Opera Omnia Luigi Einaudi

L’Italia e i trattati di commercio – III

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 16/09/1902

L’Italia e i trattati di commercio – III

«Critica Sociale», 16 settembre 1902, pp. 279-282

 

 

 

III

 

Il sistema doganale e le industrie manufattrici

 

(Continuazione)

 

2

 

Industria della lana

 

È un vivo esempio del mutamento dei tempi.

 

 

Nell’evo medio l’industria della lana fioriva in Italia, dando prodotti che, per finezza, varietà, durata e buon prezzo, non furono di poi mai più raggiunti, come dice a buon diritto Alfredo Doren in un suo dotto ed elegantissimo lavoro recente sull’industria dei pannilani in Firenze dal secolo XIV al XVI.

 

 

Ora, la storia della nostra industria laniera si riassume in un lamento continuo dei produttori, in un continuo grido al soccorso col solito mezzo della protezione doganale.

 

 

La materia prima si importa in buona parte dall’estero, essendosi ristretto di molto l’allevamento degli ovini in Italia, per molteplici ragioni che si riassumono nella concorrenza effettiva nel mercato della lana grezza dei paesi transoceanici, l’Australia, la Plata e la Colonia del Capo. Si è verificato qui un noto fenomeno. Nei paesi giovani a coltura estensiva, la pastorizia ha preso di colpo una grande importanza: essa invece si andò restringendo nei paesi vecchi mano mano che la spinta della popolazione e l’aumento dei capitali impegnavano tutti i terreni nella lavorazione dei prodotti intensivi. Nella stessa Italia si nota come l’estensione della pastorizia sia in ragione inversa dei progressi della coltivazione intensiva.

 

 

Secondo la Direzione di statistica, nel 1894 l’industria della lana occupava nel regno 27.408 lavoranti, dei quali addetti:

 

 

Alla sola filatura

2.496

Alla sola tessitura

4.689

Alla tessitura e filatura riunite

18.352

Alla fabbricazione della lana meccanica

1.421

 

 

Alla sola filatura era esercitata in 149 opifici, la sola tessitura in 103 opifici, la filatura e tessitura riunite in 192 stabilimenti. I telai meccanici erano 6507, di cui 6221 negli stabilimenti di filatura e tessitura riunite; quelli a mano 3760. I motori a vapore erano 134, quelli idraulici 463, della potenza rispettivamente di 5322 e di 10.540 cavalli dinamici. La fabbricazione della lana meccanica era esercitata in 35 stabilimenti, con 94 macchine sfilacciatrici, 40 motori e 14 caldaie a vapore.

 

 

Accanto alla lavorazione della lana fatta col sistema industriale, si deve aggiungere la tessitura casalinga, con 18.484 telai a mano.

 

 

Da queste poche e incompiute cifre risalta però subito il difetto principale di questa industria; la nessuna specializzazione del prodotto, causa massima della sua inferiorità di fronte alle industrie similari forestiere. La sua storia risulta però, meglio che da altro, da quella della protezione doganale e dal movimento commerciale dei suoi prodotti.

 

 

Sino all’attuazione della tariffa del 1878, erano ammesse all’entrata in Italia senza pagamento di gabella le lane naturali, tanto sudicie quanto lavate, le lane meccaniche e quelle cardate, pettinate e tinte. Il regime nuovo confermò, invece, l’esenzione per le sole lane sudicie e lavate e per i cascami e la borra di lana, attribuendo una difesa di 10 lire a quelle cardate, di 15 a quelle pettinate, e fissando un aumento di altre 10 lire qualora queste lane fossero tinte. Finalmente, per le lane meccaniche si fissò un dazio di lire 10 al quintale. Notisi che solo la Spagna, il Portogallo e la Russia domandano gabelle all’entrata delle lane naturali forastiere. Il diritto mitissimo, di cent. 30 il quintale, applicato dalla Svizzera non si può considerare come un dazio d’importazione. Ma l’Inghilterra, la Germania, l’Austria e il Belgio non tassano la materia prima, benché, tranne il Belgio, siano assai più forti produttrici di lana greggia che non l’Italia.

