Opera Omnia Luigi Einaudi

Reprints of scarce works in economics pubblicati a cura della «London school of economics and political science»

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/06/1937

Reprints of scarce works in economics pubblicati a cura della «London school of economics and political science»

«Rivista di storia economica», giugno 1937, pp. 200-203

 

 

 

Siglato: «L.E.». A proposito di ALFRED MARSHALL Pure theorie of foreign trade and pure theory of domestic values (1870), 1930, rist. 1935, pp. 28-37; JOHN GRAY, A lecture on human happiness (1825), 1931, pp. 72-76; NASSAU WILLIAM SENIOR, Three lectures on the transmission of the precious metals from country to country, and the mercantile theory of wealth (1828), 1931, pp. 96; Id., Three lectures of the value of money (1840), 1931, pp. 84; Id. Three lectures on the cost of obtaining money and on some effects of private and government paper money (1830), 1931, pp. 103; JOHN FRANCIS BRAY, Labour’s wrongs and labour’s remedy; or, The age of might and the age of right (1839), 1931, pp. 218; SAMUEL BAILEY, A critical dissertation on the nature, measures and causes of value, chiefly in reference to the writings of Mr. Ricardo and his followers (1825), 1931, pp. XXVIII-258; SAMUEL MOUNTIFORT LONGFIELD, Lectures on political economy (1834), 1931, pp. 12/268; FLEEMING JENKIN, The graphic representation of the laws of supply and demand, and other essays on political economy (1868-1884), 1931, pp. 6/154; FRANCIS YSIDRO EDGEWORTH, Mathematical psychics. An essay on the application of mathematics to the moral sciences (1881), 1932, pp. 150; EUGEN VON BOHM BAWERK, Grundzuge der Theorie des wirtschaftlichen Guterwerts (1886), 1932, pp. 150; PHILIP H. WICKSTEED, Coordination of the laws of distribution (1894), 1932, pp. 60; FRANK WILLIAM TAUSSIG, Wages and capital (1896), con una nuova introduzione dell’Autore, 1932, rist. 1935, pp. IX-XVIII-352; ARTHUR YOUNG, Tours in England and Wales (1784/1798), 1932, pp. 336; KNUT WICKSELL, Uber Wert, Kapital und Rente (1893), 1933, pp. 143; FRANK H. KNIGHT, Risk, uncertainty and profit (1921), 1933, pp. XI-396; CARL MENGER, Grundsatze der Volkswirtschaftslehre (1871), con una nuova introduzione di F.A. von Hayek, 1934 (Opere di Carl Menger, vol. I), pp. XXXII-XI-286; Id., Untersuchungen uber die Methode der Socialwissenschaften und der politischen Oekonomie insbesondere (1883), 1933, pp. XXXII-292 (Opere di Carl Menger, vol. II); Id., Kleinere Schriften zur Methode und Geschichte der Volkswirtschaftslehre, 1935, pp. 292 (Opere di Carl Menger, vol. III); Id., Schriften uber Geldtheorie und Wahrungspolitik, 1936, pp. 332 (Opere di Carl Menger, vol. IV); DAVID HUTCHISON MACGREGOR, Industrial combinations (1906), 1935, pp. IV-252; ARTHUR CECIL PIGOU, Protective and preferential import duties (1906), 1935, pp. IV-132; THOMAS ROBERT MALTHUS, Principles of political economy (1836), 1936, pp. LIV-446.

 

 

REPRINTS OF SCARCE WORKS IN ECONOMICS

pubblicati a cura della «London school of economics and political science»

 

 

PRIMA SERIE:

 

1. ALFRED MARSHALL, Pure Theory of Foreign Trade and Pure Theory of Domestic Values. (1870) 1930, ristampa 1935; 28, 37 pp. 5s.

 

 

2. JOHN GRAY, A lecture of Human Happiness. (1852) 1931; 72, 16 pp. 5s .

 

 

3. NASSAU W. SENIOR, Three Lectures on the Transmission of the Precious Metals from country to country, and the Mercantile Theory of Wealth. (1828) 1931; 96 pp. 5s.

