Opera Omnia Luigi Einaudi

Lettera seconda. Dobbiamo augurare alla Germania un governo a tipo parlamentare?

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 03/08/1917

Lettera seconda.
Dobbiamo augurare alla Germania un governo a tipo parlamentare?
«Corriere della Sera», 3 agosto 1917
Lettere politiche di Junius, G. Laterza, Bari 1920, pp. 23-31

 

 

 

 

Signor Direttore,

 

 

Nei giorni italiani, ed anche in quelli inglesi e francesi, va da qualche tempo manifestandosi la tendenza di augurare e desiderare che in Germania, ai metodi di governo finora usati, si sostituiscano metodi simili a quelli che sono accolti nei paesi dell’intesa; e la tendenza è stata, come è ben naturale, favorita da recenti avvenimenti successi nel parlamento e nel cancellierato tedesco. Se le opinioni per tal modo affermatesi tra noi si limitassero a constatare il fatto che le nazioni dell’intesa potrebbero più facilmente venire a trattative ed accordi con una Germania in cui fosse più vivo il controllo delle correnti popolari, in cui il governo fosse l’emanazione diretta dei diversi ceti politici esistenti nel paese, si direbbe cosa assai sensata ed a cui niuna obbiezione potrebbe muoversi. Non così quando l’augurio che in Germania si sostituisca al governo di casta un governo di popolo e per il popolo prende la forma particolarissima dell’augurio che il governo a tipo costituzionale si trasformi in un governo a tipo «parlamentare». Parmi che i due desideri non abbiano nulla a che fare coll’altro; e che mentre, manifestando il primo, noi facciamo cosa utile ad una soluzione vantaggiosa e buona del conflitto mondiale presente, dando sfogo invece al secondo noi ci interessiamo in primo luogo di cose le quali non ci riguardano affatto e corriamo in secondo luogo rischio di recare stupore e dispiacere al più recente e grande nostro alleato: agli Stati Uniti.

 

 

Che «governo di controllo» o «governo di popolo» non siano affatto sinonimi con «governo a tipo parlamentare» è cosa troppo ovvia per richiedere una dimostrazione qualsiasi. Atene nei giorni del suo massimo splendore, Roma repubblicana, Firenze, Venezia e Genova, nei loro tempi di democrazia, furono governi di popolo; eppure in nessuna di quelle città esisteva un governo a tipo parlamentare. Il quale nacque, per circostanze storiche particolarissime, nell’Inghilterra del principio del settecento, si affermò con Walpole – un Giolitti in grande e con ben altra levatura mentale – ed ebbe il suo periodo di massimo splendore dalla riforma elettorale del 1832 sino alla morte di lord Salisbury. Oggi vi sono scrittori ed osservatori acutissimi inglesi, i quali ritengono che il governo di gabinetto, ossia il governo di un comitato esecutivo eletto in seno alla maggioranza della Camera dei Comuni – nel che sta la essenza del governo parlamentare – abbia già subito talune profonde trasformazioni ed attraversi un periodo di oscuramento per non dire di decadenza. Né – a tacere della Spagna, della Grecia e dei paesi dell’America latina, dove il governo parlamentare è una farsa – si può dire che quel sistema abbia dato così buone prove in Francia ed in Italia da auspicare l’estensione ad ogni altra nazione. Se la Francia e l’Italia sono realmente paesi democratici, dove domina l’opinione, è probabilissimo che ciò non derivi dall’esistenza di un così detto governo parlamentare, ma da altre forze più potenti, come la pubblica discussione sui giornali, l’equilibrio fra classi e ceti politici, la mancanza di un gruppo governante militare.

 

 

A queste altre circostanze e non alla mancanza del governo a tipo parlamentare è dovuta la scarsa influenza delle correnti d’opinione popolari sulla cosa pubblica in Germania. Se ivi non esistesse una classe fondiaria ricca, potente per influenze territoriali, sicura di sé, convinta di avere la missione di governare il paese; se non esistesse una burocrazia seminobiliare forte, rispettata; se i ceti industriali e commerciali avessero acquistata veramente coscienza della propria forza e non si lasciassero dominare dal ristretto gruppo della industria «pesante», molto affine per sentimenti ed interessi alla junkertum prussiana, il sistema di governo «costituzionale» vigente in Germania, ossia il sistema di un governo non responsabile verso le camere elettive e non emanazione della maggioranza delle camere stesse, potrebbe continuare ad esistere; e ciononostante si avrebbe un governo democratico, di popolo, con cui a noi sarebbe assai più agevole metterci d’accordo, con cui forse non sarebbe neppure necessario metterci d’accordo, perché la guerra avrebbe avuto assai minore probabilità di scoppiare.