 

 

Passando ai filati di lana, la tariffa del 1878 fece 4 classi:

 

 

Filati di lana o di pelo semplici, greggi o imbianchiti

L. 50

Filati di lana semplici tinti

” 75

Filati di lana ritorti, greggi o imbianchiti

” 60

Filati di lana ritorti tinti

” 90

 

 

L’importazione dei filati, dopo questa tariffa, fu la seguente:

 

 

(Unità = un quintale)

 

 

Anni

Filati di lana semplici, greggi o imbianchiti

Filati di lana semplici, tinti

Filati di lana ritorti, greggi o imbianchiti

Filati di lana ritorti, tinti

Totale

1879

773

155

908

562

2398

1880

605

88

1198

553

2444

1881

735

146

1268

904

3053

1882

709

126

1831

1041

2707

1883

1069

191

1744

1191

2195

1884

1542

316

2819

1443

6120

1885

1978

501

2839

2703

8020

1886

1635

394

2355

1418

5408

 

 

Incredibili furono le querele dell’Associazione laniera contro questa tariffa: ad essa si imputarono tutti i danni della industria italiana. Essa dimenticava che la tariffa del 1878 aveva già fortemente innalzato gli antichi e semplicissimi dazi ad valorem.

 

 

Nel 1887 i dazi sui filati nelle varie nazioni erano i seguenti: la tariffa austro ungarica, mitissima, segnava: 20 lire per i filati greggi; 30 per i filati imbianchiti, tinti, stampati o ritorti. La tariffa tedesca era ancora più moderata: assegnava il diritti di L. 3,75 ai fili pettinati sodi di lana lucida, di lunghezza superiore ai 20 centimetri, non mista di altre materie tessili, quando son semplici, tinti o no, e doppi non tinti; il dazio era di L. 30 se doppi, tinti o ritorti a tre capi. Gli altri filati in Germania pagavano L. 20, se greggi semplici; 12,50, se greggi addoppiati; 15, se imbianchiti o tinti semplici; 30, se imbianchiti o tinti addoppiati, torti a tre o più capi.

 

 

La tariffa immensamente più complicata, specializzata e gravosa era la francese. Ora, per dimostrare le pretese dei lanaioli italiani, porremo questa tariffa a confronto con le loro domande; il quadro è un po’ lungo ma istruttivo.

 

 

 

Tariffa francese

Lire

Proposte della Associazione laniera italiana

Lire

Filati cardati greggi, fino a 10.000 metri

12

50

Idem, dai 10.000 m. in su

18/ 36

60/ 70

Filati cardati semplici imbianchiti, fino a 10.000

12

80

Idem, da 10.000 m. in su

18/ 36

90/100

Filati cardati semplici tinti, fino a 10.000 m.

37

80

Idem, da 10.000 m. in su

43/ 61

90/100

Filati di lana cardata greggi ritorti, fino a 10.000 metri

14,40

70

Idem, da 10.000 m. in su

21,60/43,20

80/ 90

Filati di lana cardata imbianchiti ritorti, fino a 10.000 metri

14,40

100

Idem, da 10.000 m. in su

26,60/43,20

110/120

Filati di lana cardata tinti ritorti, fino a 10.000 metri

39,40

100

Idem, da 10.000 m. in su

46,60/68,20

110/120

Filati di lana pettinati semplici greggi, fino a 10.000 metri

20

50

Idem, da 10.000 m. in su

20/ 80

60/100

Filati di lana pettinati semplici imbianchiti, fino a 10.000 metri

20

80

Idem, da 10.000 m. in su

20/ 80

90/130

Filati di lana pettinati semplici tinti, fino a 10.000 metri

45

80

Idem, da 10.000 m. in su

45/ 105

90/130

Filati di lana pettinati ritorti greggi, fino a 10.000 metri

24

70

Idem, da 10.000 m. in su

24/ 96

80/120

Filati di lana pettinata ritorti imbianchiti,fino a 10.000 metri

24

100

Idem, da 10.000 m. in su

24/ 96

110/150

Filati di lana pettinata ritorti tinti, fino a 10.000 metri

49

100

Idem, da 10.000 m. in su

49/121

110/150

 

