Opera Omnia Luigi Einaudi

Rivelazioni diplomatiche sull’alleanza franco-russa? (lettera telegrafica di un nostro collaboratore straordinario)

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 29/08/1897

Rivelazioni diplomatiche sull’alleanza franco-russa? (lettera telegrafica di un nostro collaboratore straordinario)

«La Stampa», 29 agosto 1897

 

 

 

Poiché l’alleanza franco-russa è un fatto ufficialmente annunziato all’Europa dal presidente della repubblica francese e confermato solennemente dallo tsar Nicolò II, credo di non mancare a nessun riguardo telegrafandovi lungamente quanto un personaggio, che occupa un altissimo posto al servizio di una nazione, che non è direttamente interessata né nella Triplice né nella nuova Duplice, mi confidava nel pomeriggio stesso in cui sulla nave ammiraglia Pothuau si compiva l’avvenimento politico più importante e più grave di conseguenze dal 1870 in poi.

 

 

Riassumere telegraficamente la lunga conversazione non è facile, poiché l’illustre uomo ha seguito passo passo la genesi della duplice alleanza, facendomi rivelazioni le quali, fino al momento in cui vi telegrafo, nessun giornale ha pubblicato. Per comprendere bene l’attuale avvenimento politico bisogna rifarci a qualche tempo addietro.

 

 

La triplice alleanza, mi disse il personaggio, ha sempre avuto, sin dalle sue origini, come è noto, uno scopo pacifico, e come tale non avrebbe dovuto creare suscettibilità né in Francia né altrove. Ma se ben si badi alle condizioni di politica internazionale nel momento in cui la Triplice fu conchiusa, si comprenderà facilmente come essa abbia potuto ferire direttamente la Francia e indirettamente la Russia.

 

 

Direttamente la Francia, perché essa ha capito di essere ridotta all’impotenza, ed ha intuito che tutte le conseguenze della campagna disastrosa del 1870 sarebbero esistite sempre perché ogni aspirazione di mutare lo statu quo avrebbe suscitato la repressione degli eserciti della Triplice. La Francia perciò non solo si sentì umiliata, ma impotente. La Russia, quantunque non direttamente toccata dalla Triplice, capì che questa era contraria in modo assoluto alla sua egemonia politica. Questa arrideva completamente alla Germania.

 

 

Perché non si è fatta prima la Duplice. Le minacce di Bismarck.

 

Dati questi coefficienti, la Duplice era un avvenimento fatale, prodotto dagli interessi delle due nazioni: un effetto della Triplice. Perché adunque solo oggi, dopo tanti anni, la Duplice è un fatto compiuto? Il merito di averla impedita spetta al genio di Bismarck. è inutile ripetere qui quanto egli stesso fece noto nelle famose rivelazioni diplomatiche.

 

 

Quello che non è noto si è l’audacia con cui Bismarck impedì la formazione della Duplice.

 

 

Stipulando la triplice alleanza, il grande cancelliere prevedeva la possibilità di una Duplice. E vegliava con mille occhi a che ciò non accadesse: tutti i suoi sforzi diplomatici nell’ultimo lustro della sua permanenza al Governo furono diretti a questo scopo. Ma venne il momento in cui gli sforzi diplomatici suoi si ruppero momentaneamente contro la forza delle cose. E fu nel 1888. I suoi fidi agenti l’avvertirono che nell’orizzonte politico francese e russo cominciava a designarsi in modo più concreto, che non sia una vaga speranza, la Duplice. Si noti che in questo tempo la Germania aveva una convenzione colla Russia, secondo cui se la prima fosse stata attaccata dalla Francia la Russia sarebbe rimasta neutrale, e lo stesso avrebbe fatto la Germania se la Russia fosse stata aggredita.

 

 

Si consideri bene questa convenzione; essa non poteva in modo assoluto impedire una duplice alleanza sulle basi di un reciproco aiuto fra la Francia e la Russia qualora una di esse fosse stata aggredita: una Duplice pacifica, ma una Duplice. Ma Bismarck, che non la voleva in modo assoluto, né difensiva, né offensiva, perché, ebbe occasione di dichiararlo in privato molte volte, si comincia in un modo e si finisce in un altro, ricorse alle minaccie più serie.

