Opera Omnia Luigi Einaudi

L’Italia, il Fondo monetario internazionale e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/01/1948

L’Italia, il Fondo monetario internazionale e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo[1]

«Economia Internazionale», gennaio 1948

 

 

 

Mi si conceda di ripetere le espressioni di viva soddisfazione e di profonda speranza già rivolte all’Assemblea dei governatori del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, espressioni di soddisfazione per i risultati concreti ottenuti e di speranza per il pieno conseguimento degli ideali che i due Istituti si propongono.

 

 

È d’altronde motivo dei migliori auspici la circostanza che la recente riunione, presieduta in modo tanto eletto dal signor Dalton, ha avuto luogo nella città di Londra, la cui storia è la storia del cammino percorso dalle idealità democratiche verso il libero governo degli uomini. L’Italia partecipa ai due Istituti con l’apporto del suo appoggio spirituale e con la decisa volontà di tradurre i principi che li ispirano in fatti concreti, perché essa è profondamente convinta che soltanto attraverso la più stretta collaborazione economica si possa raggiungere il miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità.

 

 

Ampi e complessi sono indubbiamente i problemi che i due Istituti debbono risolvere e non facili sono gli ostacoli da superare, giacché in essi Istituti confluiscono le difficoltà di ciascuno dei paesi partecipanti. Tra questi l’Italia presenta, tuttavia, aspetti particolari diversi da quelli delle altre nazioni europee.

 

 

Mentre infatti, l’Italia ha in comune con le altre Nazioni d’Europa le ampie distruzioni, a cui occorre riparare, essa soffre, d’altro canto, della mancanza di capitali in misura gravissima e, in contrasto con gli altri paesi europei i quali difettano di braccia e non hanno preoccupazioni per la piena occupazione, annovera ben 2 milioni di disoccupati. Inoltre, com’è noto, il suolo italiano manca in modo assoluto delle principali materie prime e di conseguenza l’economia italiana è in grado di esportare soltanto prodotti di qualità, che nella scala dei bisogni umani non occupano il primo posto. In un mondo impoverito e sopratutto in una Europa che lotta per sopravvivere, i prodotti italiani trovano con estrema difficoltà le vie dell’esportazione, normalmente esclusi dalle liste di priorità degli acquisti di molti paesi. Questa sua situazione rende legittima l’attesa dell’Italia di essere considerata con speciale attenzione nei programmi che hanno per fine la ricostruzione materiale delle opere e quella delle attrezzature produttive distrutte dalla guerra, e la ricostituzione di abbondanti correnti di traffico.

 

 

L’Italia non ritiene il proprio problema economico insolubile, soltanto che non le manchi per alcuni anni l’indispensabile assistenza. Prima della guerra essa aveva saputo fare veri progressi nell’agricoltura ed era stata in grado di provvedere pressoché integralmente all’alimentazione della sua crescente popolazione.

 

 

La guerra, che nei suoi effetti sull’agricoltura si è concretata nella riduzione drastica delle concimazioni e nella minore fertilità delle terre, nell’assottigliamento del patrimonio zootecnico, nell’interruzione del programma di irrigazione e bonificazione, nella perdita di terreni già bonificati, ha fatto abbassare notevolmente il livello della produzione agricola.

 

 

Sicché, mentre prima della guerra le importazioni di grano, principale alimento della popolazione italiana, erano contenute entro le 500 mila tonnellate, ed il costo di queste importazioni veniva largamente compensato dalle esportazioni di prodotti ortofrutticoli, nel corrente anno l’Italia trovasi costretta ad importare oltre 3 milioni di tonnellate di cereali. Inoltre, le esportazioni ortofrutticole non hanno che scarsissimo sbocco all’estero, giacché anche le limitate esportazioni verso l’Inghilterra vengono a restringersi per le note ragioni discendenti dalla inconvertibilità della sterlina.

 

 

Ciò non di meno l’Italia ritiene che, se non le mancherà l’indispensabile assistenza, nello spazio di 3-4 anni la propria agricoltura potrà raggiungere di nuovo il passato alto livello di produttività, così da eliminare il maggiore aggravio che attualmente pesa sulla sua bilancia dei pagamenti.