 

Queste enormi pretese parvero eccessive persino all’on. Ellena, il quale, con la Commissione, propose una serie di dazi che, aumenti di 5 lire per voce dal Parlamento per accontentare in parte i lanaioli, divennero la tariffa del 1887:

 

 

 

greggi

imbianc.

tinti

greggi

imbianc.

tinti

Filati di lana cardata

Fino a 10.000 m. per kg

45

54

70

62

71

87

Più di 10.000 m. per kg

55

66

80

72

83

97

Filati di lana pettinata

Fino a 50.000 m. per kg

60

72

85

77

89

102

Più di 50.000 m. per kg

75

90

100

92

107

107

 

 

Onde si vede che, se le pretese dei produttori vennero di molto ridotte, rimase però una protezione che non ha nulla da invidiare a quella francese, la più alta d’Europa.

 

 

Quanto ai tessuti, la tariffa del 1878, benché assai più perfetta di quella uscita dal trattato con la Francia del 1863, portava ancora con sé il grave inconveniente di tassare alla medesima stregua tessuti di pregio molto diverso, favorendo maggiormente la produzione dei panni che domandavano minor costo di produzione. L’Austria distingueva i tessuti di lana pura in due classi. La Francia aveva accolto in tre casi il criterio del peso, cioè: per le stoffe da mobili, se più pesanti di 400 grammi per metro quadrato; per i drappi, le casimire e gli altri tessuti gualcati e tessuti rasi non gualcati, distribuiti in tre classi, fra i 400 e i 500 grammi: infine, per i tessuti di lana con catena di cotone, di cui erano state costituite 6 classi, da 200 grammi o meno a più di 700. La Germania aveva accettato il principio del peso per tutti i tessuti di lana, eccettuati gli scialli e i tappeti da pavimento. I panni e i tessuti erano ripartiti in due classi, secondo che pesavano 200 grammi e meno, o più di 200 grammi.

 

 

L’Associazione laniera chiese addirittura 5 classi, che la Giunta doganale ridusse a 3: prima classe, tessuti che pesano 200 grammi o meno; seconda, tessuti che pesano più di 200 grammi ma non più di 500; terza, tessuti che pesano più di 500 grammi.

 

 

Prima di passare alla misura dei dazi, diamo un prospetto della importazione dei tessuti di lana dal 1879 al 1886:

 

 

Anni

Tessuti di lana scardassata

Tessuti di lana scardassata colla catena di cotone

Tessuti di lana pettinata

Tessuti di lana pettinata colla catena di cotone

Totale

 

Quintali

1879

12.085

6.256

9.522

6.461

34.324

1880

13.940

9.946

9.982

6.193

40.061

1881

20.336

11.205

16.425

8.294

56.200

1882

16.021

7.840

15.621

7.397

46.879

1883

17.553

8.411

18.845

7.625

52.434

1884

19.468

11.368

22.999

7.655

61.490

1885

18.639

12.235

22.881

6.396

60.151

1886

7.756

4.009

15.943

3.714

31.424

 

 

Quanto all’altezza dei dazi sui tessuti, l’Associazione laniera face delle proposte che pure qui riassumiamo, confrontandole con la tariffa allora più specificata e gravosa, cioè la francese:

 

 

(Unità = un quintale)

 

 

 

Tariffa francese

Lire

Proposte della Associazione laniera

Lire

Tessuti di lana scardassata pura

106/140

165/245

Tessuti di lana scardassata con catena di cotone

35/140

165/245

Tessuti di lana pettinata pura

106/140

260/340

Tessuti di lana pettinata con catena di cotone

35/140

260/340

 

 

La Giunta doganale, pur non accogliendo siffatte proposte, presentò al Governo e alla Camera i dazi seguenti:

 

 

Lire per quintale

 

 

Tessuti di lana:

a) scardassata:

Primo del peso di 200 grammi e meno per mq.

