentavano allo sportello.

 

 

Certo l’Inghilterra ottenne questo risultato mirabile ad una condizione: di essere prudentissima nelle emissioni di nuovi biglietti.

 

 

Alle grosse, sebbene ora rallentate, emissioni continentali si contrappone la sobrietà inglese. Ed è sintomatico il fatto che finora il Governo britannico è riuscito a collocare 1875 milioni di buoni del tesoro a circa il 3 e 1/2 per cento di interesse, laddove gli Stati continentali dovettero pagare assai di più.

 

 

Seguiteranno gli Stati ad usar prudenza nelle emissioni cartecee? Verrà il momento in cui, essendosi esaurita la fonte dei prestiti, dovranno ricorrere ai tesori di guerra in oro accumulati nelle cantine delle Banche? O, volendosi premunire contro il pericolo di un ulteriore prolungamento della lotta, si temerà di por mano alla riserva aurea, ultima ancora di salvezza; e si giungerà così alla fine della guerra col tesoro, appunto detto di guerra, intatto?

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