 

 

Il cancelliere ragionava così: la Russia non può e perciò non vuole per molti anni fare la guerra; essa è assolutamente impreparata. La Francia sola può volerla. Ebbene, piuttosto che un entente cordiale franco-russa, Bismarck fece capire a Parigi che avrebbe dichiarata la guerra alla Francia, certo della neutralità forzata della Russia.

 

 

Avrebbe cioè ripetuto, nelle identiche condizioni, un 1870. Bismarck si recò un giorno da Herbette, ambasciatore di Francia a Berlino, e gli disse queste testuali parole, rudemente: Fino a che io sarò cancelliere, non permetterò mai alla Francia di contrarre un’alleanza colla Russia. A qualunque costo non voglio essere fra due nemici. Herbette capì che in altri termini Bismarck era venuto per dire alla Francia o isolamento o guerra.

 

 

Fu allora che la diplomazia francese decise di non affrettare gli avvenimenti ed aspettare. E tutti i discorsi dei ministri degli esteri francesi accennano molto chiaramente a questa situazione.

 

 

Dopo la caduta di Bismarck si getta il «germe».

 

Il 19 marzo 1890 Bismarck è costretto a dare le dimissioni. La diplomazia francese ripiglia con lena il suo lavoro: a dicembre del 1890 le relazioni fra la Francia e la Russia erano già intime e cordiali, aiutando anche gli avvenimenti della penisola balcanica.

 

 

Alla fine del 1891 si annunzia ufficialmente l’invio della squadra francese a Kronstadt per salutare la squadra russa. Guglielmo II, Caprivi e Marschall nel dicembre 1891 hanno un lunghissimo colloquio su questo avvenimento di un’importanza sintomatica gravissima. né sovrano, né cancelliere osano assumersi la responsabilità di una guerra che soffochi il germe: nessuno ha l’audacia impetuosa e violenta di Bismarck; dopo una lunga discussione, che si rinnovò in molti colloqui, si prende una via di mezzo: si decide, cioè, uno straordinario aumento di spese militari, un aumento tale che renda possibile alla Germania resistere ad una guerra su due fronti, e si delibera inoltre un colloquio fra Guglielmo II e Francesco Giuseppe. Questo ha luogo il 3 di settembre, cioè appena un mese dopo l’arrivo a Kronstadt della squadra russa: è il noto colloquio di Schwarzehau, al quale assistettero anche Caprivi, Kalnoky e Reuss.

 

 

In questo colloquio si parlò esclusivamente della nuova Duplice, e, quantunque si sapesse che l’alleanza non era ancora firmata, si considerò la situazione europea come se fosse firmata, esistendo già essa nelle cose: perciò si insisté nell’aumento delle forze militari. È noto come la Germania abbia presentato il progetto militare, per fare approvare il quale fu giuocoforza sciogliere il Reichstag: l’Austria-Ungheria fece anche notevoli aumenti: solo l’Italia diminuì le spese militari, e più le avrebbe diminuite se non vi fosse stato l’intervento personale del Re, intervento che provocò la caduta del primo Ministero Rudinì. E ciò non perché ci sia nel trattato di alleanza clausola alcuna che obblighi l’alleato a contribuire con un numero fisso di soldati alla Triplice, ma perché ad Umberto parve non corretto diminuire le nostre forze, mentre gli alleati le aumentavano, e pour cause.

 

 

La Duplice si rafforza nella realtà poi nella forma

 

I rapporti fra la Francia e la Russia si fanno sempre più cordiali dal 1892 in poi; la morte di Alessandro III non muta politica; anzi Nicolò II l’accentua; è nella memoria di tutti la restituzione della visita per parte della flotta russa a Tolone, il viaggio dello tsar a Parigi. Inutile dire che la Francia dalla caduta di Bismarck non ha avuto altro scopo che di appoggiare sempre la politica della Russia: nell’Estremo Oriente le fu di prezioso aiuto.

 

 

Ma, malgrado tutte le dimostrazioni, i cancellieri predecessori del Murawiew non vollero mai mettere in iscritto quello che era nella realtà, parendo a loro che un’alleanza scritta non avrebbe in nulla giovato alla Russia, la quale sapeva di potere sempre far assegnamento sulla Francia. Per conto, questa nazione, che, a detta dei suoi ministri, aveva saputo perseverare, cominciava ad inquietarsi: il paese reclamava qualche cosa di più che una flirtation politica.

