Opera Omnia Luigi Einaudi

Le spese della guerra sino al 31 marzo 1918

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 11/05/1918

Le spese della guerra sino al 31 marzo 1918

«Corriere della Sera», 11 maggio 1918

Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), vol. IV, Einaudi, Torino, 1961, pp. 667-670

 

 

Il conto del tesoro al 31 marzo 1918 dà agio di riassumere i dati principali relativi al costo della guerra fino a quest’ultima data. Per avere un’idea del costo finanziario per la stato fa d’uopo non fermarsi ai bilanci militari, ma aver riguardo all’insieme delle spese pubbliche, le quali in tutti i ministeri rimasero sconvolte dal fatto grandioso della guerra. Ed anche così precisato il problema, è quasi impossibile rispondere alla domanda: che cosa si è speso di più per causa della guerra? Poiché non è possibile sceverare nelle maggiori spese quelle che si sarebbero dovute fare ugualmente, anche se la guerra europea non fosse scoppiata, o se, pur accesasi questa, l’Italia fosse rimasta neutrale. Bisogna contentarsi di rispondere alla domanda: che cosa si è spesa di più di quanto si spese nell’ esercizio anteriore alla guerra? Non tutta questo dippiù è spesa bellica; poiché probabilmente i bilanci della spesa sarebbero cresciuti dopo il primo agosto 1914, così come avevano l’abitudine di crescere prima; ma è l’approssimazione migliore che si abbia alla conoscenza della spesa bellica.

 

 

Fatta questa avvertenza, ecco uno specchietto il quale indica, per ognuno dei ministeri e in milioni di lire, quanto si spese, nei singoli periodi indicati, di più della spesa verificatasi nell’ultimo esercizio di pace 1913-14:

 

 

Ministeri Esercizio 1914-15 Esercizio 1915-16 Esercizio 1916-17 9 mesi dal 1° luglio1917 al 31 marzo 1918 Totale maggiori spese
Tesoro

96,2

266,9

878,3

3207,8

4449,2

Assistenza e pensioni di guerra

0,8

0,8

Finanze

23,5

14,5

99,5

148,6

286,1

Grazia e giustizia

2,0

0,8

-1,2

-8,6

-7

Affari esteri

– 2,2

9,1

54,1

102,4

163,4

Colonie

169,7

237,2

149,5

143,5

699,9

Istruzione pubblica

13,0

12,3

28,4

70,2

123,9

Interno

17,1

– 0,6

– 16,0

13

13,5

Lavori pubblici

68,6

34,5

– 21,5

– 52,3

29,3

Poste e telegrafi

18,1

24,8

26,5

18,9

88,3

Guerra armi e munizioni

1993,6

6978,6

12636,1

11013,9

32622,2

Marina

313,8

365,2

455,9

423,2

1558,1

Agricoltura, industria, commercio e lavoro

– 5,7

– 5,8

– 7,7

– 0,6

– 19,8

Trasporti

625,7

192,9

818,6

Totale

2707,7

7937,6

14907,6

15273,7

40826,6

 

 

Vi sono alcuni ministeri, albo signandi lapillo, i quali si distinguono per avere in uno o in un altro esercizio speso di meno che negli anni di pace; ma due soli hanno avuto una costanza degna di nota in questa buona abitudine: il ministero di grazia e giustizia ed il doppio ministero dell’economia nazionale (agricoltura ed industria, commercio e lavoro). Per quest’ultimo è da temere tuttavia che l’economia sia solo apparente, ove alcune grosse spese per approvvigionamenti, coltivazioni agricole, ecc. siano state iscritte in qualche conto corrente separato col tesoro.

 

 

Tutti gli altri ministeri hanno dato luogo ad una spesa maggiore di guerra. Tra i ministeri non militari viene in testa il ministero del tesoro, a cagione dell’onere crescente del servizio del debito pubblico. Vuolsi però notare che dei 4 miliardi e 449,2 milioni di maggiori spese, almeno 1 miliardo e mezzo sono apparenti, essendo dovuti al rimborso di titoli pubblici incassati in conto sottoscrizione Il quarto prestito nazionale del 1917. E di altrettanto riducesi la cifra totale della maggior spesa bellica. i maggiori divoratori civili di denaro furono le colonie ed i trasporti; ma trattasi di spesa avente carattere militare a cagione delle operazioni di guerra nella Libia e di perdite nei trasporti di approvvigionamenti e materiali bellici. Come è naturale, lo sforzo massimo si fece dai due ministeri militari; ma la guerra terrestre costò più di venti volte la guerra navale.

 

 

Il totale della spesa eccedente quella di pace fu di 40,8 miliardi, o meglio di 39,3, ove si tenga conto dell’avvertenza fatta sopra del carattere figurativo di 1 miliardo e mezzo di maggior spesa del ministero del tesoro. Quanti di questi 39,3 miliardi sono in realtà dovuti alla guerra italiana? Non lo sappiamo, perché non si sa di quanto sarebbero aumentate le spese ove fosse durata la pace od ove, scoppiata la guerra, l’Italia avesse durato nella neutralità. In questa seconda ipotesi, è difficile credere che il nostro paese avrebbe potuto far a meno di spendere forse un 200-300 milioni di lire al mese per difendere la neutralità, provvedere agli approvvigionamenti, ecc. La Svizzera spende proporzionatamente di più. Se facciamo questa ipotesi, almeno 9,3 miliardi dei 40 sarebbero stati spesi ugualmente; e la guerra italiana per se medesima sarebbe costata nei 34 mesi dalla fine maggio 1915 alla fine marzo 1918 circa 30 miliardi di lire. Il che non significa che l’Italia abbia perso 30 o 39,3 miliardi di lire, la perdita dell’economia nazionale non coincidendo affatto con la spesa dello stato. Ma basti aver rilevato la differenza, ché il discuterla porterebbe troppo per le lunghe.

 

 

Se noi facciamo le medie mensili della maggior spesa nei successivi periodi, detraendo il già detto miliardo e mezzo dall’ultimo periodo, otteniamo le seguenti cifre:

 

 

1914-15 Spesa media mensile 225,6 milioni
1915-16 661,4
1916-17 1242,3
1917-18 1530,4

 

 

È un crescendo continuo, determinato dal rialzo vertiginoso dei prezzi, dall’aumento del numero dei combattenti e dal maggior consumo di mezzi bellici.

 

 

Negli ultimi due mesi, per i soli ministeri militari la maggior spesa, in confronto ai corrispondenti mesi del 1914 fu:

 

 

Febbraio, milioni di lire 1166,7
Marzo 1563,0

 

 

Ove si tenga conto delle maggiori spese degli altri ministeri, è mia impressione che noi andiamo verso una spesa bellica di 1 miliardo e 800 milioni di lire al mese. Alla fine del 1918 la maggior spesa bellica, direttamente od indirettamente determinata dalla guerra, è probabile batta sui 55 miliardi di lire. Questi indici finanziari – negli altri paesi seguono lo stesso andamento – sembrano dire che si va verso la stretta finale. Lo sforzo tende a diventare intensissimo. Più urgente che mai diventa perciò il dovere di tutti di risparmiare, ridurre i consumi al minimo possibile per dare allo stato i mezzi con cui condurre la guerra ad una fine che sia onorevole per il nostro paese.

 

 

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