Opera Omnia Luigi Einaudi

Per la ricostruzione del «sistema» di Law

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/03/1937

Per la ricostruzione del «sistema» di Law

«Rivista di storia economica», marzo 1937, pp. 62-64

 

 

 

Paul Harsin – Johni Law. Œuvrés Complètes, publiées par la première fois. In ottavo grande, Tome primo, pp. LXXXVIII, 2 c.s.n., primo fcsm., pp. 222; secondo, 2 c.s.n., pp. 328; terzo, 2 c.s.n., pp. 432. Paris, Librairie du Recueil Sirey, 1934. S.i.p. Id. Id. – Dutot. Riflexions politiques sur les finances et le commerce. Edition intégrale publiée pour la première fois. In ottavo grande. Tome primo, pp. LVI – 300, nona tavole; secondo, 2 c. s. n., pp. 322, 1 c. s. n. Paris, Librarie E. Droz, 1935. S. i. p.

 

 

John Law, il «sistema», la compagnia delle Indie, la rue Quincampoix, i «Mississipiens» sono parole divenute quasi antonomastiche per significare speculazione inflazione monetaria arricchimenti e rovine; ed hanno fatto spesso dimenticare che l’autore del sistema era un teorico di vaglia, un ingegno fertilissimo, forse più che in spedienti concreti, in concezioni astratte brillanti, spesso corrette e più spesso ancora anticipatrici. Ma le edizioni che degli scritti di lui ci avevano dato nel 1790 il generale de Semovente e, riproducendo questa, nel 1843 il Daire nella Collection des principaux economistes del Guillaumin, erano, comecché meritorie, specie la prima, incompiute e non di rado scorrette.

 

 

Che non tutto fosse noto ce lo avevano detto Domenico Perrero e Giuseppe Prato pubblicando nelle Curiosità e ricerche di storia subalpina (1875) e nelle Memorie della Accademia delle scienze di Torino (1914) alcune memorie presentate dal Law a Vittorio Amedeo secondo nel 1711 e nel 1712; e K. F. Mann nel 1913 dando in luce altre memorie contenute nei fondi parigini. Ma era riservato a Paul Harsin, il quale, mentre attendeva agli studi fondamentali su Doctrines monétaires et financières (1928) e su Crédit public et Banque d’Etat en France du seizième au dix – huitième siècle (1933), già si era cimentato col problema nell’ora ripudiato Etude critique sur la bibliographie des œuvres de Law (1928), il merito di una edizione critica di Law.

 

 

Non si leggono senza emozione le 88 pagine dell’introduzione di Harsin: viaggi e ricerche ripetute a Parigi dove si trovano i fondi maggiori dei manoscritti di Law nella Bibliothèque nationale, nelle Archives nationales, nella Bibliothèque de l’Arsenal, nella Bibliothèque Mazarine, nelle Archives du ministère des affaires étrangères (Quai d’Orsay), a Bruxelles (Bibliothèque royale), a Chartres (Bibliothèque municipale), ad Aix (Bibliothèque Mejanes); confronti fra i tre o cinque o sette o più esemplari dello stesso scritto, tutti l’uno dall’altro differente e collocati in luoghi diversi; ragionamenti sulla forma, sul contenuto e su indizi talora tenuissimi per stabilire la effettiva attribuzione a Law di questo o di quello scritto; e, mancando quasi sempre l’autografo, la derivazione dei diversi esemplari da un comune archetipo e l’indagine delle ragioni per le quali una memoria fu probabilmente attribuita dal Law, invece che a se stesso, a qualcuno dei suoi segretari od amici.

 

 

A cosiffatte fatiche, di cui si compiacciono i filologi, repugnano per lo più gli economisti, sicché dei testi da questi editi, anche di scrittori del diciannovesimo secolo, raramente ci si può fidare. Se non fossi sovratutto persuaso della urgenza di abolire qualunque richiesta di dottorati, libere docenze, documenti, tessei e, certificati di cittadinanza e di carriera ai concorrenti alle cattedre universitarie, dire che a quelli i quali aspirano a salire sulle prematuramente moltiplicantisi cattedre di storia economica o delle dottrine o degli istituti economici dovrebbe essere richiesto un certificato di pratica archivistica e filologica rilasciato, sotto la sua personale responsabilità, da qualche reputato archivista o filologo.

 

 

L’Harsin, essendo maestro in queste fatiche, insiste nel segnalare la possibilità che altri, più fortunato di lui, aggiunga nuovi scritti a quelli da lui identificati, rintracci lezioni più perfette di quelle sue e scopra le fonti ignote dell’edizione di Senovert. Se l’evento non si può escludere del tutto, si deve tuttavia fin d’ora affermare che la sua rimarrà per lunghi anni l’edizione alla quale unicamente gli studiosi dovranno attenersi, abbandonando, sotto pena di scomunica massima, le precedenti.