 

 

4. NASSAU W. SENIOR, Three Lectures on the Value of Money. (1840) 1931; 84 pp. 5s.

 

 

5. NASSAU W. SENIOR, Three Lectures on the Cost of Obtaining Money and on Some Effects of Private and Government Paper Money. (1830) 1931; 103 pp. 5s.

 

 

6. J. F. BRAY, Labour’s Wrongs and Labour’s Remedy; or, The Age of Might and the Age of Right. (1839) 1931; 218 pp. 7s. 6d.

 

 

7. SAMUEL BAILEY, A Critical Dissertation on the Nature, Measures, and Causes of Value; chiefly in reference to the writings of Mr. Ricardo and his followers. (1825) 1931; XXVIII, 258 pp. 7s. 6d.

 

 

8. MOUNTIFORT LONGFIELD, Lectures on Political Economy. (1834) 1931; 12, 268 pp. 7s. 6d.

 

 

9. FLEEMING JENKIN, The Graphic Representation of the Laws of Supply and Demand, and other Essays on Political Economy. (1868-1884) 1931; 6, 154 pp. 6s.

 

 

10. F. Y. EDGEWORTH, Mathematical Psychics. An essay on the Application of Mathematics to the Moral Sciences. (1881) 1932; 150 pp. 5s.

 

 

11. BÖHM-BAWERK, Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung. (1886) 1932; 150 pp. 5s.

 

 

12. PHILIP H. WICKSTEED, Co-ordination of the Laws of Distribution. (1894) 1932; 60 pp. 5s.

 

 

13. F. W. TAUSSIG, Wages and Capital. (1896), con una nuova introduzione dell’autore, 1932, ristampa 1935; IX, XVIII, 352 pp. 10s. 6d.

 

 

14. A. YOUNG, Tours in England and Wales. (1784-1798) 1932; 336 pp. 7s. 6d.

 

 

15. KNUT WICKSELL, Value,Capital and Rent. (1893) 1933; 143 pp. 6s.

 

 

16. FRANK H. KNIGHT, Ph. D., Risk, Uncertainty, and Profit. (1921) 1933; XI, 396 pp. 10s. 6d., legato in tutta tela 11s. 6d.

 

 

17. CARL MENGER, Geschichte der Volkswirtschaftslehre. (1871). Con una nuova introduzione di F. A. von Hayek, 1934; XXXII, XI, 286 pp. 10s. 6d. (Opere di Carl Menger, Vol. I).

 

 

18. CARL MENGER, Untersuchungen über die Methode der Sozialwissenschaften und der Politischen Oekonomie insbesondere. (1883) 1933; XXXII, 292 pp. 10s. 6d. (Opere di Carl Menger, Vol. II).

 

 

19. CARL MENGER, Kleinere Schriften zur Methode und Geschichte der Volkswirtschaftslehre. 1935; 292 pp. 10s. 6d. (Opere di Carl Menger, Vol. III).

 

 

20. CARL MENGER, Schriften über Geldtheorie und Währungspolitik. 1936; 352 pp. 10s. 6d. (Opere di Carl Menger, Vol. IV).

 

 

SECONDA SERIE:

 

1. D. H. MACGREGOR, Industrial Combinations. (1906), 1935; IV, 252 pp. 6s.

 

 

2. A. C. PIGOU, Protective and Preferential Import Duties. (1906), 1935; IV, 132 pp. 6s.

 

 

3. T. R. MALTHUS, Principles of Political Economy. (1836), 1936; LIV, 446 pp. 10s. 6d.

 

 

Do l’annuncio compiuto dei volumi apparsi nella prima serie, ora chiusa, e nella seconda serie, in corso di pubblicazione, delle «ristampe» di scritti pertinenti alla scienza economica, divenuti rari e per lo più irreperibili agli studiosi, iniziate dalla Scuola londinese di scienze economiche e politiche dell’università di Londra. I prezzi sono per volumi slegati nella prima serie e per volumi legati in tutta tela nella seconda serie. Il terzo volume della seconda serie (Malthus) è di produzione giapponese ed è anche il primo volume di una nuova serie di ristampe di libri rari iniziata dal circolo internazionale di economica di Tokio.