180

Secondo di più di 200 ma non oltre 500

160

Terzo di più di 500

140

Quarto colla catena composta interamente di filati di cotone

100

b) pettinata:

Primo del peso di 200 grammi e meno per mq.

230

Secondo di più di 200 ma non più di 500

200

Terzo oltre 500 grammi

170

 

 

Impressionata da questa forte protezione, la stessa Giunta osservava: «non ci dissimuliamo che tali dazi, i quali generalmente battono intorno al 20 e più per cento del valore, possono spesso giungere nella loro applicazione a proporzione molto superiore e talora superare il 40 per cento. Cosa deplorevole, sopratutto quando si tratta di merce grossolana, destinata al consumo dei meno abbienti. Ma, pur troppo, per i tessuti di lana, o conviene lasciare indifesa l’industria, o è forza affrontare siffatto inconveniente».

 

 

Confrontando le due statistiche industriali del 1876 e del 1894, si vede che indubbiamente l’industria della lana compie un certo progresso. Difatti gli operai aumentarono di un quinto, la forza motrice a vapore quintuplicò e quella idraulica crebbe del 60 per cento. Il numero degli opifici diminuì, ma per un maggiore accentramento del lavoro in grandi stabilimenti. Anche la tessitura ebbe qualche progresso, specialmente per i tessuti cardati anche di qualche finezza.

 

 

Guardiamo, ora al movimento commerciale fino a tutto il 1892. Qui le cose appaiono meno belle: l’importazione rimane quasi stazionaria, l’esportazione, si può dire, nulla:

 

 

MERCI

1887

1888

1889

Importazione (Unità = un quintale)

Lane greggie e cascami

121.434

93.788

97.589

Filati di lana

9.180

9.767

10.013

Tessuti di lana

68.873

37.360

41.940

Pizzi e tulli di lana

22.500

10.735

4.914

Esportazione

Lane naturali o sudice

9.545

8.690

13.004

Tessuti di lana

2.547

2.661

2.632

 

 

MERCI

1890

1891

1892

Lane greggie e cascami

82.230

89.919

97.828

Filati di lana

11.450

9.821

10.028

Tessuti di lana

41.162

42.079

37.451

Pizzi e tulli di lana

4.409

9.587

18.691

Esportazione

Lane naturali o sudice

8.619

9.402

16.464

Tessuti di lana

2.096

2.131

2.027

 

 

Come si vede, l’importazione di lane grezze, dopo il 1887, decrebbe per poi restare a un livello costante. Siccome la produzione interna di lana non aumentò in quel periodo, è da argomentare che ne sia diminuito il consumo. E siccome altresì la importazione dei tessuti fu in decrescenza, intanto che l’industria paesana si sviluppava verso questa lavorazione, mentre l’importazione dei filati rimase constante, il fenomeno si può ricostruire così: con sacrifici gravissimi dei consumatori l’industria andò lentamente evolvendosi, mentre i prodotti più umili e di uso più largo diminuirono di consumo, non potendone le classi povere sopportare il prezzo. Il che trova una riprova nelle affermazioni dei cotonieri, i quali avvertono come il consumo del cotone sia aumentato in Italia, anche perché il popolo lo adottò come un sostituto delle stoffe di lana, divenute troppo care.

 

 

Ma tanto sacrificio, compiuto al solito sulla pelle dei più deboli, portò almeno un reale sollievo all’industria?

 

 

Ecco ciò che dicono i Commissari della Associazione laniera davanti alla R. Commissione del 1892:

 

 

Anzitutto, nel Palermitano, nella Valle del Liri, a Prato, a Terni e nell’Alta Italia, la tessitura lavora a prezzi rovinosi, causa l’insufficiente protezione. Fra le cause generali del malessere, i lanaioli notavano: la scarsità e il caro prezzo del danaro, la gravezza dei tributi, il costo del combustibile, la lentezza e il caro prezzo dei trasporti, la gravezza delle spese di assicurazione. Per ciò che riguarda particolarmente l’industria della lana, essi lamentavano altre due cause speciali di disagio: la nessuna divisione del lavoro e la pochissima specializzazione del prodotto. Erano gli stessi lamenti dell’inchiesta del 1872! Che ne avevano fatto, i lanaioli, di 14 anni di protezione?