 

 

Se Harsin ci ha così offerto scritti di Law rimasti sinora ignoti od attribuiti ad altri e non stampati, ha raddoppiato addirittura la nostra conoscenza di Dutot. Chi fosse Dutot, come egli si chiamasse con precisione (il nome di Charles de Ferrare Dutot gli è dato da Roger Picard non si sa su quale fondamento), tra quali date sia corsa la sua vita, è assai incerto. Pare probabile che egli sia stato cassiere della Compagnia delle Indie ed è solo certo che nel 1735 pubblicò tre lettere, nel 1736 alcuni capitoli e finalmente nel 1738 le Réflexions politiques sur les finances et le commerce in risposta all ‘Essai politique sur le commerce che Melon, primo segretario e uomo di fiducia di Law, aveva dato alla luce nel 1736. Seguace di Law anch’egli, Dutot si discosta da Melon per la critica serrata contro le svalutazioni (augmentations) monetarie e per la difesa più rigorosa del «sistema» contro i nemici che nel 1721 avevano avuto il sopravvento su Law.

 

 

Uno dei finanzieri che, prima e dopo il «sistema», ebbero gran parte nel governare le cose economiche della Francia, Joseph Paris – Duverney, uno dei quattro fratelli della dinastia dei Paris, aveva replicato a Dutot con due volumi, scritti in collaborazione con Francois Deschamps, pubblicati nel 1740 col titolo Examen du livre intitulé Réflexions politique sur les finances et le commerce. Dopo l’abbruciamento compiuto nel 1722 sulla pubblica piazza di tutti i documenti originali della gestione di Law, sia riguardo alla Banca che alla Compagnia delle Indie, l’ultima parola nella grande polemica fra i difensori (Melon, Dutot, Du Hautchamp) e gli accusatori (Paris Duverney) di Law era così rimasta a questi ultimi. I fratelli Paris erano infatti gli autori del visa, che aveva sottoposto a revisione e consacrato la rovina del «sistema». Ecco ora Harsin scoprire – e la parola «scoperta» non è fuor di luogo, sebbene il manoscritto fosse catalogato nel tomo quarto (a stampa) del Catalogue des manuscrits de l’Arsenal; ma nessuno dei tanti studiosi della finanza del settecento aveva letto con attenzione – nella Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi certe Réflexions politiques sur les finances et le commerce. Tome terzo, dans lequel on repond à l’examen des deux premiers volumes.

 

 

Era evidente, per chi sapesse leggere, che ci si trovava dinnanzi alla continuazione dell’opera del Dutot, la quale si intitolava appunto Reflexions politiques sur les finances et le commerce ed era composta di due volumi; ed era chiaro altresì che si trattava di un terzo tomo, scritto in controreplica all’Examen del Paris Duverney. Era «evidente» ed era «chiaro»; ma sta di fatto che a nessun era balenata la correlazione tra i noti scritti di Dutot e di Paris – Duverney ed il manoscritto n. 4059 della biblioteca dell’arsenale. Paul Harsin dubitò subito, lesse e vide che in verità si trattava della replica scritta di getto dal Dutot contro la critica del suo libro.

 

 

Perché la replica sia rimasta inedita nel secolo diciottesimo, quando il pubblico acquistava avidamente tutto ciò che si riferiva al grande sperimento di Law, quando anche in Italia i libri di Melon e Dutot venivano tradotti nel 1754 a Venezia da Gerolamo Costantini (Delle monete, controversie agitate tra due celebri scrittori oltramontani, i signori Melon e Dutot) e questi largamente sunteggiava nell’introduzione l’Examen del Paris Duverney, l’Harsin non può dire; limitandosi a congetturare che la morte del Dutot sopravvenuta forse nel 1742 subito dopo egli aveva posto l’ultima mano alla revisione della sua controreplica, ne abbia impedito la pubblicazione. Preservato nella biblioteca dei marchesi d’Argenson e poi di Paulmy, il manoscritto fece parte del primo fondo della biblioteca dell’arsenale, dove l’Harsin lo scoperse.

 

 

La scoperta meritava di essere fatta. Oltre alla mole, che raddoppia le originali Reflexions, la controreplica di Dutot sottopone a revisione critica di un contemporaneo, conoscitore dei fatti, per averli in parte vissuti, le accuse di Paris Duverney contro il sistema di Law e l’apologia dell’operato dei liquidatori fratelli Paris. Mancava, nel grande dibattito, la conclusione di una delle parti; ed ora l’abbiamo. La replica è ricca di fatti e di dati, elaborati scientificamente.

 

 

Dutot elabora, ad esempio, pei tre anni 1724, 1725 e 1726 medie annue dei prezzi del frumento, del pane bianco di Parigi, delle uova, del porco fresco, delle candele, del burro, allo scopo di studiare se la rivalutazione della moneta, voluta dagli avversari di Law, abbia fruttato una diminuzione proporzionale dei prezzi e conclude negativamente. La ricerca pare in tutto simile, a quelle che, oggi condussero a conclusioni non dissimili. La figura di Law esce innalzata dall’opera ora riesumata di Dutot. Può darsi che poco sia mancato al successo della sua impresa; quel poco che sempre manca a convertire le grandi sconfitte ,della storia in meravigliose vittorie.

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