 

 

Tutti i volumi sono riprodotti con processi fotografici, i quali consentirono la vendita a prezzi insolitamente moderati per il mercato inglese e, naturalmente, di gran lunga inferiori, per qualche numero fino ad una quarantesima parte, a quelli correnti sul mercato antiquario. Trattandosi di scritti celebri nella storia delle dottrine economiche, non dirò nulla della sostanza di essi, limitandomi invece a classificarli in gruppi distinti per le ragioni della rarità e del pregio. Nell’elenco sono indicate già le date della pubblicazione originaria (tra parentesi) e quelle della ristampa.

 

 

I soli Viaggi in Inghilterra e Galles di Arturo Young (1784-1798) (n. 14) sono anteriori al secolo XIX. Essi non fanno doppio con i celebri Tours pubblicati separatamente dall’autore, fra cui importantissimi per la storia economica italiana i Tours in France and Italy del 1787-89, perché sono invece una scelta di altri rendiconti di viaggio sparpagliati nei 45 volumi degli Annals of Agriculture diretti dal maestro dei moderni economisti agrari.

 

 

Taluni nomi sono cari ai raffinati cultori delle origini delle teorie socialistiche: le Lezioni sulla felicità umana di John Gray del 1825 (n. 2), ed i Torti fatti al lavoro e il loro rimedio di J. F. Bray del 1839 (n. 6). Chi voglia sapere se qualcosa (l’intiero prodotto del lavoro al lavoro, i buoni di lavoro, il lavoro misura del lavoro ecc.) sia stato detto da qualcuno prima che da Marx, legga Gray e Bray.

 

 

Un gruppo è dei primi critici dei classici: la Dissertazione critica sulla natura, misura e causa del valore di Samuele Bailey (1825) (n. 7) e le Lezioni sull’economia politica di Mountifort Longfield (1834) (n. 8). Li riesumò lo Seligman in un celebre articolo su «alcuni economisti dimenticati», s’intende dimenticati a torto. L’analisi del Bailey sulla vanità delle ricerche sull’«essenza» delle cose economiche, le quali invece consistono in «rapporti» è straordinariamente fresca. A questo gruppo appartengono, nel pensiero di chi li ripubblica, anche i Principii di economia politica del Malthus (1836) (n. 3 della seconda serie). I critici di Malthus popolazionista occorre si rassegnino. Malthus oggi è ritornato di grandissima moda a Cambridge, semenzaio di economisti puri, non per ciò che dice sulla popolazione, che non interessa nessuno – s’intende nessun economista – ma per la polemica antiricardiana: teoria del valore, origine delle crisi, eccesso di produzione, sottodomanda per mala distribuzione, lavori pubblici. Per po’ si faccia, vedremo presto, nella penna di qualche tirocinante in teorie cambridgiane, Malthus diventare un precursore del New Deal, dell’economia programmata e del corporativismo.

 

 

