Opera Omnia Luigi Einaudi

Sulla tendenza all’aumento del prezzo del grano

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 31/05/1909

Sulla tendenza all’aumento del prezzo del grano[1]

«Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali», 31 maggio 1909, pp. 261-262

 

 

 

Caro Collega,

 

 

Nell’articolo che citate nell’ultimo fascicolo della Rivista Popolare io avevo cercato di dimostrare:

 

 

1)    che i prezzi del grano i quali avevano avuto la tendenza a diminuire dal 1871 al 1894, avevano invece una tendenza al rialzo dal 1894 al 1908;

 

2)    che queste tendenze opposte potevano spiegarsi la prima coll’inizio della formidabile concorrenza delle vergini sterminate terre nord-americane e la seconda con la diminuita importanza degli Stati Uniti come paese esportatore.

 

3)    che i nuovi paesi, i quali si sostituiscono agli Stati Uniti nel compito di provveditori del crescente consumo mondiale, sono paesi a costi più alti;

 

4)    che quindi ora e finché le condizioni attuali non mutino (il corsivo è mio ed è dell’articolo del Corriere della Sera) la tendenza dei prezzi del grano è nelle grandi linee al sostegno e all’aumento.

 

 

Voi affermate che, con ciò, io faccio il profeta. Nulla mi spiace tanto come la mania del profetare e, se vi fossi incappato, ne chiederei moltissima venia.

 

 

Ma non mi pare davvero che io sia colpevole di profezia. Ho affermato soltanto che nelle condizioni attuali e finché queste non mutino la tendenza dei prezzi al rialzo. Ed ho aggiunto anzi: «Il che non vuol dire che l’aumento debba essere eterno ed indefinito. Sarebbe assurdo voler segnare dei confini all’attività inventiva dell’uomo, il quale potrà trovare in futuro nuovi mezzi di produrre cereali od alimenti a costi bassissimi. Se voi od altri mi indicherà quali siano i territori nuovi da sfruttare a prezzi bassi o i nuovi metodi di produzione granifera che possono far discendere i costi marginali io sono pronto a riconoscere che essendo mutate le condizioni, i prezzi non hanno una tendenza all’aumento ma potranno anche durevolmente, ribassare».

 

 

Nulla d’impossibile che l’Africa ci riservi qualche sorpresa e che il futuro abbia ad assistere a qualche nuova discesa di prezzi pari a quella culminata negli anni 1893/96. Ma per ora non se ne sa nulla.

 

 

Dal contesto della vostra critica sembra che io abbia affermato che nei nuovi paesi graniferi (Argentina, Canada, Russia ecc.), la produzione a costi crescenti non consentirà il ribasso dei prezzi al disotto di lire 25 al quintale. Ho invano scorso il mio articolo per leggere questa mia pretesa affermazione.

 

 

È vero che in un punto per spiegare la legge dei prezzi crescenti, parlo di un consumo di 900 milioni di quintali, di un costo minimo di 5 lire per il primo centinaio di milioni, di un costo marginale di 25 lire per l’ultimo centinaio per concludere che è quest’ultimo costo marginale di lire 25 quello a cui si livellano i prezzi. Ma è chiarissimo che quelle sono cifre ipotetiche. Invece di 900, 5,25 potevo scrivere benissimo 1000, 4,10 ed il ragionamento correva lo stesso. Io volevo dire che è il costo marginale quello che determina i prezzi. Ma che sia esso di 10 o di 15 o di 25 e la stessa cosa per la validità del ragionamento. Aggiungevo solo che questo corso marginale ha la tendenza a rialzarsi, come è manifesto dalla curva dei prezzi. Mai ho avuto la pretesa di fissare la cifra precisa del costo marginale.

 

 

Finalmente voi asserite che i prezzi del quinquennio 1900-1904 non sono in madia superiori a L. 17 al quintale ed aggiungete che i prezzi del 1906, 1907 e 1908 sono eccezionali e dovuti alla deficiente produzione mondiale in annate eccezionali. Quanto all’essere le ultime annate eccezionali, occorrerebbe una dimostrazione apposita; e bisognerebbe chiarir bene che cosa s’intenda per eccezionale. Come accade che, a cominciare dal 1898, gli anni eccezionali si moltiplicarono fin troppo? O non è da dubitare che essi divengano più frequenti semplicemente perché l’aumento del consumo è più rapido dell’aumento delle terre nuove messe a cultura a bassi costi? Quanto alla cifra isolata di lire 17 in media per quintali a Londra dal 1900 al 1904 non mi interessa. Io dicevo che dal 1894 in poi prezzi tendono all’aumento; e citavo cifre americane e italiane. Ho sott’occhio i prezzi dal 1886 (mi rincresce di non aver sottomano quelli precedenti) del Sauerbeck che si riferiscono all’Inghilterra e mi pare dicono la stessa cosa.

 

 

 

Prezzi in scellini per quarter

Numero indice, supponendo la media del decennio 1867-77 uguale a 100

del grano English gazette

del grano americano

grano inglese

grano americano

1886

31

35

57

62

7

32. 6

34

60

61

8

31.10

37

58

66

9

29. 9

35

55

63

90

31.11

35. 6

59

63

1

37

40

68

71

2

30. 3

33

56

59

3

26. 4

27. 6

48

50

4

22.10

23. 6

41

42

5

23. 1

25. 6

42

46

6

26. 2

29

48

52

7

30. 2

34. 6

55

62

8

34

37

62

66

9

25. 8

30

47

54

1900

26.11

31. 6

49

56

1

26. 9

30

49

54

2

28. 1

30. 6

52

54

3

26. 9

31

49

55

4

28. 4

33. 6

52

60

5

29. 8

34

55

61

6

28. 3

32. 6

52

58

7

30. 7

36

56

64

8

32

37. 6

59

67

 

 

Siamo ancor lontani dal livello altissimo raggiunto nel 1867-77, che fu il periodo di prezzi massimi del secolo passato, ma siamo del 50 per cento al disopra dei prezzi minimi toccati nel 1894.

 

 

Costruiscasi un grafico e l’andamento della curva risulterà evidentissimo. Concludere con queste cifre che la tendenza è verso il rialzo, finché le condizioni attuali non mutino, non mi sembra una profezia, ma una constatazione di fatto. Nessuno sa che cosa capiterà in futuro; ma le norme dell’azione presente e prossima non le possiamo ricavare fuorché dallo studio delle tendenze attuali. E sembrami che queste siano più favorevoli alla mia tesi, che è quella liberista che alla vostra protezionista.

 

 

Cordialmente vostro, Luigi Einaudi

 

 



[1] Risposta a Napoleone Colajanni in merito al dazio sul grano; la replica di Colajanni segue a p. 262.

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