 

 

Non scambiamo cioè la forma con la sostanza: la forma, che è il governo parlamentare o costituzionale, con la sostanza, che è il governo democratico controllato dall’opinione pubblica. Quanto alla forma, è assai dubbio quale dei due sistemi, il parlamentare all’inglese od il costituzionale alla tedesca, sia tecnicamente il più efficace. La «non designazione» dei ministri da parte del parlamento e l’elezione a borgomastri o sindaci e ad assessori delle città tedesche non tra i consiglieri eletti dalla cittadinanza ma tra specialisti di carriera, scelti per un numero fisso di anni per le loro attitudini di mestiere, dimostrate in altre città, come accade tra noi per i segretari comunali, hanno dato risultati eccellenti dal punto di vista amministrativo. È probabile che gli stessi risultati non si otterrebbero tra noi, e che quindi il sistema inglese sia più adatto alle nostre condizioni; ma in tutto ciò la democrazia non ha affatto luogo. Chiedere l’introduzione del sistema parlamentare in Germania è dunque chiedere cosa la quale non ci interessa affatto ed è una ingerenza negli affari altrui, la quale a buona ragione sarebbe da noi risentita se altri volesse esercitarla nelle cose nostre.

 

 

Tanto meno conveniente appare un tale atteggiamento da parte nostra, in quanto esso è capace di eccitare stupore grande e malcontento nel nostro grande alleato nord-americano. Se il governo parlamentare fosse invero condizione di democrazia e di dominio dell’opinione pubblica in Germania, dovrebbe esserlo anche negli Stati Uniti; e noi augurando l’introduzione del governo di gabinetto o parlamentare al nemico, lo augureremmo anche all’amico. Poiché è ben noto o dovrebbe essere ben noto che gli Stati Uniti non posseggono un governo parlamentare né nella federazione, né negli stati singoli. Il presidente non sceglie i suoi ministri nella maggioranza del congresso, i ministri non si dimettono quando anche ricevano in pieno petto un voto contrario della camera e del senato. Non di rado i ministri, che sono esclusivamente gli uomini di fiducia del presidente, appartengono ad un partito politico diverso da quello che ha la maggioranza nel congresso. Ed è interessante notare che questo sistema, il quale formalmente è identico a quello in uso in Germania, non che essere considerato una reliquia del passato, raccoglie le simpatie dell’opinione pubblica; talché non è piccolo il numero dei comuni, dove invece per lo più predomina il governo a tipo parlamentare, i quali hanno abbandonato il governo di maggioranza per accentrare il potere nelle mani di sindaci e di assessori e di comitati diversi, talvolta indipendenti gli uni dagli altri, ma non eletti dai consigli comunali, né responsabili verso di questi.

 

 

Tuttavia, tutti sono d’accordo nel ritenere che gli Stati Uniti, malgrado l’assenza di ogni governo di gabinetto o parlamentare, sono un paese democratico, in cui l’influenza dell’opinione pubblica è sovrana. Il presidente Wilson non poté bandire la guerra contro la Germania se non il giorno in cui l’opinione pubblica fu davvero persuasa; e gli indugi suoi, così male interpretati in Europa, erano la conseguenza necessaria del dominio assoluto dell’opinione e della impossibilità di decidere il paese ad un atto così grande innanzi di averlo convinto della sua necessità. È prudente, è ragionevole trascendere sino a porre, come fanno taluni giornali più accesi tra noi, come condizione delle trattative l’instaurazione in Germania di un governo parlamentare, quando precisamente tal forma di governo è esclusa e volutamente esclusa dalla democrazia americana? Ed è ragionevole affacciare tale pretesa quando ogni giorno noi abbiamo dinanzi agli occhi l’esempio vicinissimo della Svizzera, nella quale non esiste, nella federazione e ritengo nella maggior parte dei cantoni, il governo parlamentare? La Svizzera è, ancor più degli Stati Uniti, un paese democratico, in cui il popolo ha mille modi di far sentire la sua voce ed in cui effettivamente il governo è in mano di tutti. Eppure, nella Svizzera, l’assemblea federale non fa crisi di gabinetto; i ministri che sono i consiglieri federali, sono praticamente nominati a vita, ed appartengono a partiti diversi. Che cosa vi è di più antiparlamentare, di più contrario allo spirito del governo di gabinetto, ossia del governo delegazione della maggioranza dei deputati, di un governo, come quello svizzero, in cui i ministri sono quasi vitalizi ed appartengono permanentemente a tutti i grandi partiti, di maggioranza e di minoranza, rappresentati nelle camere federali? Eppure gli svizzeri se ne trovano benissimo; e l’esperienza fatta dà loro ragione. Tutto ciò non vuol dire che il governo costituzionale alla tedesca sia migliore del governo parlamentare all’inglese. Vuol dire soltanto che le vie della misericordia del Signore sono infinite; e che, con qualunque forma di governo, si può giungere alla meta, che è di assoggettare la cosa pubblica ai voleri del popolo e non a quelli di una casta.

 

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