 

 

Continuando, essi lamentavano ancora la mancanza di forti case commissionarie (anche a questo dovevano provvedere i consumatori!), e la nuova temibile forma di concorrenza, che si esercita con la crescente diffusione dei pacchi postali!

 

 

Inoltre, sempre secondo gli industriali, altre cause concorrevano a danno della industria italiana: prima fra tutte la scarsa protezione dei tessuti fini. Essi affermavano che, siccome questi tessuti si introducevano ancora in Italia, per difetto dei nostri ordinamenti alla produzione di tessuti di basso prezzo. E poiché la protezione si concentrava in questo genere, la concorrenza fra produttori interni distruggeva ogni benefizio del dazio di confine. Le conclusioni erano proprio quelle contrarie alla logica: aiutare ancora l’industria: primo mediante leggiere modificazioni della tariffa doganale; secondo stabilendo «che, per quanto riflette la voce lana, la tariffa generale, dopo modificata, sia irriducibile e che, in occasione di negozianti con le altre nazioni, la voce stessa rimanga costantemente svincolata e sotto l’impero unico della tariffa medesima».

 

 

Le leggiere modificazioni della tariffa 1887 consistevano nell’alzare di 25, 30 e 35 al quintale una protezione che colpiva già il prodotto dal 20 al 40% del suo valore!

 

 

Ed ecco come si difese la lana nei trattati del 1892:

 

 

Dazio italiano all’entrata delle lane austriache

 

 

(Unità = un quintale)

 

 

Lana pettinata non tinta

15

Fili di lana cardati

45/ 80

”  ”  ” ritorti

62/ 97

”  ” pettinati

60/100

”  ”  ” ritorti

77/117

Tessuti di lana:

a) cardati

140/185

b) pettinati

190/250

Tessuti di lana stampati diritto del tessuto più per ogni quintale

30

Tessuti di lana ricamati: oltre il diritto del tessuto

200/300

 

 

Vediamo ora il movimento commerciale della lana dopo il 1892:

 

 

Importazione (Unità = un quintale)

 

 

MERCI

PAESI

1893

1894

1895

Lana, cascami e borra di lana { Germania

18.915

24.127

19.921

{ Austria

8.485

7.690

7.882

{ Svizzera

Totale

11.041

12.533

11.670

Filati di lana { Germania

2.686

2.867

3.714

{ Svizzera

2.447

2.228

1.141

Totale

35.130

31.241

33.738

Tessuti di lana { Austria

1.860

2.189

1.882

{ Germania

11.385

10.219

11.133

{ Svizzera

1.017

1.140

959

Totale

191,28

272,06

449,98

Pizzi e tulli di lana { Germania

53,78

99,37

164,25

{ Svizzera

3,17

2,30

6,14

 

 

MERCI

PAESI

1896

1897

1898

Lana, cascami e borra di lana { Germania

20.532

21.214

14.401

{ Austria

9.532

10.036

10.727

{ Svizzera

10.091

8.807

4.493

Totale

8.886

8.884

7.344

Filati di lana

{ Germania

3.009

2.782

2.609

{ Svizzera

809

1.173

1.220

Totale

28.210

27.563

25.516

Tessuti di lana { Austria

1.712

1.765

1.601

  { Germania

10.437

10.514

9.852

  { Svizzera

586

471

514

Totale

130,41

36,08

31,87

Pizzi e tulli di lana { Germania

53,02

16,61

13,13

  { Svizzera

3,69

0,13

 

 

