Opera Omnia Luigi Einaudi

L’inaugurazione del monumento ad Amedeo Ravina I discorsi di Galimberti e Giolitti L’augurio dell’unione dei partiti politici

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 24/09/1900

L’inaugurazione del monumento ad Amedeo Ravina

I discorsi di Galimberti e Giolitti

L’augurio dell’unione dei partiti politici

«La Stampa», 24 settembre 1900

 

 

 

Oggi l’Alta Langa era in festa. Si celebrava l’inaugurazione di un monumento al patriota e poeta piemontese Amedeo Ravina.

 

 

La solennità del momento era accresciuta dall’accorrere di numerosi uomini politici appartenenti alla Deputazione piemontese.

 

 

Provenienti in gran parte da Saliceto, si trovano a Gottasecca, alle 12, radunati sotto un elegante padiglione, gli onorevoli deputati Giolitti, Galimberti, Calleri Giacomo, Maggiorino Ferraris, Giaccone, Falletti, Cortese, l’avvocato cav. Ravina, nipote del poeta e sindaco di Gottasecca, il generale Adami, il sotto-prefetto di Mondovì, Guasco, lo scultore conte Galateri colla sua signora. Sono pure rappresentate colle rispettive bandiere le Società operaie di Saliceto, Ceva, Monesiglio, Millesimo; è pure presente la bandiera appartenente all’Università di Torino degli studenti del 1821. Fra gli aderenti presenti si notano il capitano dei carabinieri Arrigo, il sindaco d’Alba, cav. Conterno colla Giunta, la Giunta comunale di Cortemilia, i signori Grabetti, Cortese, Viola, Delfino, Fenoglio, Prato, Negro, Molinari, Borsarelli, cav. Molinari, sindaci delle città e dei paesi vicini; il provveditore agli studi cav. Tincossi, il direttore della Sentinella delle Alpi, Fresia, il cav. Fantini, i colonnelli Garelli e Luttacino, gli avvocati S. Sineo e Operti, l’ing. Gambera, il prof. Ottolenghi, il cav. Gallo, il dott. Asisia, l’ing. Sizia, i signori Sismondi, Randazzo, Gavarrino, presidente di Società operaie, ecc., i membri del Comitato, geom. Dotto e notaio Dotta. Il capitano Rossi, presidente del Comitato, presenta l’on. Galimberti, il quale parla ascoltatissimo, sulla piazza Amedeo Ravina, dinanzi ad un pubblico di duemila persone accorse a folla dai paesi vicini ad onorare il poeta delle Langhe. L’oratore evoca con smagliante parola la figura del patriota Amedeo Ravina, interrotto frequentemente dagli applausi entusiastici della popolazione attenta.

 

 

La vita del Ravina è mirabilmente sintetizzata nelle quattro epigrafi dettate dallo stesso oratore per il piedistallo del monumento. Davanti: A Iacopo Amedeo Ravina – Patriota poeta oratore – La patria – Memore della parola e dell’esempio. A tergo: nato a Gottasecca il 30 marzo 1788 – Morto in Torino il 13 giugno 1857. A destra: Condannato a morte nel 1821 – Per 27 anni l’esilio sofferse – Impenitente glorioso reo – Di patrio amore. A sinistra: Poeta – Nei canti italici – Fu il Tirteo del Piemonte – Oratore – Nel Parlamento subalpino – Portò la forza della parola e del carattere. L’oratore ricorda queste principali fasi della vita del Ravina, e si dilunga specialmente sul fierissimo contegno tenuto da lui nel Parlamento, dove la sua parola si elevava con coraggio contro la Reggia, l’aristocrazia e gli abusi dell’alto clero. Sono specialmente applauditi dai deputati presenti e dal pubblico intiero i passi in cui l’oratore con vigoria paragona lo strenuo contegno del Ravina contro le leggi eccezionali colla lotta recentemente sostenuta dai deputati presenti contro il decreto-legge Pelloux.

 

 

Fu deputato fino a pochi giorni prima della sua morte avvenuta nel 1857. Vecchio già, a causa del suo franco linguaggio in favore della stampa in Parlamento, fu deposto dalla carica di consigliere di Stato, a cui era stato eletto pochi anni prima. Arguto, mordace, perfetto conoscitore e parlatore della lingua italiana, fu fecondo di motti contro i deputati che spropositavano nei loro discorsi contro la lingua italiana; e si ricordano ancora alcune sue fiere risposte ai Sovrani ed ai potenti. Pochi giorni dopo in cui aveva presentato le sue dimissioni da deputato, il 13 giugno 1857 il Ravina spirò col nome d’Italia sul labbro. E con una splendida invocazione al Tirteo d’Italia si chiude, fragorosamente e lungamente acclamato, il discorso dell’on. Galimberti. Dopo brevi parole del popolano Patetto, si scopre il monumento.

 

 

L’opera scultoria, dovuta al conte Galateri, è vivamente ammirata per la sua bellezza artistica. Indi la folla si riversa alle ore 13 sotto un ampio padiglione eretto nel cortile del sindaco, ove e` apprestato il banchetto per 250 convitati circa. Il capitati Rossi legge le adesioni del notaio Roddolo, capitano Baronis, cav. Sugliano, del banchiere Mombello, avv. Viale, on. Facta, onorevole Gianolio, on. Chiappero, senatore Buttini, comm. Siccardi, senatore Garelli, prefetto Chiaro, avv. Romussi, avv. Fracchia, on. Coppino. S. E. Saracco, il quale nella sua lettera di adesione dice che «nel nome del suo antico collega gli tornano alla mente i bei giorni nei quali sentiva dalla sua bocca parole di caldo affetto per la patria e per la libertà, che infiammarono i cuori», senatore Carle, senatore Astengo. Parlano il prof. Gambera, il cav. Ravina, che ringrazia a nome della famiglia. L’on. Giolitti dice che tocca a noi di seguire le orme del Ravina.

 

 

«I popoli non dimenticano mai quelli che hanno lottato per la loro libertà e per la loro indipendenza. Ora resta a noi il dovere di assicurare che i sacrifici fatti non vadano perduti, che il Paese, fatto libero ed uno dai nostri maggiori, sia anche ricco e potente e rispettato all’estero. L’unico mezzo di raggiungere lo scopo e` quello di assicurare la giustizia sociale all’interno. Tutti gli amici miei seguiranno questa via, (applausi lunghissimi e ripetuti) che e` la sola, la quale soddisfaccia ai bisogni dell’Italia presente.» L’on. Maggiorino Ferraris, associandosi ai voti dei precedenti oratori, fa un ispirato inno a Gottasecca. L’on. Cortese dichiara la sua fede nel programma politico dell’on. Giolitti, che forma la speranza degli italiani di oggi.

 

 

L’on. Calleri Giacomo ringraziò a nome del Collegio di Ceva. L’avv. Conterno, sindaco di Alba, saluta a nome della città che elesse per sette anni il Ravina. Parlano ancora l’on. Giaccone, il prof. Ottolenghi, l’on. Falletti, l’avv. Bruni, cav. Drochi, che legge una sua ode, il poeta umorista Gallo.

 

 

Chiude la serie dei discorsi l’on. Galimberti con un omaggio alla signora Ravina ed alla contessa Galateri ed un augurio all’unione fra i due gruppi politici rappresentati dagli onorevoli Giolitti e Maggiorino Ferraris, attorno al giovine re Vittorio Emanuele. Così finì questa festa che fu una rivendicazione memoranda della libertà politica conquistata dai nostri maggiori ed una promessa di difenderla strenuamente sia nel campo economico che politico.

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