Il gruppo più numeroso è dei classici e neo classici: primo ed ultimo ottocento, non senza qualche pausa a metà cammino. Al primo ottocento appartengono le memorande lezioni (nn. 3, 4, 5) di Senior (1828, 1830 e 1840) sulla trasmissione dei metalli preziosi, sul costo e sul valore della moneta; stanno a metà cammino (1864-84) i «saggi»di Fleeming Jenkin, fra i quali sovratutto suggestivi quelli sul riassorbimento degli operai disoccupati da invenzioni industriali (n. 9); e ci fanno giungere all’ultimo quarto dell’ottocento i due studi (n. 1), che in Italia, solo, aveva citato largamente Pantaleoni, di Marshall sul commercio estero e sui valori interni (1878), la Psichica matematica di Edgeworth (n. 10) (1881), la Coordinazione delle leggi della distribuzione del Wicksteed (n. 12) (1894); lo studio sul valore, sul capitale e sulla rendita del Wicksell (n. 15) (1894), ed i quattro volumi (nn. 17, 18, 19 e 20) delle opere di Carlo Menger (1871-93). Un recensente americano ha ricordato che gli economisti anglo-sassoni ammiravano tutti il Menger, ma nessuno l’aveva letto, sia per la difficoltà della lingua, sia per l’irreperibilità degli scritti. In Italia, grazie alla versione curata da Pantaleoni, si conoscevano i Principii, (n. 17); ma le altre opere erano una riserva di caccia per pochi e questi non la sfruttavano. Ormai lo studioso dei medesimi problemi non ha più scuse per non leggere Menger; e speriamo che la mancanza del pretesto faccia arrossire almeno coloro che chiacchierano di metodi e scopi della scienza economica.

 

 

Il gruppo più suggestivo, dal punto di vista librario, è l’ultimo. Ci sono i libri modernissimi o per lo meno venuti alla luce da non gran tempo: il Salario e capitale di Taussig (n. 13) del 1896; il Rischio, incertezza e profitto dello Knight (n. 16) del 1921; le Coalizioni industriali del Mcgregor (n. 1 della seconda serie) del 1906; i Dazi protettivi e preferenziali di importazione del Pigou (n. 2 della seconda serie) del 1906; dei quali improvvisamente ci si accorge essere giunto il momento dell’«esaurito». A certi libri non si dà importanza, perché trattano o paiono trattare di un problema particolare. Quando poi, vedendoli citati e discussi da scrittori che citano e discutono solo roba di gran marca, ci si incuriosisce, è troppo tardi. I fortunati o raffinati possessori non li mollano; ed occorre passi una generazione perché la morte li rimetta sul mercato. Perciò modificherei il consiglio di ritardare ad acquistare libri nuovi che diedi altra volta (in «La Riforma Sociale», 1935, n. 2 e di nuovo in Nuovi Saggi pag. 385), così: 1) acquistare subito il libro nuovo dell’autore che, per lettura fatta di libri precedenti, si è «direttamente» stati in grado di apprezzare; 2) acquistare pure subito il libro nuovo di autori, non noti per lettura diretta, quando il recensente dà affidamento di serio giudizio, già altra volta messo alla prova, ed il giudizio favorevole è ragionato; 3) acquistare immediatamente il libro nuovo, pure non apprezzabile per diretta lettura di libri precedenti dello stesso autore, quando il giudizio del recensente è contrario, ma dal riassunto si capisce che il libro è buono e il recensente è uno scemo od un partigiano voglioso di operare quello che una volta dicevasi «stroncatura» ed oggi chiamasi, non si sa perché, «attacco». Attendere l’attacco per acquistare il libro, è saggio criterio di condotta; s’intende, ove si sappia distinguere gli attacchi contro i mulini a vento da quelli contro le piazzeforti; 4) quando non soccorrano i tre criteri precedenti, ed esista qualche probabilità che il libro sia buono, instare perché l’acquisto sia fatto da una pubblica biblioteca e leggere prima di comperare. L’istanza è onesta, perché la pubblica biblioteca deve correre un certo rischio a vantaggio degli studiosi, e perché essa deve conservare anche una certa somma di roba mediocre o cattiva a titolo di documento storico del modo tenuto nel non pensare dalla gente che scrive; 5) quando finalmente non soccorra nessun altro criterio, lasciar trascorrere il tempo e veder quel che sornuota. Se di tempo se ne è lasciato correr troppo, augurare che una London School od un Tokio Economic Circle o un Istituto De Stefani, o certi professori Hollander, Einaudi ed Harsin si decidano all’opera meritoria – sia lecito autolodarsi, ma la parte mia è minima – di ripubblicare quel che è divenuto inaccessibile agli studiosi.

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