Opera Omnia Luigi Einaudi

Mr., sir, lord. Come si citano i nomi inglesi

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 04/09/1913

Mr., sir, lord. Come si citano i nomi inglesi

«Corriere della sera», 4 settembre 1913

 

 

 

Come i giornali stranieri incorrono facilmente in errori quando discorrono di cose italiane, così accade non di rado che in Italia si citino in modo errato i nomi e le qualità dei personaggi stranieri. La cosa è specialmente osservabile nelle notizie inglesi, essendo l’Inghilterra il paese che più tenacemente conserva vecchie usanze, che da noi sono state abbandonate. Così accade di frequente di leggere il nome del Primo ministro inglese scritto Lord Asquith. Ora l’Asquith non è Lord ed in Inghilterra tutti si scandalizzerebbero se il suo nome fosse scritto diversamente da Mr. Asquith, ossia il signor (mister) Asquith. L’Asquith, come già il Gladstone, non ha voluto accettare alcun titolo nobiliare od alcun ordine cavalleresco e perciò rimane semplicemente Mr. Asquith. Notisi che in Inghilterra sarebbe un errore shocking inserire il nome di battesimo tra Mr. ed Asquith, scrivendo per esempio Mr. Herbert Asquith. Il Mr. va sempre seguito subito e senz’altro dal cognome della persona. Così il Lloyd George, il signor Lloyd George; ne` Sir, ne` Lord come molti giornali italiani lo intitolano. Essendo un semplice signore, nessun inglese premette al suo cognome il nome David. Vi è un solo caso in cui si cita anche il nome: quando si tratta di distinguere un fratello minore dal primogenito. Titoli nobiliari è invece un errore grossolano, scrivere Sir Grey, come fanno tante persone da noi, invece di Sir Edward Grey. L’appellativo Sir, che nelle lettere e nel discorso si dà ad ogni persona a cui si indirizza la lettera o la parola, spetta però, nello scrivere i nomi e cognomi, soltanto ai Knights (cavalieri di qualche ordine cavalleresco o cavalieri ereditari), ed ai Baronets, che sono una specie di seconda nobiltà. Ora è usanza universalmente seguita che al titolo di Sir faccia seguito il nome soltanto (per esempio Sir Edward, quando si sa che si parla del ministro inglese degli esteri) od in ogni caso il nome prima ed il cognome poi: Sir Edward Grey. Gli appartenenti alla nobiltà alta (baroni, visconti, conti, marchesi e duchi), hanno il titolo di Lord; ma ci sono molte differenze nel modo di usare il titolo di lord e di accompagnarlo col nome e cognome. Di solito il titolo di Lord è subito seguito dal cognome; come ad esempio Lord Norley, uno degli attuali ministri inglesi o Lord Kitchener, l’attuale proconsole d’Egitto. Sarebbe un errore imperdonabile inframmettere il nome fra il titolo ed il cognome. Qualche volta però si fa seguire al titolo di Lord il nome e poi il cognome; ma sembra soltanto quando si tratti di figli di famiglie o di cadetti, i quali hanno per eccezione un diritto personale al titolo di lord, sebbene di solito i cadetti, anche di grandi famiglie, siano dei semplici Mr. L’ex Primo ministro Balfour, benché appartenga alla grande famiglia dei Cecils, che diede, fra gli altri, alla storia il Primo ministro Lord Salisbury, s’intitola semplicemente Mr. Balfour. Un certo numero di capi delle grandi famiglie ha poi il diritto di premettere al proprio predicato il titolo nobiliare; per esempio scrivendosi Duke of Northumberland e non Lord Northumberland. Le varietà sono infinite, essendovi anche i lord spirituali, i lord giudiziari, i lord personali e non ereditari, le cariche che danno diritto al titolo di lord quando l’investito è in funzione e non quando è un privato qualsiasi, ecc., ecc. La carica di primo Lord dell’ammiragliato rivestita dal Churchill, non gli dà il diritto al titolo di Lord, fuori ufficio; rimanendo egli semplicemente Mr. Churchill. Badisi però che se nel discorso si parlasse di Lord Kitchener quando non era ancora lord, sarebbe di prammatica scrivere General (afterwards Lord) Kitchener, indicando la qualità di generale o colonnello, ecc., ecc., che rivestiva al momento a cui si riferisce l’avvenimento. Talvolta accade nello stesso articolo di sentir parlare di due o tre persone, che sembrano diverse e sono tutt’una; come quando si parla di Mr. Lubbock, quando il celebre scienziato era un semplice banchiere e poi di Sir John Lubbock, quando fu creato cavaliere e finalmente di Lord Avebury, quando fu insignito della paria ereditaria; e può accadere che nello scrivere si debba dire: Mr. (afterwards Sir John, afterwards Lord Avebury) Lubbock, per indicare che colui che era un semplice Mr. nell’epoca di cui si tratta, diventò dopo (afterwards) Sir, ed in seguito Lord. Gradi accademici Ne` le singolarità sono finite qui. Indicazione dei gradi militari (Captain, Major, Colonel, General) insieme con quello di Doctor e di Professor sono forse le sole che si premettono al cognome (non mai al nome): e così si dirà General Kitchener o Professor Bury (il noto illustre professore di storia) o Doctor Marshall (il celebre economista, ora indicato col titolo di doctor, mentre prima era professor, carica che rivestiva a Cambridge e da cui si è dimesso); ma non si dirà l’ingegnere tal dei tali od il medico (si è medici in Inghilterra senza dottorato) o l’avvocato tal dei tali. I titoli accademici o cavallereschi, se ci sono, si scrivono di regola dopo il nome, con tante lettere dell’alfabeto. Così, per fare l’esempio più noto, i deputati non sono l’on. e poi il cognome, come da noi; ma si scrive invece; Mr. Smith, M. P.; il signor Smith, membro del Parlamento. Soltanto alcuni deputati, dopo aver coperto alcune cariche, hanno il diritto di premettere al proprio cognome l’indicazione di The Honourable Mr. Smith, M. P. Ma sono onorevoli anche altri che non sono deputati. A nessuno, poi, nel discorso si dà dell’Eccellenza. Ed è notevole che gli inglesi, i quali sono scrupolosissimi nel far seguire sugli indirizzi, al cognome una filza di lettere dell’alfabeto o nel premettere i dovuti titoli di Sir e di Lord, nel discorrere non danno a nessuno del cavaliere o del commendatore, o del dottore, professore, ecc.; tutti sono sir, anche i semplici Mr., salvo quelli che sono lords, a cui si parla dicendo: my lord e cioè mio signore. La legalità cioè vuole che per iscritto si dia del sir soltanto a chi ha il diritto di avere, per nascita o per conferimento, questo titolo – e s’intende che questo diritto è conferito ad assai meno gente di quanti in Italia sono cavalieri -; ma la cortesia impone che nel discorso si dia del sir a tutti, anche ai facchini di piazza.

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