 

 

Anche le due altre principali fonti di valuta estera hanno grandi probabilità di ricostituirsi nello spazio di pochi anni, precisamente quella proveniente dai noli della marina mercantile italiana, i cui servigi erano universalmente apprezzati; e quella derivante dal turismo. Le bellezze naturali ed artistiche dell’Italia, il suo clima richiameranno ancora numerosi i turisti dagli altri paesi, giacché non è mutata l’accoglienza e la gentilezza del popolo italiano. Naturalmente, affinché si ricostituiscano le antiche correnti turistiche occorrerà tempo; occorrerà che si ricostituiscano le ferrovie e che l’attrezzatura alberghiera si adegui alle necessità.

 

 

Chiunque abbia percorso l’Italia recentemente può tuttavia attestare con quale intensità procede l’opera di ricostruzione: chilometri e chilometri di binari divelti dai tedeschi sono stati ricostruiti; i ponti sui massimi fiumi del paese, quasi tutti integralmente distrutti, sono stati ricostruiti in tempo brevissimo destando generale meraviglia.

 

 

È stato al riguardo per me di sommo conforto udire da uomini di molti paesi, che ho qui incontrato in occasione della riunione della Banca Internazionale e del Fondo Monetario, che l’opinione generale che si forma lo straniero che visita oggi l’Italia si traduce nelle espressioni: «Voi avete fatto dei miracoli»; «In Italia si lavora con una lena che non è affatto diminuita rispetto all’anteguerra». Giacché va pure tenuto presente che l’Italia avrebbe potuto fare ben di più se avesse ottenuto carbone, ferro, legname, ed altre principali materie prime in quantità maggiore.

 

 

Progressi notevoli sono stati conseguiti anche nel campo più strettamente finanziario, che forse è il meno appariscente. La disorganizzazione pressoché completa degli uffici fiscali, che si era estesa man mano su tutto il territorio con il passaggio della guerra dall’estremo punto della Sicilia all’Italia Settentrionale e con la sciagurata lunga dominazione nazifascista su molte regioni italiane, aveva fatto venir meno ogni efficienza dello strumento fiscale.

 

 

A poco a poco tuttavia, superando grandi difficoltà anche gli uffici fiscali sono stati ricostituiti, l’ordinamento dei tributi ordinari è stato riorganizzato e severe imposte straordinarie sono state introdotte. Il gettito mensile dei tributi è salito da 10 miliardi di lire, che si incassavano nella seconda metà del 1945 a circa 50 miliardi di lire.

 

 

Sicché è lecito ritenere che non sia lontano il giorno del raggiungimento dell’equilibrio del bilancio pubblico, sopratutto se ci sarà dato di provvedere alle spese di ricostruzione delle ferrovie, dei porti e degli altri servizi pubblici fondamentali con l’ausilio di prestiti dell’estero ed in special modo della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Quest’opera interna di risanamento del bilancio e l’aiuto dell’estero consentiranno di arrestare il processo inflazionistico, al quale d’altro canto sono stati posti in queste ultime settimane rigorosi argini anche nel settore bancario mediante l’adozione di misure che mirano ad evitare che l’erogazione di credito sorpassi le effettive disponibilità del mercato di materie prime, sia nazionali che di importazione e le possibilità concrete di produzione. Sono certo che all’Italia non verranno negati gli aiuti necessari, affinché possa il più rapidamente possibile uscire dalle attuali gravi difficoltà economiche e procedere al risanamento della moneta e del pubblico bilancio ed alla ricostruzione dell’apparato produttivo.

 

 

Essa ha dimostrato con la tenacia ed il lavoro dei suoi cittadini di saper utilizzare al massimo senza alcun sciupio i rifornimenti che le sono giunti dall’estero; essa può dimostrare, per quanto precedentemente detto, che gli aiuti, di cui ancora ha bisogno,hanno carattere transitorio e che con questi aiuti le sarà possibile, in un tempo non troppo lungo, ricostituire l’equilibrio economico interno e quello con l’estero.

 

 

 



[1] Testo del discorso tenuto a Londra dal Professore Luigi Einaudi, Vice- Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro del Bilancio, nell’ultima seduta del Consiglio dei Governatori del Fondo Monetario Internazionale (19 settembre 1947).

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