MERCI

PAESI

1899

1900

1901

Lana, cascami e borra di lana { Germania

23.772

15.915

17.701

{ Austria

11.447

10.814

10.974

{ Svizzera

6.687

5.286

6.585

Totale

4.902

3.928

3.275

Filati di lana

{ Germania

1.465

818

789

{ Svizzera

750

638

609

Totale

23.789

22.449

24.353

Tessuti di lana { Austria

1.303

1.518

1.658

  { Germania

9.345

8.203

9.085

  { Svizzera

561

892

1.138

Totale

46,44

40,75

16,19

Pizzi e tulli di lana { Germania

20,92

20,10

12,99

  { Svizzera

0,31

2,41

0,19

 

 

Esportazione

 

 

MERCI

PAESI

1893

1894

1895

  { Austria

985

1.879

2.212

  { Francia

2.784

2.470

2.032

Lane naturali o sudicie { Inghilterra

4.529

2.633

1.938

{ Svizzera

3.124

2.429

4.207

{ Altri paesi

747

11.576

12.106

   

12.109

20.897

22.495

Tessuti di lana { America C. e M.

1.508

1.844

1.098

{ Altri paesi

1.147

3.238 1.418

1.608

   

2.655

 

2.701

 

 

MERCI

PAESI

1896

1897

1898

  { Austria

804

742

695

  { Francia

5.708

1.799

2.822

Lane naturali o sudicie { Inghilterra

2.014

3.400

6.812

{ Svizzera

2.454

1.602

1.920

{ Altri paesi

9.091

4.815

4.799

Tessuti di lana { America C. e M.

20.071

12.358

17.048

{ Altri paesi

1.477

1.615

2.976

   

1.995

2.143

2.812

   

3.472

3.758

5.788

 

 

MERCI

PAESI

1899

1900

1901

  { Austria

416

763

951

  { Francia

8.676

2.464

969

Lane naturali o sudicie { Inghilterra

11.254

5.033

3.015

{ Svizzera

2.583

2.219

1.697

{ Altri paesi

3.881

3.430

4.287

Tessuti di lana  

26.810

13.909

9.476

{ America C. e M.

3.415

3.057

2.179

{ Altri paesi

3.728

3.083

3.486

   

7.243

6.140

5.665

 

 

Le quali cifre ci dicono: primo che la lana grezza è in continuo aumento, tale da compensare a usura la scemata produzione interna di questa materia prima; secondo che l’importazione dei filati di lana cardata è ormai cessata, esclusa dalla più che sufficiente produzione nazionale, mentre nell’ultimo sessennio va diminuendo anche quella della lana pettinata; terzo che l’importazione dei tessuti va pure man mano decrescendo.

 

 

Ciò dimostra un certo sviluppo della industria nazionale, sviluppo che ci è anche dimostrato da altri dati. Essa però, malgrado tutti i sacrifici, non è ancora in grado di soddisfare completamente al mercato interno, poiché l’importazione, per quanto ridotta, è pur sempre considerevole, mentre l’esportazione, è irrisoria.

 

 

Questa industria, come risulta eloquentemente da quanto abbiamo sin qui esposto, è un caso tipico della protezione intesa quale scopo a sé stessa. La immensa difesa del prodotto non ha valso che in minima parte a svegliare un fecondo spirito di attività e di iniziativa nei nostri industriali, ai quali tale difesa è stata appena utile per non fallire. Lo scarso incremento preso dall’industria in questi ultimi anni non può ritenersi tanto opera del dazio del 1887, quanto del generale risveglio che sembra aleggiare su tutta la vita economica italiana. Pare quindi doversi ormai incominciare a liquidare la pesante situazione, diminuendo la difesa specialmente pei generi meno fini, dove l’eccesso di protezione ha richiamato troppo capitale. L’ampliamento dei mercati ritornerebbe di utile agli stessi produttori, ora troppo numerosi rispetto al ristretto mercato nazionale. Si può quindi sostenere: primo l’abolizione assoluta del dazio su tutte le categorie dei filati; seconda la riduzione dal 70 al 30% dei dazi sui tessuti. (Continua)

 

 

ATTILIO CABIATI e LUIGI EINAUDI

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