 

 

Il Gabinetto di Pietroburgo faceva orecchie da mercante, e l’avrebbe fatte ancora se i preparativi guerreschi della Grecia non avessero minacciato seriamente di mettere fra poco sul tappeto la questione d’Oriente.

 

 

Hanotaux, che è uno dei pochissimi uomini di Stato che vanti la Francia, prese la occasione al volo. Fece con molto tatto ed abilità sentire alla Russia che nella questione d’Oriente la Francia aveva interessi, tradizioni morali opposti agli interessi materiali della Russia, ma che anche di questi avrebbe fatto sacrifizio qualora la Russia, in compenso, si fosse decisa a porre la firma all’alleanza .

 

 

Non perché il Governo francese dubitasse della saldezza dei vincoli colla Russia, ma perché il Paese ed il Parlamento reclamavano questa soddisfazione morale: ed in prova di ciò Hanotaux citava articoli d’importanti giornali e riviste, nei quali si esprimeva molto chiaramente il malcontento per il contegno un po’ indeciso della Russia. Lo tsar mandò allora il nuovo cancelliere Murawiew a Parigi con assicurazioni formali: l’alleanza si sarebbe firmata entro l’anno. Murawiew, come è noto, fu a Parigi verso la fine di gennaio 1897. Lo scoppio delle ostilità greco-turche, l’eterna discussione sulla questione d’Oriente cementarono la promessa imperiale, perché la Francia fu in Oriente l’ancella della politica russa. Ieri finalmente lo tsar e Faure, Murawiew e Hanotaux hanno firmato il trattato di alleanza.

 

 

Il tenore e la durata dell’alleanza.

 

L’alleanza franco-russa, m’assicurò il mio interlocutore, è per sei anni: Essa scade contemporaneamente alla Triplice, cioè nel 1903. È di natura assolutamente difensiva.

 

La Russia si impegna di soccorrere la Francia qualora questa venga attaccata, e viceversa; la questione dell’Alsazia e della Lorena non è accennata.

 

 

La revanche non ha guadagnato nulla da questa alleanza. Il vantaggio immenso sia per la Francia che per la Russia consiste nell’avere tolta completamente alla Germania l’egemonia politica dell’Europa; ora i destini dell’Europa sono nelle mani della Russia, la quale segue in questi momenti la politica di Bismarck. Alleata con il maggior numero di Potenze: essa, firmando un’alleanza difensiva colla Francia, ha migliorato e si studia di migliorare i rapporti con tutte le Potenze; non è escluso che la Russia fra non molto firmi con qualche Potenza che fa parte della Triplice una convenzione simile a quella che la legò dal 1884 al 1890 colla Germania.

 

 

In ogni modo è convinzione profonda del mio interlocutore che dopo la proclamazione ufficiale dell’alleanza franco-russa, la Triplice sia ufficialmente scossa. Di fronte alla Duplice essa può avere una funzione opposta a quella per cui fu creata, cioè può rendere meno improbabile la guerra. La Triplice o è nelle circostanze politiche nelle quali fu creata da Bismarck, o non è più. Una Duplice forte di fronte ad una Triplice forte può essere pericolosa.

 

 

L’egemonia tedesca – Il ritiro di Marschall

 

Al Governo tedesco era noto che l’alleanza si sarebbe firmata: lo tsar lo lasciò chiaramente capire a Guglielmo II, assicurandolo però della natura pacifica di essa: quindi l’impressione di oggi non fu vivissima, ma profonda fu e rimane l’impressione ricevuta, quando si fu convinti della fatalità dell’alleanza.

 

 

E questa convinzione sicura data dal gennaio di quest’anno. Guglielmo II ne è impensierito perché è convinto che la Germania passa in seconda linea sullo scacchiere politico europeo: il ritiro del ministro degli esteri Marschall è causato da questo insuccesso della diplomazia tedesca. I fili fra Friedrichsruhe e Potsdam si sono nuovamente allacciati, ma è forse troppo tardi.

 

 

La Germania ha avuto con Bismarck l’egemonia politica indiscussa per venti anni: due mesi dopo il suo ritiro involontario l’astro tedesco volgeva all’occaso. Essa col suo forte esercito rimarrà un fattore importantissimo, ma non più ispiratrice e guida. In Oriente sorge l’astro russo che illumina, per riflesso, il tricolore francese.

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