Opera Omnia Luigi Einaudi

Punti non precisati e punti da chiarire

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 29/11/1922

Punti non precisati e punti da chiarire

«Corriere della Sera», 29 novembre 1922

Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), vol. VI, Einaudi, Torino, 1963, pp. 970-972

 

 

 

Brevi osservazioni al programma finanziario riaffermato dall’on. De Stefani e alle dichiarazioni dell’on. Ciano sulla marina mercantile. Il ministro delle finanze ha dichiarato di voler tenere gran conto delle osservazioni che gli erano state mosse dai senatori che avevano preso la parola. A proposito della patrimoniale è arrivato sino a chiamarla «stupidissima»; il che è una espressione forte dal banco del governo. Egli si è affrettato tuttavia a recidere le speranze le quali potevano nascere dal tagliente giudizio, facendo riflettere che non si può abolire un’imposta la quale fu già riscattata del tutto da taluni contribuenti e da altri è stata pagata in misura diversissima. Il che è vero; ma non toglie che possano studiarsi avvedimenti i quali giovino, senza turbare l’equità relativa di trattamento fra contribuente e contribuente, a sbarazzare il terreno da questa che è veramente una pietra di inciampo alla riforma dell’ordinamento tributario.

 

 

Per tutto il resto, le idee del ministro delle finanze sono apparse temperate, sane e conformi ai dettami classici della scienza, a cui egli ha tenuto rendere omaggio. Su due punti soltanto le sue risposte non sono apparse compiute e rassicuranti. Il sen. Einaudi aveva insistito sulla necessità che il governo non si contentasse di usare dei pieni poteri che gli saranno concessi; ma dell’uso fatto, delle riforme ideate e decise, rendesse conto all’opinione pubblica in modo che innanzi allo spirare dei pieni poteri il pubblico fosse convinto intimamente della necessità e dell’utilità dei sacrifici chiestigli. Su questo punto, sull’importanza morale ed educativa di un’opera di propaganda e di persuasione, il ministro non ha detto nulla. Invece egli ha fatto qualche dichiarazione che non può accogliersi senza riserva intorno all’altro punto sollevato dal sen. Einaudi; quello della gravezza della nuova tariffa doganale protezionista, considerata come imposta privata. Egli ha bensì dichiarato che il governo era «tendenzialmente» liberista; ma sarebbe stato più interessante sapere quando la tendenza da potenziale avrebbe potuto diventare reale; e sarebbe piaciuto sentire quale giudizio il governo attuale dà di un provvedimento che aumentò il peso sul consumatore dell’85% in lire-oro e del 340% in lire-carta, e fu uno dei più brutti arbitrii dei governi passati. Egli si limitò a rassomigliare la tariffa doganale ad un soprabito che non si può togliere d’inverno. Similitudine nuova, la quale può andare a far compagnia a quelle molte figure retoriche che sino dai suoi tempi Bastiat brillantemente distruggeva con il suo sarcasmo. Nella bocca di un valoroso economista come il De Stefani, l’uso di tali figure retoriche non era immaginabile.

 

 

Riconosciamo però volentieri che egli riscosse anche su tali punti il consenso dell’assemblea e che non si può sempre pretendere da un ministro di andare in tutti i casi contro corrente. Nella politica tributaria propriamente detta il ministro delle finanze ha esposto concetti in cui egli merita di avere non solo consenziente, ma collaboratore efficace ed attivo il paese.

 

 

Parecchie buone cose ha detto l’on. Ciano, commiste ad alcune su cui il giudizio sarebbe per ora prematuro. I suoi propositi di venire in aiuto alla marina di linea transatlantica con opportune trattative rivolte a persuadere i governi esteri a non frapporre ostacoli alla nostra emigrazione, sono eccellenti; ed è augurabile abbiano successo. Così pure sono degni di lode i suoi affidamenti ripetuti di limitare alle comunicazioni fra il continente e le isole, e il continente e le colonie, le linee sovvenzionate; l’invito alle città ed ai porti di non lagnarsi se qualche approdo sarà abolito; la sua diffida ai cantieri navali di non voler dare ossigeno governativo a quelli di essi che menano vita artificiale.

 

 

Ma altri punti del discorso dell’on. Ciano meritano di essere chiariti. Che cosa è quell’«aiuto economico temporaneo» che egli promette alle linee di carattere commerciale? Il Ciano ha voluto usare questa denominazione invece di quella di «sovvenzioni», quasi a far rilevare una differenza fondamentale fra le due cose. Ma quale sia la differenza non si vede. Tutte le sovvenzioni sono un aiuto economico; e tutte sono temporanee. Dunque, oltre alle linee postali con le isole e con le colonie, si vogliono sovvenzionare anche le linee commerciali; ossia si vuol seguitare a fare ciò che fin qui è stato fatto. Del pari, egli ha annunciato per i cantieri navali provvedimenti transattivi per liquidare la presente situazione di fatto; ed un «indirizzo stabile» per un lunghissimo periodo di tempo. Frasi oscure che, tradotte in lire e centesimi, sembrano equivalere ai soliti premi e compensi. Il governo attuale ha abituato il pubblico a comunicati precisi sui suoi propositi. Abitudine utile e politicamente educativa. Se sui punti oscuri del suo programma l’on. Ciano vorrà esporre idee concrete, il giudizio della stampa potrà essere integrato e più conclusivo di oggi.

 

 

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