Opera Omnia Luigi Einaudi

Un severo commento alla esposizione finanziaria

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 09/12/1897

Un severo commento alla esposizione finanziaria

«La Stampa», 9 dicembre 1897

 

 

 

L’Economist, la più riputata rivista londinese di finanza, pubblica nel suo ultimo numero un severo articolo sulla esposizione finanziaria del Luzzatti. Pur non condividendo tutte le opinioni manifestate dall’Economist, ci sembra opportuno darne un largo sunto, perché esse si scostano molto dal generale coro di approvazioni che ha salutato il discorso del ministro del tesoro. Questo discorso, secondo l’Economist, sarebbe stato più soddisfacente se fosse rimasto meno visionario.

 

 

Una troppo piccola parte del discorso fu consacrata alla esposizione del presente stato delle finanze, perché il ministro trovò un campo più allettatore nel costruire bilanci in anticipazione, nel predire grossi civanzi futuri e nel descrivere le riforme sociali ed economiche a cui questi potranno essere consacrati. Le sue previsioni si estendono fino al 1900, alla qual data il Luzzatti crede possibile sollevare tutte le piccole entrate dalle imposte. Senza dubbio il Luzzatti spera che questo disgravio sperato riempirà gli animi dei contribuenti di gratitudine verso il Ministero. Come spediente elettorale, la promessa di beneficii può essere efficace; ma per ogni altro scopo pratico essa è di valore quasi nullo.

 

 

Né il Luzzatti né altri può prevedere che cosa capiterà fra il giorno che corre ed il 1900; ed anche se l’andamento degli affari finanziari fosse così quieto come egli spera, il suo posto potrebbe essere occupato da un altro ministro, con diversi ideali e differenti sistemi. Per conseguenza, almeno riguardo agli stranieri che investono capitali, il diffondersi del ministro su riforme di là da venire per anni creerà probabilmente più diffidenza che fiducia.

 

 

Esso induce a ritenere che il Governo crede bensì eccessivi i gravami del popolo, ma non vede nessun mezzo immediato per renderli più lievi. I discorsi di riforme future molto probabilmente riescono a dimostrare solo che nessuna riforma, per quanto necessaria, è per ora possibile. Per questo motivo, qualunque sia l’effetto loro sulla nazione, i voli rettorici ed immaginosi del Luzzatti non possono sperare di produrre all’estero una favorevole impressione. Tanto meno l’impressione sarà favorevole quanto più leggera è la base dei fatti su cui sono basate le previsioni del Luzzatti.

 

 

I risultati ottenuti nel 1896-97 sono certo più soddisfacenti di quelli degli anni precedenti, tanto più che alle spese ferroviarie si fece fronte non con accensioni di debiti, ma con entrate effettive. La sostituzione di un piccolo avanzo ai deficit antichi è prova sicura di un progresso finanziario notevole, a cagione del quale devonsi mandare le più vive congratulazioni all’Italia. Ciò che non è affatto soddisfacente è che questi avanzi, invece di essere consacrati a riduzioni di imposte, siano assorbiti invece da spese straordinarie militari e navali. Il Luzzatti ha detto bensì di sperare nel 1898-1899 di poter ridurre la circolazione cartacea, diminuire il debito fluttuante e reprimere il movimento ascensionale delle pensioni. Ma si tratta sempre di cose in aria. Ciò che è necessario è di iniziare subito le promesse riforme, la cui urgenza è da tutti ammessa.

 

 

Può tornare forse aggradevole al ministro delle finanze di immaginare coll’occhio della mente i presenti piccoli crescenti nel futuro quasi automaticamente fino a raggiungere gigantesche somme. Ma noi sappiano che egli nel passato si è già compiaciuto in simili sogni, i quali non si sono poi realizzati.

 

 

L’Italia abbisogna non di un ministro che speri tutto dalla Provvidenza e si compiaccia a discorrere nel frattempo di possibili economie, ma di una persona che attenda vigorosamente al compito di metter termine allo spreco del pubblico denaro, a restringere le spese ed a provvedere che quando si ottengono dei civanzi essi non siano consumati, ma usati a ridurre le imposte ed alleggerire la mano del fisco.

 

 

Non si può dire che l’Italia abbia trovato un ministro di questo stampo nel Luzzatti. La parole del giornale londinese sono tanto più degne di meditazione in quanto sono ispirate ai concetti pratici e positivi che ispirano i finanzieri inglesi ed i quali hanno permesso lo splendido svolgimento del bilancio britannico.

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